Domenica 23 ottobre 2022 - Bergamo, stadio Gewiss - Atalanta-Lazio 0-2

Da LazioWiki.

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23 ottobre 2022 – Bergamo, stadio Gewiss - Campionato di Serie A, XI giornata - inizio ore 18.00


ATALANTA: Sportiello, Scalvini, Demiral, Okoli (46' Djimsiti), Hateboer, De Roon (75' Ederson), Koopmeiners, Soppy (64' Maehle), Pasalic (46' Malinovskyi), Lookman (71' Zapata), Muriel. A disposizione: Musso, Rossi, Zortea, Ruggeri, Boga, Hojlund. Allenatore: Gasperini.

LAZIO: Provedel, Lazzari (77' Hysaj), Casale, Romagnoli, Marusic, Milinkovic, Cataldi (71' Basic), Vecino, Pedro (84' Cancellieri), Felipe Anderson, Zaccagni. A disposizione: Maximiano, Adamonis, Patric, Gila, Radu, Kamenovic, Marcos Antonio, Luis Alberto, Romero. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Abisso (Palermo) - Assistenti Sigg. Di Gioia e Dei Giudici - Quarto uomo Sig. Orsato - V.A.R. Sig. Di Bello - A.V.A.R. Sig. Cecconi.

Marcatori: 10' Zaccagni, 52' Felipe Anderson.

Note: espulso al 90' Muriel per doppia ammonizione. Ammonito al 13' Okoli, al 45'+1' Soppy ed all'87' Milinkovic tutti per gioco falloso, al 59' Muriel per simulazione, al 70' Cataldi per comportamento non regolamentare. Angoli 5-8. Recuperi: 4' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 18.988 per un incasso di Euro 425.821,37.


Pedro in azione
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Sergej Milinkovic-Savic
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Manuel Lazzari
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Mattia Zaccagni
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Matteo Cancellieri
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Il tiro vincente di Felipe Anderson
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Danilo Cataldi
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Nicolò Casale
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Il Mister biancoceleste Maurizio Sarri con il quarto uomo Sig. Orsato
La squadra festeggia la vittoria sotto il settore dei tifosi biancocelesti
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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: "Una Lazio che fa sognare. Sarri ha sostituito Immobile con il gioco e la qualità dei suoi fantasisti rendendo innocua l’Atalanta: Zaccagni e Felipe Anderson sono letali. Prova superlativa della squadra biancoceleste che centra la terza vittoria consecutiva in trasferta. Provedel blindato: sono ormai sei le partite chiuse senza subire gol".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Bella da impazzire. Lazio da urlo e da Champions, ma forse sarebbe il caso di cominciare ad allargarsi, guardando le concorrenti. Sognare si può, anche senza Ciro. Sarri lo ha sostituito con il gioco, con la qualità e il palleggio dei suoi fantasisti, conservando il marchio distintivo acquisito durante l’estate. Una difesa insuperabile. Hanno deciso i gol di Zaccagni e Felipe Anderson. Il capolavoro di Mau si è compiuto a Bergamo, imponendo una lezione di calcio e la prima sconfitta in campionato a Gasperini, raggiunto a quota 24 punti. Terza vittoria consecutiva in trasferta e la Lazio non prende gol dal 3 settembre. Un filotto di sei partite di fila, 569 minuti di imbattibilità. C’è di più: se la Fiorentina al Franchi era stata pericolosa e l’Udinese all’Olimpico ci ha provato, l’Atalanta non è riuscita ad avvicinarsi alla porta. Sette tiri, neanche uno nello specchio. Non si ricordano parate di Provedel (copyright Inzaghi), ma sarebbe un errore concentrarsi sulla fase difensiva o trascurare l’assenza di Immobile. Ha pesato eccome, altrimenti l’Atalanta in campo aperto ne avrebbe presi altri quattro. La verità è un’altra. È una Lazio stellare, compatta, in grado di tenere testa alle più forti. Gioca a memoria, con precisione e intelligenza, tiene il campo con classe e genialità abbinata alla corsa, al contrasto. Squadra vera. Da bosco e da riviera, da battaglia e da spettacolo. In undici giornate di campionato, ha sofferto una sola volta e per venti minuti, non di più, con il Napoli dei fenomeni. Mancano Roma e Juve, da qui alla sosta, per tirare una riga ed esprimere un giudizio compiuto. Il campo, da una domenica all’altra, rafforza certe convinzioni.

Un uomo in più. Pensate. Ieri mancava Immobile e Luis Alberto è rimasto 90 minuti in panchina. Hanno vinto l’idea, i concetti applicati da Sarri, un maestro. Il gioco viene prima dei giocatori e non è che ieri mancasse la qualità. Vecino non possiede i colpi geniali dello spagnolo, ma sa giocare, corre di più e ha un senso della posizione straordinario. Senza la profondità del suo centravanti, la Lazio ha impiegato appena dieci minuti a sbloccarla. È uscito dai blocchi Felipe aprendo il gioco per Lazzari. Si è inserito Pedro e la difesa dell’Atalanta era già nella condizione peggiore: stava guardando Sportiello e rincorrendo la palla. Il cross, sul palo opposto, ha pescato libero Zaccagni. Soppy e Okoli bruciati sul tempo. Forse era l’occasione ideale per attaccare senza riferimenti. Felipe, però, ha interpretato il ruolo di falso nueve nel modo giusto, cucendo il gioco, sbagliando pochissimo in appoggio, cercando lo spazio per affondare sulle corsie esterne. Si è mosso da regista offensivo, con le sue caratteristiche, diverse da quelle di Immobile. E da posizione centrale, vede meglio la porta. Un tiro e un gol, così ha spedito al tappeto l’Atalanta. La Lazio in mezzo aveva un uomo in più, in grado di arrivare a concludere. Un vero 10.

Difesa super. Merito anche di Pedro e Zaccagni. Si sono sobbarcati un lavoro enorme. Attacco alla porta partendo da posizione defilata, più i rientri. Bravissimo Cataldi. Ha retto per un’ora, protetto da Vecino e Milinkovic. Gasp ha iniziato con Soppy a destra e Hateboer sulla fascia opposta, rinunciando all’idea dopo venti minuti. Okoli, già ammonito, era in bambola e non riusciva a tenere Zaccagni. La pressione di Scalvini su Milinkovic non bastava per spezzare il palleggio della Lazio (62% e 331 passaggi nel primo tempo). De Roon e Koopmeiners si abbassavano per costruire. Lookman e Muriel sono rimasti isolati, mai assistiti. Doppio cambio dopo l’intervallo. Fuori Pasalic per Malinovskyi, Djimsiti ha preso il posto di Okoli. La Lazio è andata a caccia del raddoppio, trovato in sette minuti. Cataldi ha verticalizzato, lanciando il contropiede di Marusic, bravo ad aggirare Demiral e servire Felipe al limite. Il brasiliano ha eluso l’intervento di Koopmeiners, ha preso la mira e ha fulminato Sportiello, indovinando l’angolo. La Lazio, sul 2-0, ha inserito la modalità gestione. Gasp ha tentato invano la carta Zapata. Una sola occasione, fallita di testa da Hateboer. A tempo scaduto, Muriel si è fatto cacciare. La sua partita, di fronte a Casale e Romagnoli, neppure era iniziata.


Il Messaggero titola: "Più bella di così non si può. La Lazio incanta a Bergamo contro l’Atalanta: Zaccagni e Felipe trascinano la squadra al successo. Prova di forza della difesa, Provedel ancora imbattuto".

Prosegue il quotidiano romano: Questa banda suona il rock, e tutto il resto all’occorrenza. Senza il tamburo di Immobile, la Lazio supera l’esame ad alta quota e non perde la sua identità. Terzo posto a -5 dalla vetta e, verso giù, un meraviglioso panorama. L’Atalanta non è più imbattuta, viene annientata e ridotta a zero tiri in porta: Sarri resta a braccia conserte al Gewiss stadium e manda di nuovo Gasperini – ormai dal 2018 – dietro la lavagna. Non è solo una lezione biancoceleste, è una vera sinfonia: la difesa rimane una diga inviolata per la sesta volta consecutiva, il centrocampo illumina e regge quei "piccoletti" davanti, un’autentica forza della natura. Terapia di gruppo riuscita, svanisce così la Ciro-dipendenza, Felipe Anderson si trasforma in un killer tuttocampista. Sarri inneggiava all’utopia: bene, allora il miglior sistema di distruggerla è realizzarla. Continua a volare, la Lazio, vola.

Personalità. Prima sentenza: anche senza Immobile, c’è tanta personalità. Sarri conferma Casale con il leader Romagnoli in una difesa che svetta al secondo posto in tutta Europa, dietro soltanto al Barcellona. A centrocampo c’è Vecino a dare solidità e a relegare ancora in panchina un Luis Alberto, sempre più fuori dal coro e imbronciato per il mancato ingresso a fine gara. Milinkovic si sgancia di più, aiuta di sponda Felipe nella ricerca della profondità. Contro il 4-3-3, Gasperini risponde invece col solito 3-4-1-2 e Pasalic trequartista. La Lazio ruggisce al pressing veloce dell’Atalanta e passa subito di misura. Vecino riconquista palla in mediana, l’azione si dirama in quattro tocchi e tanta ampiezza. Felipe si smarca da Demiral, Pedro taglia sulla fascia e fiuta subito al centro l’inserimento di Zaccagni sottoporta. Quarto centro in A, come alla fine della scorsa annata, per l’ex Verona. Soppy è un disastro, Okoli non rimedia e i biancocelesti prendono fiducia. Vecino si divora due volte il bis, uno di tacco su una rasoiata di Milinkovic, lasciato libero da Scalvini a sprigionare la sua fantasia. Gasperini urla, mette addosso a Sergej de Roon e inverte le fasce, ma il risultato non cambia. Muriel e Lookman sono troppo distanti tra di loro, Romagnoli e Casale frenano ogni timida accelerata. La Lazio continua a portare tantissimi giocatori negli ultimi 30 metri, Marusic e Lazzari alternano una sgommata dietro l’altra e il possesso palla innervosisce e disorienta un’Atalanta, già fin troppo spaesata. I biancocelesti continuano a gestire, abbassano i ritmi, in attesa di pungere sempre con un’imbucata, ma Vecino calcia ancora sopra la traversa.

Festal. La marcia in punta di piedi, e di fioretto, non cala nel secondo tempo. Anzi, come una fisarmonica, le linee strette biancocelesti si allargano sempre di più in attacco, quando Sarri invoca il secondo gol dentro lo spogliatoio. Pedro esce dal tunnel e suona subito l’arrembaggio. Nerazzurri schiacciati, Cataldi (uscito per un pestone) batte tre corner di seguito e poi disegna un arcobaleno per Marusic involato verso il fondo: dribbling del montenegrino e scarico per Felipe Anderson, che fa fuori con la suola Koopmeiners e scaglia il raddoppio all’angolino. Il brasiliano è indemoniato, nel finale fa espellere Muriel e, insieme a Zaccagni, regala pure strepitosi recuperi all’indietro. Milinkovic invece perde qualche palla di troppo, ma è perdonato perché Koopmeiners sciupa sopra la traversa un cross di Muriel al bacio. La Lazio si abbassa un po’, ma Romagnoli mura tutto e festeggia così la 250esima presenza nel campionato italiano con il sesto cleen sheet consecutivo. Provedel può farsi un pisolino, svegliarsi sopra Pulici e - con 569’ (611’ con i recuperi) di imbattibilità - soltanto dietro Marchegiani e Orsi, rispettivamente al secondo e primo posto. Cinque reti subite all’undicesima giornata non si ammiravano dalla stagione 1973/74. Un presagio infinito: tutti abbracciati in cerchio al centrodelcampo, poi il doppio tuffo sotto il settore ospiti dei 1225 tifosi in delirio. È la banda di Sarri, ma sembra di nuovo quella del Maestro. La memoria guarda al passato, l’utopia al futuro, anche se Maurizio non vuol sentir parlare di scudetto.


Il Tempo titola: "Lazio d'acciaio. Zaccagni e Anderson firmano il blitz a Bergamo: prima sconfitta della stagione per l’Atalanta Gara dominata, lezione di sarrismo senza Immobile. E ora sono 569 i minuti senza subire reti".

Prosegue il quotidiano romano: Lezione di sarrismo a Bergamo per la gioia di duemila tifosi. La Lazio passa sul campo dell’Atalanta, imbattuta fino a ieri in campionato, e risale in zona Champions (controsorpasso sulla Roma). Il blitz lo firmano [[Zaccagni Mattia|Zaccagni] e Felipe Anderson che capitalizzano una supremazia indiscutibile, solo per caso finisce solo 0-2, avversari disinnescati. Senza Immobile, mancava un punto di riferimento fondamentale, Sarri ha presentato un tridente leggero che ha mandato letteralmente in barca la difesa di casa che non aveva punti di riferimento. Stupisce, ma ormai i numeri non mentono, la tenuta difensiva con Provedel che ha raggiunto 569 minuti di imbattibità. Quello laziale rimane il miglior reparto arretrato di una serie A molto equilibrata: solo cinque gol incassati in undici gare con 24 punti conquistati e un passo da vertice che fa sognare. Tanta paura per nulla anche se alla lunga l’assenza di Ciro peserà, eccome. Ieri, però, la Lazio ha mostrato le potenzialità del tridentino Pedro-Anderson-Zaccagni, imprendibile per gli avversari. Alla fine nemmeno una parata di Provedel che ha dovuto solo sbrigare l’ordinaria amministrazione con qualche uscita alta. Unica nota dolente, l’ammonizione al tramonto della sfida di un superlativo Milinkovic che, con questo giallo, entra in diffida.

Il calcolo è presto fatto, perché domenica prossima giocherà contro la Salernitana, rischiando di saltare il derby in caso di una nuova sanzione disciplinare. Tant’è, Sarri si gode la prova super della sua banda. Segna subito Zaccagni, imbeccato da Pedro, raddoppio di Felipe Anderson all’inizio della ripresa, bravo a sfruttare una ripartenza di Marusic. Nel mezzo, due occasioni sciupate da Vecino e un dominio totale della partita. Sullo 0-2, Gasperini ha inserito anche Zapata (nell’intervallo erano entrati Malinovski e Djimsiti), poi Ederson senza mai infastidire la recita laziale. Sarri ha inserito Basic per Cataldi, Hysaj al posto di Lazzari e, nel finale, Cancellieri per un monumentale Pedro. Gara controllata senza problemi, quasi senza soffrire. Nella difesa, oltre a Romagnoli, va sottolineata un’altra prova convincente di Casale che ha sofferto pochissimo Muriel (espulso al 90’ per doppio giallo) e ha dimostrato sincronismi perfetti con il comgagno di reparto. Così come il capitano morale della squadra ha annullato il temutissimo Lookman. Adesso, un po’ di riposo prima di tuffarsi nella rivincita contro il Midtjylland in Europa League e domenica la Salernitana all’Olimpico per continuare la marcia in un campionato che può riservare molte sorprese vista la formula anomala. Primo esame senza Ciro superato a pieni voti, attese conferme ma Sarri può festeggiare il passo avanti della sua creatura.


La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, lezione a Gasp. Anderson alla Immobile, Atalanta battuta e agganciata al 3° posto. Senza Ciro è il brasiliano a trascinare la squadra di Sarri: segna anche Zaccagni, per la Dea è la prima sconfitta stagionale".

Continua la "rosea": Alle otto della sera, l’Atalanta non ha più niente da chiedere alla giornata di campionato. Il Napoli, che inizia la sua partita poco dopo, non è stato superato, anzi, anche il Milan si mette tra Gasperini e la vetta. E’ la Lazio che guarda all’Olimpico, anche se Maurizio Sarri tenta di spiegare che lui non vede le partite degli altri. Ma una Lazio così: bella, solida e spettacolare non può nascondersi dietro le schermaglie dialettiche del suo allenatore. Passa per la terza volta consecutiva in trasferta, non prende gol da sei gare di fila, ma soprattutto è sempre padrona della partita, non deve ricorrere a miracoli o prodezze estemporanee. E’ più forte e lo dimostra, con bellezza, per tutto il match.

I motivi. L’Atalanta, che viene così agganciata da Sarri al terzo posto, non aveva mai perso in questo campionato: ma non mostra né la versione di inizio torneo, quando restava bassa e chiusa per ripartire in contropiede, né quella più pressante e spostata in avanti delle uscite recenti. Tenta di impedire le partenze della Lazio, ma viene sempre tagliata fuori. E se da una parte sono Anderson, Zaccagni, Pedro a sfruttare il lavoro di precisione del gruppo, fin dal portiere Provedel, dall’altra mancano proprio gli uomini più attesi, a cominciare da Koopmeiners, il più brillante, inghiottito dal gioco della Lazio. Ma anche Lookman non ha scampo, mentre Muriel si scalda di più nella ripresa però finisce con un’espulsione per doppio giallo: il primo per una simulazione in area che sa tanto di frustrazione, di tentativo impossibile, come quello di tutta l’Atalanta di stare al passo con questa avversario.

Supremazia. Perché la Lazio ha una supremazia tecnica e fisica: almeno per un’ora non fa vedere palla all’Atalanta. Il palleggio è veloce e preciso, i triangoli di salita sono sempre effettuati in anticipo sui rivali, che provano a uscire, soprattutto con Soppy, per soffocare sul nascere la costruzione. Senza riuscirci. L’Atalanta subito viene pressata soprattutto sul suo lato destro, tanto che dopo un quarto d’ora Gasp porta su quel versante Hateboer e Koopmeiners, disconoscendo le sue scelte iniziali, ma non riesce a distendersi. Mentre i sarriani attraversano il campo con scambi brevi, con movimenti a rientrare delle punte e a inserirsi dei centrocampisti. Nel gol di Lazzari (Zaccagni in realtà n.d.L.), è Anderson a centrocampo che cambia la direzione della manovra, rifinita poi dalla verticalità di Lazzari (Zaccagni n.d.L.) e lo scatto a ricciolo di Pedro. Nel raddoppio di Anderson, il palleggio ipnotizzatore passa anche per il portiere, per finire con un lancio che libera la corsia a Marusic. La Lazio non ha una valanga di occasioni, però ha un chiaro dominio di ogni azione, non fa mai pensare di essere inferiore.

Le qualità. Delle due migliori difese del campionato, soltanto quella ospite mette in mostra la sua principale virtù. La Lazio non prende gol dal tre settembre, 569 minuti, però si nota ancora una volta come sia tutta la squadra a partecipare a questa protezione da grandi numeri. I sarriani riescono a restare corti, anche in venti metri, non hanno bisogno di salvataggi disperati "alla Chiellini" se ci si passa il paragone, per far capire. La squadra riesce a mantenere una lunghezza media (35 metri) che ovviamente diminuisce nel parziale senza palla, uno schermo che non si fa sbrecciare e che rende la vita comoda a Provedel. L’Atalanta non tira mai in porta e il numero delle conclusioni che tenta di imbastire si ferma a cinque, senza esito. I nerazzurri avevano concluso senza gol incassati cinque delle precedenti dieci partite. Ma si fanno battere sul tempo, in difesa e in tutti i reparti. La Lazio arriva sempre prima.

Senza centravanti. Alla Lazio mancava Ciro Immobile, il miglior marcatore della storia biancoceleste. Senza di lui erano state vinte soltanto nove gare su trentatrè. Il peso dei suoi 189 gol non manca molto a Sarri, il quale alleggerisce l’attacco. Non ha un sostituto in rosa, deve sistemare Felipe Anderson al centro, con Pedro e Zaccagni ai suoi lati. Felipe, il migliore, non si muove da nove, ma più da dieci. Rientra, apre il gioco, "spondeggia", fa posizionare da centravanti anche Vecino, segna. Anche l’Atalanta non ha un "puntero" vero e proprio. Le due punte larghe sono di corsa e fantasia, vale a dire Lookman e Muriel, con Pasalic (e nella ripresa Malinovskyi) trequartista. Ma qualsiasi tentativo viene fermato prima. All’Atalanta restano solo tre colpi di testa con cross da fuori. Sbagliati, come la sua giornata.


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

L’utopista Sarri sorride a mezza bocca parlando dello scudetto: "L’utopia è irraggiungibile. Lo scudetto è un po’ meno irraggiungibile, ma è come l’utopia". Cerca l’utopia, l’aveva detto alla vigilia. Ragiona e allena così, lo fa come scopo della sua vita di fantasticatore e idealista. E’ tornato a proporre il suo calcio da incantamento. In panchina, ieri ha parlato poco, s’è goduto lo spettacolo: "Quando la squadra fa quel che deve fare è inutile mettersi a urlare. Siamo insieme da più di un anno ed è chiaro che quel che vogliamo preparare è più facile rispetto all’anno scorso". Mau cerca di tenere tutti coi piedi per terra, ma una confessione l’ha fatta: "Se è questo che intendo per sarrismo? Questa è la filosofia che voglio dare alla squadra. Il mio non è tiki-taka, il nostro è un palleggio da avanti e indietro, verticale, andando negli spazi. Ho avuto per 6 anni squadre che hanno fatto più verticalizzazioni di tutti in Serie A. E mi dicono che faccio il tiki-taka". Sarri non dà etichette al suo calcio: "Il Sarrismo? Non so cosa sia. Non so dare la definizione, forse mia moglie ve la saprebbe dare, ossia uomo scontroso un po’ testa di c...", è scoppiata la risata.

I sogni. A Sarri piace sognare, ma pensa sia ancora presto: "Ai ragazzi dico che un mese riesce a molti, sei mesi a pochi, 9 mesi solo a chi vince. Noi siamo solo all’inizio". Senza Ciro è nata un’altra Lazio: "E’ chiaro che a noi Ciro fa comodo, in settimana ci siamo detti che dovevamo tirare fuori qualcosa di più da ognuno. Quella di Bergamo poteva essere la partita adatta per una squadra che non vuole dare punti di riferimento contro una che i punti di riferimento li cerca. Aspettiamo a dire che possiamo fare a meno di Immobile". Sarri non ha visto Roma-Napoli: "Mi piace guardare le mie partite e quelle delle avversarie che devo incontrare. In settimana vedrò 5 partite della Salernitana. Roma-Napoli? Saremo sull’aereo". E’ stata una delle Lazio più belle se non la più bella: "Abbiamo fatto anche altre buonissime partite, ad esempio quella di Firenze è stata di livello, quella dello scorso anno ancora di più. A Bergamo abbiamo giocato su un campo straordinario, quando giochiamo in casa non possiamo fare le uscite che abbiamo fatto contro l’Atalanta".

Il mercato. Sarri in cuor suo vorrebbe un vice Ciro, ma sa che non sarà facile: "Se lo chiederò? Non abbiamo affrontato il discorso. Pensare di fare operazioni di mercato coinvolge tutti gli interessi della società, non solo quelli tecnici. La Lazio storicamente non ama molto il mercato di gennaio, il presidente non ha mai fatto grossi interventi. Penso che la riunione di mercato durerà 5 minuti". Ha chiuso con questo messaggio ai suoi: "Andare a letto pensando a giovedì e non a quello che è successo stasera (ieri, ndr). Abbiamo fatto una buona partita, pensiamo all’Europa, dobbiamo lottare per qualificarci". Applausi a Felipe Anderson, vice Ciro agguerrito: "Conosciamo tutti il potenziale di questo ragazzo. È enorme. Spero che sia arrivato a un’età in cui trovi quello che gli è sempre mancato". La difesa è un muro: "Una statistica che non ci deve condizionare, non ne stiamo parlando dentro. Io ai ragazzi faccio vedere gli errori della linea difensiva per migliorare sempre di più". Luis è da controllare: "E’ un po’ acciaccato, ho preferito tenerlo fermo".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Mattia Zaccagni apre le marcature
Il raddoppio di Felipe Anderson



La formazione biancoceleste:
Provedel, Casale, Milinkovic-Savic, Romagnoli, Vecino, Marusic;
Pedro, Lazzari, Felipe Anderson, Cataldi, Zaccagni
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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