Domenica 13 novembre 2022 - Torino, Allianz Stadium - Juventus-Lazio 3-0

Da LazioWiki.

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13 novembre 2022 – Torino, Allianz Stadium - Campionato di Serie A, XV giornata - inizio ore 20.45


JUVENTUS: Szczesny, Gatti, Bremer, Danilo, Cuadrado, Locatelli (84' Paredes), Rabiot, Fagioli, Kostic (64' Chiesa), Kean (62' Di Maria), Milik. A disposizione: Pinsoglio, Scaglia, Bonucci, Rugani, Barbieri, Miretti, Soulè. Allenatore: Allegri.

LAZIO: Provedel, Hysaj (69' Gila), Casale, Romagnoli, Marusic, Milinkovic (77' Marcos Antonio), Cataldi (58' Vecino), Basic (58' Luis Alberto), Romero (69' Cancellieri), Felipe Anderson, Pedro. A disposizione: Maximiano, Adamonis, Radu, Kamenovic, Bertini. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Bindoni e Tegoni - Quarto uomo Sig. Cosso - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Paganessi.

Marcatori: 43' Kean, 54' Kean, 90' Milik.

Note: ammonito al 25' Gatti, al 27' Bremer ed al 28' Milinkovic tutti per gioco falloso. Angoli 2-6. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 38.729 per un incasso di Euro 2.528.155,00.


Marcos Antonio
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Toma Basic
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Pedro in azione
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Nicolò Casale
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Luka Romero
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Elseid Hysaj
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Matias Vecino e Matteo Cancellieri
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Sergej Milinkovic-Savic
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Adam Marusic
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Alessio Romagnoli
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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: "Juve, il salto triplo. Travolge e scavalca la Lazio, sale al terzo posto, sembra trasformata. Kean scatenato: due volte a segno. Chiude Milik su assist di Chiesa. Sesta vittoria consecutiva per Allegri, che va alla sosta con dieci punti di distacco dal Napoli. La squadra di Sarri, con tante assenze, raggiunta dall’Inter".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: È tornata la Juve di Allegri. Una palombella Champions e un gol da vero centravanti. Kean, con una doppietta d’autore, e Milik hanno schiantato la Lazio, esausta, senza attacco e un vero ricambio di Immobile. Significativo l’abbraccio di Max al nuovo Moise, rivitalizzato e trasformato: l’ex Psg gli ha permesso di spianare la strada verso il sesto successo di fila e chiudere la prima parte del campionato, balzando al terzo posto. Signora in decollo e vittoria pesantissima, non solo in termini di classifica. Ha ritrovato la fisionomia e le caratteristiche tradizionali. Solidità e difesa blindata, indovinando la strategia per mettere sotto la Lazio. Palla lunga, ripartenze e cambi di gioco per eludere la difesa orientata di Sarri. Tu giochi, io segno. Massimo godimento per Max. I primi due gol sono nati rubando palla a Milinkovic e Cataldi. Modo migliore per arrivare alla pausa, recuperando anche Chiesa, non poteva esserci. La Lazio non esce ridimensionata: può essere una sconfitta brutta solo non calcolando i limiti della rosa. È arrivata a Torino svuotata e con assenze non rimediabili. Troppo concedere Immobile, Zaccagni e Lazzari, con Luis Alberto in panchina, un baby come Romero all’esordio da titolare, più Felipe e Pedro al minimo e Milinkovic stralunato. La partita di Sarri, discreta per 43 minuti, è finita con il primo gol concesso a Kean. Quando vai sotto, senza attaccanti è impossibile riprenderla. Non sempre riescono i capolavori di astuzia e di corto muso come era accaduto con Roma e Monza.

Possesso. La pressione iniziale della Juve aveva creato qualche imbarazzo al giro palla arretrato solo all’inizio. Cuadrado e soprattutto Kostic godevano di eccessiva libertà. Il serbo riusciva a farsi trovare smarcato in un triangolo in cui nessuno tra Hysaj, Romero e Milinkovic accorciava la marcatura. La Lazio, però, non ha sbandato e un po’ alla volta è cresciuta, sfilando ai bianconeri il controllo. Ottimo palleggio, superiore al 60% all’intervallo, e poche apprensioni, anzi nessuna, dietro. Mancavano l’invenzione e la profondità negli ultimi trenta metri. Sarri non stava pagando solo il nuovo ko di Immobile. Felipe, esausto, era accerchiato da Gatti (brutto giallo), Bremer e Danilo. Almeno Romero era entrato bene, dimostrando personalità. Niente di decisivo, ma riusciva a tenere il pallone, lo giocava con precisione, senza paura. A sinistra, invece, Pedro è scappato una sola volta, quando ha costretto Bremer al giallo.

Doppio errore. Subito dopo Massa ha sventolato il cartellino per Milinkovic e forse ha avuto un peso quando il serbo, già ammonito, si è allungato la palla e se l’è fatta togliere, evitando il contrasto, da Rabiot. Bravo il francese ad alzare lo sguardo e servire subito in profondità Kean, scattato con i tempi giusti. Casale e Romagnoli stavano salendo. Hysaj era alto. Troppo fuori dai pali Provedel. Kean lo ha visto e lo ha scavalcato con un pallonetto. Juve in vantaggio. La rabbia di Sarri: beffato quando lo 0-0 a un soffio dall’intervallo sembrava scritto. Errore fatale, perché ha piegato la partita a favore dei bianconeri, più scaltri, superiori dal punto di vista fisico, nelle condizioni ideali per colpire di nuovo nella ripresa. Il campo si è aperto e così è arrivato il raddoppio di Kean. Altra palla persa. Milik l’ha soffiata a Cataldi, Locatelli ha rovesciato a sinistra per Kostic, liberissimo. Provedel si è allungato, ma Kean ha messo dentro a porta vuota.

Tripletta. Sotto di due gol, Sarri ha sganciato Vecino e Luis Alberto. Niente da fare. La Lazio, ormai, era fuori dalla partita. Allegri ha risposto inserendo Di Maria per Kean e Chiesa al posto di Kostic, che aveva chiesto il cambio. Federico si è piazzato largo, quinto a sinistra, dimostrando di aver ritrovato il solito spunto. Scatto e cross per il 3-0 di Milik. L’argentino ha incantato con un paio di allunghi buoni per completare il rodaggio verso il Qatar. Milinkovic, invece, ci arriverà con qualche apprensione. Botta alla tibia e cambio con Marcos Antonio. Uscendo, ha raccolto gli applausi dell’Allianz. L’avviso a Lotito e Sarri per gennaio.


Il Messaggero titola: "Lazio, ti fermi sul più bello. Sorpasso Juve. Privo di tanti titolari, Sarri comunque se la gioca. Doppietta di Kean, poi Milik. Milinkovic non trascina. Bianconeri alla 6a vittoria consecutiva: ora sono terzi".

Prosegue il quotidiano romano: Riconosciamo pure il fegato della Lazio, ma alla fine è spappolato. L’audacia di Sarri viene schiacciata da una Juve tritatutto, rilanciata a grandi falcate verso il terzo posto. Eccolo il sorpasso consumatosi prima del mondiale d’inverno. Ad Allegri non è mai interessato il mezzo, conta il risultato: sei vittorie consecutive in campionato, difendendo meglio di chiunque altro e approfittando del minimo sbaglio. Stavolta ci pensa il promesso sposo Milinkovic a fargli il primo regalo anticipato sotto l’albero: Sergej ormai ha la testa in Qatar e viene addirittura sostituito, quasi un quarto d’ora prima del gong. Orfani oltretutto di Lazzari, Zaccagni e Ciro, i biancocelesti reagiscono a singhiozzo, e alla fine piombano nel terzo ko. A gennaio guai a ritrovarsi in una simile emergenza a Formello, ignorando ancora le vie infinite del mercato.

Scelta. Nel derby e contro il Monza, Sarri era stato più stratega. Stavolta decide di osare, di giocarsi tutto, affrontando la Juve da Lazio con quel "poco" che gli passa il convento. Concede dall’inizio un doppio premio al merito. Nell’undici titolare c’è Basic – in ballottaggio sino all’ultimo con Vecino – ma soprattutto c’è l’esordio dell’enfant prodige Luka Romero, eroe contro il Monza e con il rinnovo già nel cassetto. Un messaggio a tutto il gruppo, un segnale di coraggio ripagato in campo proprio dalla personalità del baby d’oro. Tutta la Lazio ce l’ha in principio, palleggia e gioca un bel calcio. Ma Allegri invece crea un muro umano, con Locatelli in mezzo, ai fianchi Fagioli e Rabiot, Cuadrado e Kostic a occupare qualunque spazio in terra e in cielo. La Juve costruisce una sorta di trappola allo Stadium e può far male in qualunque momento con il lancio lungo. Ci prova subito, prima con Keane poi con Milik a fil d’incrocio. La partita diventa complessa per la Lazio, che insiste sulla pulizia di palleggio, ma non esce mai dall’imbuto né con i guizzi di Felipe Anderson né con un arcobaleno dalla distanza di Pedro. Alla fine Cataldi è onnipresente e mura ancora Milik a un passo dal gol. All’arbitro Massa prude invece la mano e inizia a estrarre un cartellino dietro l’altro: dopo Gatti e Bremer, Milinkovic si becca il giallo. Qui Sergej comincia ad andare al trotto ed è pure sbadato: perde un contrasto rovinoso sulla trequarti con Rabiot, che lancia Kean e coglie Casale e Romagnoli in contro tempo. Provedel esce male, a corpo nudo, a metà disarmato: l’attaccante bianconero lo supera con un agevole pallonetto.

Capitombolo. Ivan torna grande e si riscatta con una parata bassa su Milik a inizio secondo tempo. È solo un abbaglio perché capitombola di nuovo pochi minuti dopo, si scioglie a rallentatore su un volo basso. Ma bisogna tornare indietro a un altro contrasto: stavolta lo vince Milik con Cataldi, Locatelli libera Kostic per il siluro. Provedel respinge sui piedi di Kean per il raddoppio bianconero. La Juve è arrembante, si sente forte di ogni duello vinto. La Lazio invece cade nello sconforto e non bastano le accelerate di Pedro a risollevare il morale e l’andamento. Sarri allora inserisce Luis Alberto, in regia Vecino gli fa la guardia del corpo. Proprio sui piedi del Mago capita il rimpallo che può riaprire l’incontro ma, alla prima parata, Szczesny è attento. La Juve controlla il match sino alla fine con la testa e con il fisico, non c’è nessuna chance di ribaltare il risultato. Contano poco, quasi sul gong, la traversa di Vecino e il sette sfiorato da Felipe Anderson. Perché Milik alla fine trova persino la gloria personale con il tap-in sull’assist del subentrato Chiesa dal fondo. Lo Stadium irride Sarri dagli spalti ("Maurizio salta con noi") perché si gode la nona sconfitta dell’ex tecnico contro Allegri, di nuovo in Paradiso con il sorpasso e la miglior difesa di ferro.


Il Tempo titola: "Mezza Lazio non basta. Doppio Kean e Milik: la differenza sono le punte che Sarri non ha. Allegri centra la 6a vittoria di seguito senza subire gol ed è terzo. La Serie A riparte il 4 gennaio. Si chiude il 2022, biancocelesti stanchi e senza tanti titolari subiscono il terzo ko in campionato".

Prosegue il quotidiano romano: La Juve si lancia all’inseguimento del Napoli, batte la lazio sfruttando gli errori della difesa di Sarri e conquista la sesta vittoria consecutiva senza subire gol (ora è terza). Una doppietta di Kean e il sigillo di Milik condannano i biancocelesti al terzo ko in campionato, troppo stanchi per opporre resistenza, infilati dal contropiede bianconero alla vigilia di una sosta che, per quanto visto all’Allianz Stadium, arriva al momento giusto per ritrovare brillantezza e titolari pesanti per il gioco sarriano. Allegri senza Pogba, Vlahovic, Mckennie e De Sciglio ma recupera Locatelli, Cuadrado, Chiesa e DiMaria. Solito 3-5-2 con Milik e Kean terminali offensivi e fiducia al giovane Fagioli in mezzo al campo. Sarri non ha molte scelte, sono rimasti a casa tre titolari pesanti, Lazzari, Zaccagni, Milinkovic, in più Patric alza bandiera bianca. In pratica i punti di forza sulle due fasce sono davanti al divano per colpa dello stesso infortunio al polpaccio. Hysaj si prende la fascia destra per il resto conferme per Casale, Romagnoli e Marusic. A centrocampo terzetto Milinkovic-Cataldi-Basic (preferito a Vecino in odore di mondiali con l’Uruguay), in attacco con Anderson e Pedro il tecnico biancoceleste schiera il baby Romero dopo il gol al Monza.

Si parte e il primo squillo è della Juve con Fagioli che fa venire i brividi a Provedel bravo a bloccare la conclusione dal limite. la Lazio palleggia nella metà campo della Juve, i padroni di casa aspettano e si affidano ai cambi di campo e lanci lunghi su Kean e Milik. I biancocelesti non trovano mai la porta di Szczesny tanto che il primo tiro verso a porta arriva al 40’ con Pedro. Due angoli della banda Sarri che sul finire del primo tempo sembra prendere in mano una gara equilibrata (nel frattempo l'arbitro Massa aveva ammonito Bremer, Gatti e Milinkovic). Poi, all’improvviso l’errore che non ti aspetti in ripartenza: sbaglia Sergej , Rabiot rilancia in avanti, ma la palla finisce a Kean che beffa Provedel in uscita e tutta la difesa biancoceleste (la Lazio torna a subire gol in trasferta dopo quello incassato a Genova 422 minuti prima). Si va al riposo sotto con tanto possesso palla (62%, un’enormità nella tana bianconera) ma troppo sterile per pensare di fare paura a una difesa che non subisce reti da tante partite. Dopo l’intervallo nessun cambio, Sarri chiede coraggio ma c’è poco da fare. Perché la Juve raddoppia al primo affondo con la complicità di Massa che non fischia in mezzo al campo un fallo a Cataldi.

Kostic sfrutta il regalo, calcia verso la porta, Provedel respinge male il tap—in di Kean che fa doppietta. Subito cambi: dentro Luis Alberto e Vecino per Basic e Cataldi, Allegri risponde con Di Maria e Chiesa, fuori l'autore dei gol bianconeri e Kostic. Ora la Lazio almeno è pericolosa, prima con il mago spagnolo e poi con Pedro. Sarri inserisce Cancellieri e Gila (escono Romero e Hysaj) e poco dopo saluta il 2022 anche Sergej). La Lazio non ne ha più, non riesce a trovare l’episodio per mettere in discussione il risultato contro questa Juve ritrovata. La punizione si fa pensante, Milik trova il tris che manda in archivio un 3-0 che non ammette discussioni. Allegri terzo in classifica col contropiede, Sarri quarto col possesso palla ma non stavolta non poteva davvero fare di più.


La Gazzetta dello Sport titola: "Juve di lusso, ora è terza. Kean fa il fenomeno. Sesta vittoria di fila. La Lazio è scavalcata. Non c'è storia nella sfida Allegri-Sarri: la Signora continua la scalata, ritrova il gioco e anche stavolta non prende gol".

Continua la "rosea": Quella mezzora di Lisbona è stata la svolta. La Juve doveva finire in ginocchio per risalire. Da quella straordinaria mezzora con Miretti, Iling e Soulé in campo è cambiato tutto. E non importa che quei tre ieri fossero in panchina o infortunati. È anche per loro che Fagioli ha preso in mano la Juve con la sua regia silenziosa, e Kean, ex giovane di 22 anni, è finalmente entrato in squadra: il gol del successo a Verona, due centri alla Lazio mai in partita, per enormi demeriti suoi, ma anche perché la Juve è stata la più bella della stagione. La Juve è un’altra Juve. In un gioco delle parti pirandelliano, il "giochista" è stato Allegri e il "risultatista" (invano) Sarri. Juve aggressiva, verticale, corta, in anticipo, mai "calma", mai in gestione, in cerca del gol fino alla fine. Non a caso il 3-0 di Milik è arrivato al 90’, mentre il terzo posto era ormai blindato da tempo.

Nuova Juve. C’è quindi vita per la Juve oltre la transizione orizzontale e il freno a mano sempre tirato. Poi, che due gol su tre siano arrivati su ripartenze velocissime, dopo due errori della Lazio, è soltanto la sublimazione di una filosofia, non un atteggiamento al risparmio. Lazio che si ferma ancora, Juve che risale sorprendentemente, sesto successo di fila senza subire gol. Anche se il mischione con il Milan, la stessa Lazio, l’Inter, chissà se Atalanta e Roma, non minaccia di sbrogliarsi subito. Però, se da Lisbona era arrivato il messaggio della gioventù, da questo 3-0 si sente forte l’eco di una qualità non comune: dentro Di Maria e Chiesa, è stato spettacolo. Il giudizio sui bianconeri va a questo punto rimandato al momento – fin qui sconosciuto – di una squadra al completo che, con il turnover, potrebbe far girare la testa alle rivali. Il Napoli è sulle stelle, a +10 in classifica, ma se la Juve a gennaio riprende da dove ha finito non può perdersi la Champions. Di sicuro a nessuno come ad Allegri dispiace lo stop in nome del re Mondiale.

Allegri batte Sarri. E sembra che anche Allegri abbia beneficiato della baby invasione di cui non era mai stato strenuo promotore. Però l’emergenza ha cambiato decisamente qualcosa nelle sue strategie. Fagioli è entrato per non uscire più. Gli altri giovani sono ormai titolari solo in attesa di turnover, non ragazzini da prendere perché mancano le prime firme. Paredes va in Qatar da titolare nell’Argentina, ma nella Juve può mettersi in lista d’attesa. Allegri ha fatto la scelta giusta: insistere. Allegri ha vinto per ko tecnico la sfida con Sarri. Non è la prima volta, forse è la kryptonite del collega. Ha vinto subito perché ha capito come annullare il centrocampo della Lazio, ingabbiandolo in una ragnatela da cui Sarri, più offensivo ma anche più integralista, non è mai riuscito a liberarsi. Allegri ha mandato a uomo Rabiot sul fantasma di Milinkovic e messo il miglior Locatelli dell’anno su Basic. Obiettivo: lasciare libertà a Fagioli, sul quale doveva allargarsi Cataldi. Una quarta mossa ha contribuito a far saltare tutti i sincronismi in mezzo: Bremer quasi in mediana in fase d’impostazione, un po’ per seguire a uomo Anderson falso 9, un po’ per creare superiorità. La Lazio ha avuto circa il 60% del possesso ma non se n’è accorto nessuno.

Gol spettacolo. Su questi presupposti non c’è mai stata partita. Già mancavano Lazzari e Zaccagni, gli unici che potevano "strappare" e reagire alla monotonia del giropalla laziale. Inoltre, senza Immobile, Sarri poteva fare qualcosa, almeno dare più ritmo al centro, magari scambiando Pedro con Anderson, invece niente. Quasi rassegnato. Primo tiretto in porta della Lazio dopo 61’, con la Juve prepotente e strategica. Partenza velocissima, sempre in verticale, con pressing alto, triangoli e tiri. Poi, visto che la mira non era all’altezza delle occasioni, ecco che i bianconeri si facevano più pratici, raccogliendosi sulla trequarti, senza far tirare mai la Lazio, anzi costringendola all’errore per poi ripartire. Nessun più perde palla in impostazione bassa, ormai rilancia. Ma l’innesco delle ripartenze è la trequarti. Qui al 43’ del primo tempo Milinkovic ha perso il controllo e Rabiot ha inventato il lancio per Kean: corsa e pallonetto sull’uscente Provedel. Ancora qui, al 9’, Milik ha rubato palla e tempo a Cataldi e, in un attimo, lancione di Locatelli, Kostic tiro parato e Kean che s’avventa e fa 2-0. Stesso copione. All’ultimo, formula diversa: scambio spettacolare Di Maria-Chiesa, dentro nel finale, e palla da appoggiare per Milik.

All’improvviso... Il risveglio della Juve è stato collettivo. La regia di Fagioli, ieri, è stata meno manifesta, però il senso della posizione perfetto ha liberato tatticamente e mentalmente i colleghi di reparto: Locatelli non ha più posizione fissa e arretrata ma, come nel Sassuolo, si allarga e s’infila con palleggio e fisico. Ieri sembrava Tonali. Rabiot ha ormai lasciato la mattonella, tornando incursore ma mantenendo il senso tattico italiano. Kostic è un treno che offre corsa, tiri, assist. Milik, quando non gioca da centravanti ma da seconda punta, è l’alter ego bianconero di Dzeko. Bremer è tornato ai suoi massimi, com’era al Toro. E Kean che non vede più fantasmi, ma va dritto in porta con la sua danza non più fuori tempo. Da tanto non si vedeva una Juve così.


• Tratte da Il Messaggero, alcune dichiarazioni post-gara:

Contrariato, sì, ma almeno Sarri non è deluso dalla sua Lazio: "Per 40 minuti avevamo fatto bene senza rischiare e senza mettere mai la gara nelle loro mani". Lo spartiacque è stato il vantaggio della Juventus: "La linea era un po’ larga rispetto a dove era la palla. Abbiamo sofferto nella nostra metà campo perdendo i palloni in situazioni complicate". Errori maldestri che rendono esagerato il computo: "Non dico che loro non meritassero, ma 3-0 mi sembra bugiardo in relazione alla partita, ma la responsabilità è nostra per aver perso delle palle banali". Nessuna sorpresa per la partita fatta dalla squadra di Allegri: "Mi aspettavo giocassero bassi. Potevo avere dei dubbi sulla coppia di attaccanti, ma sull’atteggiamento no". Le assenze si fanno sentire all’Allianz, ma per il Comandante è più giusto proseguire con le proprie idee: "A me come mentalità avere un piano a, b o c non piace. Ne vorrei uno da portare fino in fondo. Chiaro che quando ci mancano tre o quattro giocatori importanti la situazione si fa più complicata rispetto ad altre squadre di alta classifica". La prima parte di stagione si chiude con un 3-0 pesante, ma il bilancio è buono: "Siamo in zona Champions, una posizione di grande livello. Siamo soddisfatti, ma non ci dobbiamo accontentare. Secondo me possiamo crescere ancora". Poi sui singoli: "Provedel forse doveva rimanere tra i pali sull’1-0. Milinkovic mi ha detto di non essere influenzato dal Mondiale, ma penso che inconsciamente qualcosa tolga. Luis Alberto? Non ho remore con nessuno". Ora c’è la pausa: "Fa bene a tutti penso. Siamo arrivati a corto di energie nervose e mentali, con tanti giocatori in infermeria, ma è la follia del calendario di quest’anno".

Troppi impegni. Critica per i tanti impegni ravvicinati perciò, così come per il Mondiale: "Penso di non guardarlo neanche per l’incazzatura che ho preso con questo calendario". Poi tocca al mercato, anche se la storia non aiuta, con tanto di sfogo: "Vedendo quello che ha fatto la Lazio negli ultimi anni mi sembra che a gennaio non ci siano stati numerosi arrivi, a volte nessuno. Durante la sosta parleremo col presidente e il direttore e capiremo le intenzioni". Ora due giorni di riposo e ripresa prevista mercoledì con stop definitivo sabato: "Poi riprenderemo a fine novembre (il 30 con le visite, ndr) per fare un’altra mini preparazione. Sarà una sperimentazione, bisognerà prendere spunto dalla Bundesliga".



Galleria di immagini sulle reti della gara
La prima rete bianconera
La rete del 2-0
Il definitivo 3-0



La formazione biancoceleste:
Provedel, Milinkovic-Savic, Casale, Romagnoli, Marusic, Basic;
Hysaj, Pedro, Cataldi, Romero, Felipe Anderson
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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