Domenica 30 aprile 2023 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 3-1

Da LazioWiki.

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30 aprile 2023 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XXXII giornata - inizio ore 12.30


INTER: Onana, D’ Ambrosio (46` Dumfires), Acerbi, Bastoni (71` Gosens, 86` De Vrij), Darmian, Barella, Brozovic, Mkhitaryan (61`Calhanoglu), Dimarco, Lukaku, Correa (61` Lautaro Martinez). A disposizione: Handanovic, Cordaz, Gagliardini, Calhanoglu, Dzeko, Bellanova, Asllani. Allenatore: Inzaghi.

LAZIO: Provedel, Marusic (86` Lazzari), Casale, Romagnoli, Hysaj (86` Pellegrini), Milinkovic, Cataldi (51` Vecino), Luis Alberto, Felipe Anderson, Immobile (68` Pedro), Zaccagni. A disposizione: Maximiano, Adamonis, Patric, Gila, Radu, Marcos Antonio, Basic, Bertini, Cancellieri, Romero. Allenatore: Sarri.

Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata) - Assistenti Sigg. Galetto e Di Iorio - Quarto uomo Sig. Pairetto - V.A.R. Sig. Chiffi - A.V.A.R. Sig. Ayroldi.

Marcatori: 30` Felipe Anderson, 78` Lautaro Martinez, 83` Gosens, 90` Lautaro Martinez.

Note: ammonito 20` Zaccagni, 35` D`Ambrosio, 62` Bastoni, 81` Marusic, 90`+8` Romagnoli. Angoli 2 a 3. Recuperi: 1' p.t., 8' s.t.

Spettatori: 75.500.


Sergej Milinkovic-Savic
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Cataldi accompagnato fuori dal campo
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Ciro Immobile
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Mattia Zaccagni
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Matias Vecino
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La rete di Felipe Anderson
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Elseid Hysaj
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Nicolò Casale
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Alessio Romagnoli
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Luis Alberto
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I calciatori convocati per la partita odierna

• Il Corriere dello Sport titola: “Lazio ribaltata, riecco l’Inter”. Prosegue il quotidiano sportivo romano: “A 12’ dalla fine la Champions era sfumata, poi i nerazzurri hanno restituito a Sarri (che resta secondo) il 3-1 dell’andata agganciando il quarto posto. Vantaggio biancoceleste firmato Felipe Anderson. Nel finale Lautaro (2 gol) e Gosens rilanciano Inzaghi”.

Tripletta Champions. Gode l’Inter. Rimonta e sorpasso segnando tre gol negli ultimi dodici minuti. Inzaghi ha ribaltato Sarri in volata. Era sul baratro, quasi fuori dal campionato, settimo e scavalcato anche dall’Atalanta a un quarto d’ora dalla fine. Si è ripreso il quarto posto, riacciuffando Milan e Roma a quota 57 punti, all’ultimo respiro. Cambi decisivi. Simone ha vinto saccheggiando la panchina. Doppietta di Lautaro e piattone volante di Gosens, così coraggioso da rimetterci una clavicola per arpionare in tuffo il pallonetto di Lukaku, che aveva già inventato l’imbucata per l’1-1. Big Rom s’è svegliato dopo l’ingresso del Toro. Coppia e intesa da sballo. Pareggio al 33' dell’argentino, raddoppio dopo altri cinque minuti del tedesco ex Atalanta e sigillo di Lautaro al novantesimo, approfittando del regalo di Vecino. Lo ha lanciato in porta sbagliando il retropassaggio. Un danno enorme. L’Inter così ha riequilibrato anche il saldo nel confronto diretto, restituendo il 3-1 subìto otto mesi fa all’Olimpico.

La Lazio, troppo molle e arrendevole, s’è squagliata quando vedeva il traguardo all’orizzonte. Sono riemersi gli antichi sospetti. Servirebbe un’altra convinzione nei momenti che contano. Sarri resta secondo con quattro lunghezze di margine su Roma, Inter e Milan, ma sente il fiato sul collo della concorrenza. È la seconda sconfitta consecutiva e dopo il ko interno con il Torino sono arrivati altri segnali allarmanti da San Siro. La squadra, durante il secondo tempo, ha camminato a lungo. E’ sembrata poco brillante, sovrastata dal punto di vista fisico, in fase calante. Il vantaggio di preparare una partita a settimana non si è visto. L’Inter è apparsa più in forma e veniva da una semifinale di Coppa Italia. I rimpianti sono legati al modo in cui si è consumata la rimonta e al raddoppio sventato, a un sospiro dall’intervallo, da Onana su Immobile e da Bastoni su Felipe: lo 0-2 avrebbe forse chiuso la partita.

È possibile anche il ragionamento contrario. Il gol di Felipe, bravissimo a duettare con Luis Alberto, è nato da un errore di Acerbi, fischiatissimo dai tifosi laziali. Il difensore azzurro, di solito impeccabile, è inciampato anche nell’azione che avrebbe potuto consentire a Sarri di prendere il volo verso la Champions. La vera Lazio, di palleggio e di governo, si è vista solo per venti minuti, nella parte conclusiva del primo tempo, dopo il gol annullato a Mkhtaryan (servito da Correa in fuorigioco). Negli altri settanta ha dominato l’Inter. Sette occasioni da gol limpide e un paio di interventi decisivi di Provedel prima che Lautaro sfondasse il muro e cambiasse l’inerzia della partita. Le statistiche confermano un divario netto, non solo sotto forma di possesso palla: 25 tiri, di cui 16 all’interno dell’area della Lazio, dove gli interisti sono entrati trenta volte. Troppe.

Simone ha indovinato il disegno di partenza. Zaccagni braccato dalla morsa D’Ambrosio-Darmian, Bastoni agganciato a Milinkovic, i cambi di gioco sul lato debole per liberare Dimarco e Barella, quasi esterno. E’ stato significativo l’ingresso di Dumfries dopo l’intervallo per dare un’altra spinta alla fascia destra. La Lazio ha perso geometrie dopo l’infortunio di Cataldi, l’Inter è cresciuta accompagnata dalla regìa totale di Brozovic. Milinkovic non ha mai inciso. Imperdonabile la leggerezza con cui ha perso il pallone da cui è nato il pari di Lautaro. Calhanoglu e Gosens hanno dimostrato un’altra cattiveria rispetto al serbo e al tenerissimo Pedro. Romagnoli e Marusic non sono riusciti a coprire Casale, schermato da Lukaku. Uscito Ciro, in ritardo di condizione, Felipe in versione centravanti non ha più visto il pallone e Sarri ha perso profondità. Alla resa dei conti, la solita riflessione: se riuscirà a portare la Lazio in Champions, avrà realizzato un miracolo. Non ci piove.

Il Messaggero titola: .

Prosegue il quotidiano romano: .

Il Tempo titola: .

Prosegue il quotidiano romano: .

La Gazzetta dello Sport titola: .

Continua la "rosea":


• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara.

Sarri: “Lazio l’hai persa sul piano mentale”. Il tecnico analizza la sconfitta di San Siro e lancia un’allerta ai giocatori biancocelesti “Quando l’Inter ci ha urlato addosso la squadra è diventata arrendevole. Siamo calati ma non fisicamente. Difesa? Eravamo sempre esposti. Milinkovic ha sofferto come gli altri. Immobile non è al top. Palleggiando non si può arrivare in Champions. Serve lucidità”.

Soliti fantasmi. La Lazio sgretolata dalla paura e dai suoi limiti a un passo dal traguardo. L’analisi di Sarri è spietata ma sincera. Gli ultimi venti minuti sono stati da film dell’orrore. L’Inter, più decisa e cattiva, s’è mangiata il pallone e ha segnato tre gol di forza, di prepotenza, con una cilindrata fisica e di classe superiore. Ha voluto la rimonta. La nave biancoceleste, con il porto all’orizzonte, era in balia delle onde. "Nel momento più importante, quando l’Inter ci ha urlato addosso, siamo diventati arrendevoli. Abbiamo preso un gol in maniera morbida, perdendo un pallone che non si poteva perdere - ha spiegato il tecnico riferendosi all’1-1 di Lautaro - Sino al ventesimo del secondo tempo, non era stato così. Siamo calati, non tanto sotto l'aspetto fisico ma dal punto di vista mentale".

Responsabilità. Pesante l’errore sul raddoppio di Gosens. Sarri ha assolto la difesa, a lungo sotto pressione. "Avevamo tempo di risalire, potevamo stare molto più dentro e dare modo a Marusic di prendere un’altra posizione. La difesa è stata sottoposta a troppe letture, ci stava di sbagliarne alcune. Eravamo continuamente esposti". La staffetta con Pedro non ha pagato. Quando Ciro esce, la Lazio perde l’attacco. Un classico nelle partite vere. "Sta crescendo, ma non è ancora al top. La squadra era in sofferenza e ho pensato a un giocatore di palleggio per allentare la pressione". Sarri ha evitato alibi di natura arbitrale, anche se la Lazio ha protestato dopo il 2-1 di Gosens. "Le recriminazioni sono nei nostri confronti, la squadra ha giocato in modo dignitoso per 65 minuti. Temevo l’inizio del secondo tempo, invece non abbiamo concesso niente. Le responsabilità ci sono dal settantesimo in poi. Quando il vento è cambiato, sembrava stessimo aspettando di prendere il gol e basta. Eravamo blandi mentalmente, poi vai sotto 2-1 e si ricomincia. Non mi sta bene. Abbiamo anche trovato il modo di regalargli il 3-1, vanificando il vantaggio nei confronti diretti".

Equilibrio. Dentro la tempesta, bisogna resistere. "Dobbiamo rimanere lucidi. Se a inizio stagione ci avessero detto che avremo avuto questa classifica a sei giornate dal termine, saremmo stati contenti. Viviamo in un ambiente difficile, si tende a estremizzare, ma non si va in Champions palleggiando. Non era facile prima, non è difficile ora. Non guardo i calendari. Manca un mese, chi starà meglio riuscirà a spuntarla". La differenza rispetto all’Inter si è vista. "Ho avuto la sensazione che avessero un'altra cilindrata fisica e mentale rispetto a noi. Dopo un brutto periodo, nel momento decisivo sono tornati. Nel complesso tra noi e loro resta un gap da colmare. Queste squadre sono di un’altra levatura, basta leggere le sostituzioni... Se andiamo in Champions, si fa un miracolo. Continuo a pensarlo".

Dubbio. La flessione atletica, invece, ha fatto scattare l’allarme. "Non eravamo brillanti, ma stavamo meglio rispetto al Torino. Milinkovic ha sofferto come gli altri. Cataldi ha preso un colpo sul polpaccio, andrà valutato in 48 ore. Una partita a settimana? Quando siamo usciti dall’Europa, abbiamo infilato una lunga serie positiva". L’idea del ritiro non l’ha sfiorato. Mercoledì si gioca con il Sassuolo. "Come diceva Fantozzi, per me il ritiro è una cagata pazzesca. Se poi lo chiedono i ragazzi, è giusto andarci, ma questa settimana con tre partite ci stiamo lo stesso... Fosse bastato il ritiro, Gaucci a Perugia avrebbe fatto la Champions per quindici anni di fila".




La formazione biancoceleste:
La formazione iniziale biancoceleste in grafica



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Maurizio Sarri ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica






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