Domenica 14 ottobre 1973 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sampdoria 1-0

Da LazioWiki.

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14 ottobre 1973 - 1.783 - Campionato di Serie A 1973/74 - II giornata

LAZIO: F.Pulici, Facco, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi (69' D'Amico), Chinaglia, Frustalupi, Manservisi. A disposizione: 12 Moriggi, 13 Petrelli. Allenatore: Maestrelli.

SAMPDORIA: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini (48' Arnuzzo), Lippi, Badiani, Boni, Maraschi, Salvi, Improta. A disposizione: 12 G.Pellizzaro, 13 Cristin. Allenatore: Vincenzi.

Arbitro: Sig. Casarin (Milano).

Marcatori: 85' Wilson.

Note: Pomeriggio di sole dopo l’abbondante pioggia caduta in mattinata, terreno abbastanza allentato. Ammoniti: Wilson (al 14’ per gioco falloso), Cacciatori (al 25’ per proteste), Boni (al 32’ per gioco falloso) e Salvi (al 71’ proteste). Esordio in Serie A per Vincenzo D'Amico classe 1954. Re Cecconi sostituito per una contusione alla caviglia sinistra, Prini per una forte botta alla regione dorsale. Angoli 5-4 per la Lazio. All'86' entra in campo uno spettatore che si lancia contro Boni che stava altercando con Garlaschelli, l'arbitro lo ferma e lo spinge verso i Carabinieri che lo portano fuori del campo.

Spettatori: 37.374 (19.059 paganti, per un incasso di £. 50.901.000, e 18.315 abbonati).


Un'azione in area doriana
Un'uscita aerea di Cacciatori
Massimo Cacciatori para sicuro
Un'azione d'attacco doriana
Una fase di gioco
Chinaglia nell'area blucerchiata
da Momento Sera
Chinaglia a terra
Gent.conc. Famiglia Vespasiani
Chinaglia è a terra ma l'arbitro non fischierà il calcio di rigore
Un tentativo di Chinaglia
da Momento Sera
Giorgio Chinaglia e Luciano Re Cecconi rientrano in campo dopo l'intervallo
Intervento volante di Cacciatori su Chinaglia, il pallone gli sfuggirà ma il portiere saprà rimediare
da Paese Sera
Una delle tante azioni sfumate
Chinaglia a terra dopo una occasione da rete mancata
da Il Tempo
Lazio sempre all'attacco
L'estremo difensore ligure sventa un attacco laziale
Pierpaolo Manservisi ci prova senza fortuna
Il rigore negato ai biancazzurri
Un fase di gioco
La rete vincente di Wilson
La palla, colpita da Pino Wilson, finisce in rete
La rete di Wilson da altra inquadratura
Il tiro vincente di Wilson
da Il Messaggero
Il pallone gonfia la rete sampdoriana
da Momento Sera
Wilson scaraventa nella rete di Cacciatori il preciso passaggio di Chinaglia. E' il primo gol in cinque anni di militanza biancoceleste
da Momento Sera
Cacciatori battuto da Wilson (fuori quadro)
Cacciatori a terra mentre il pallone entra in rete
Cacciatori battuto dalla zampata di Wilson
da La Gazzetta dello Sport
Lo sconforto di Cacciatori, a terra dopo il gol subito
dal Corriere dello Sport
La gioia di Wilson dopo la rete
L'esultanza del capitano laziale
da Il Messaggero
La gioia e l'incredulità di Wilson dopo il gol, sullo sfondo anche Pulici esulta
da Momento Sera
Nanni e Casarin escono dal campo
da Momento Sera
Maestrelli e Bezzi discutono, un po' tesi ma felici, al termine della partita
da Momento Sera
Maestrelli con Chinaglia dopo la vittoria
dal Corriere dello Sport
Chinaglia a fine parita, felice per la vittoria
da Momento Sera

Seconda vittoria consecutiva per i ragazzi di Maestrelli, che devono aspettare quasi tutta la partita per poter scardinare il catenaccio doriano, anche a causa di un arbitraggio infelice del giovane Casarin che nega due evidenti rigori ai biancocelesti. Gli uomini di Maestrelli sono apparsi un po' meno brillanti rispetto alla precedente gara con il L.R. Vicenza.

La partita sembra stregata, con i biancocelesti in avanti per tutta la gara, ma molto imprecisi nella finalizzazione, con gli avanti ben marcati dai difensori blucerchiati e con un portiere in giornata di grazia. Chinaglia è annullato da Santin, mentre Frustalupi sembra fuori forma. L'arrembaggio laziale alla porta doriana segnala un'atterramento di Lippi su Manservisi al 6', quando l'attaccante biancazzurro si sta avventando su un pallone respinto difettosamente da Cacciatori. Casarin (che l'anno scorso aveva negato due rigori nella gara interna col Bologna, poi pareggiata 0-0) ha sorvolato fra le proteste generali.

L'innesto del giovanissimo D'Amico (esordio in Serie A) ha portato più vivacità all'offensiva laziale. I biancocelesti passano solo all'83' con Wilson che, con un tiro all'altezza del dischetto dopo un cross, trafigge il pur bravo Cacciatori. Durante la gara, in occasione di un alterco fra Garlaschelli, vittima di un ennesimo fallo, e i doriani Boni ed Arnuzzo, un tifoso, Marcello Rosetti, entra in campo cercando di aggredire l'arbitro ed il numero otto blucerchiato, non riuscendo tuttavia nel suo intento. Tenta successivamente di scappare ma è prontamente fermato ed arrestato dai Carabinieri. Nella concitazione Chinaglia travolge un fotografo mandandolo rovinosamente in terra.

Da questo momento la partita non ha più storia. La Lazio è in testa alla classifica con 4 punti insieme alla Fiorentina.


► Il Corriere dello Sport titola: “Lazio e Fiorentina: l’”altra Italia” davanti – Wilson condanna la Sampdoria col suo primo gol in Serie A a 7 minuti dalla conclusione – Lodetti & C. splendida muraglia (Lazio Sampdoria 1-0)”.

Per piegare questa elegante e sapiente Sampdoria ci vuole il primo gol in campionato di Giuseppe Wilson, detto "Pinotto", libero un po' litigioso ma assai bravo, salito in pochi anni, attraverso un'applicazione costante ed intelligente dalla Cirio, al Club Italia. In attesa del pensionamento di Burgnich (ancora lontano nel tempo, considerando che in fondo ha appena 34 anni e, stando alle sue ultime prestazioni azzurre, sembra abbia appena cominciato a giocare), il baldanzoso capitano della Lazio si toglie la soddisfazione di segnare una rete importantissima sia per lui che per la sua squadra, issatasi in vetta alla classifica assieme alla sorprendente Fiorentina.

Fra le tre protagoniste dell'ultimo campionato, la compagine romana è quella in miglior salute ed i due punti di vantaggio su Milan e Juve sono già una importante conquista, consentendole fra l'altro di affrontare con estrema serenità domenica 28 la trasferta di Torino, dove l'attendono i campioni.

La prima partita interna del nuovo campionato non è stata per la Lazio né agevole né brillante. Il fatto che solo a sette minuti dalla fine, e per mezzo di un calciatore storicamente negato al gol, sia riuscita a conquistare i due punti, testimonia fino ad un certo punto delle difficoltà incontrate: in effetti Chinaglia e compagni hanno costruito pochissime azioni veramente pericolose, facendosi letteralmente avvolgere e addormentare dal magnifico centrocampo della Samp.

Sarà bene nel giudicare la partita tener conto di questa realtà: la squadra genovese manca di valide armi offensive, ma possiede una struttura centrale di valore altissimo: la sua vittoria sul Milan non è stata fortuita. Il neo allenatore Vincenzi ha presentato una squadra ordinata, piacevole ed efficiente: se riuscirà a potenziarla in attacco, potrà disputare un buon torneo, nonostante la penalizzazione di 3 punti. In fondo due li ha già ripresi (battendo il Milan) e ieri è andato vicinissimo a portarne via uno dall'Olimpico: considerando la levatura dei due avversari finora incontrati, può ragionevolmente essere ottimista.

Dopo aver incollato Santin a Chinaglia e Prini a Garlaschelli, Vincenzi ha costruito una solida ma mobilissima barriera basata su Rossinelli (opposto a Manservisi), Lodetti (schierato all'altezza dei difensori a far da centro-mediano metodista), il quale fronteggiava, a grande distanza, Nanni, Badiani che conteneva agevolmente Frustalupi e ancor più agevolmente lo lasciava alle spalle quando scattava in attacco, Boni che metteva la sordina a Re Cecconi, lmprota molto mobile e senza dubbio più preciso ed accurato del suo avversario Martini nel rifinire i molti palloni giocati.

Attenti nel difendersi, svelti e veloci nel partire in contropiede, i centrocampisti della Samp giocavano con molta saggezza, senza azzardare lanci lunghi, ma badando a mantenere il controllo del pallone: quindi manovre strette, rapide, anche un po' ruvide quando era necessario. Veniva quindi a trovarsi in difficoltà proprio il reparto più forte della Lazio, quel centrocampo sulla cui spinta dinamica si basa, in buona parte, il successo della squadra. Frustalupi, forse emozionato nel trovarsi di fronte la squadra di cui fu per tanti anni capitano ed alfiere, non riusciva assolutamente ad opporsi al bravissimo Badiani (un giocatore che Maestrelli avrebbe voluto acquistare); Nanni si faceva magari applaudire per alcuni deliziosi palleggi volanti, ma le sue azioni offensive si spegnevano quasi sempre sui piedi del formidabile Lodetti, meno dinamico di un tempo, ma addirittura geniale nel chiudere i corridoi a centrocampo e nel cucire il lavoro dei compagni: il brillante giocatore della Lazio si ostinava per di più a mandare inutili cross nell'area della Samp (Chinaglia e Garlaschelli si sa non valgono molto nel gioco alto) o tentava illogiche conclusioni da distante: Re Cecconi veniva frenato dalle manchevolezze dei compagni, dal ritmo di Boni, dalla manovra corta e vischiosa dei liguri: Martini era forse il più continuo nel portare avanti palloni, ma arrivato a ridosso dell'area non sapeva come farli fruttare.

In realtà la Lazio avrebbe dovuto allargare il gioco, aggirare la difesa avversaria con cross bassi dal fondo, lanciare - quando se ne offriva la possibilità - Chinaglia con lunghi passaggi verticali. Invece si insisteva nei traversoni alti, si aggrediva frontalmente la diga sampdoriana, si portava palla anche quando si coglieva l'avversario in contropiede.

Quindi partita con pochissimi tiri, molte schermaglie centrali, rari affondi: quelli, in contropiede, dei liguri morivano infatti quando il pallone capitava a Maraschi e Salvi, comodamente controllati da Oddi e Facco, ai quali era sempre pronto a dare una mano Wilson. Proprio il capitano con un brutale ed inutile intervento falloso su Improta (il quale si era già liberato del pallone) dava il via ad una serie di scorrettezze, non gravi ma fastidiose. Casarin distribuiva parecchie ammonizioni, ma dava la sensazione che la partita potesse sfuggirgli di mano da un momento all'altro: in molte occasioni, infatti, le sue decisioni apparivano poco convincenti.

Ad un comportamento complessivamente un po' indulgente nei confronti dei laziali e eccessivamente aspro (soprattutto per quanto riguarda le ammonizioni) verso i sampdoriani, l'arbitro milanese (molto criticato lo scorso anno in occasione dell'incontro con il Bologna all’Olimpico) faceva seguire due decisioni decisamente e gravemente sbagliate. Al 18' puniva Lippi con un tiro di punizione da fuori area per un intervento avvenuto nettamente dentro i sedici metri: a mio avviso il solido libero sampdoriano aveva calciato regolarmente il pallone sul fondo e Chinaglia era finito a terra sullo slancio, urtandolo: se Casarin aveva però giudicato falloso l’intervento, era suo preciso dovere concedere il rigore: l’episodio era avvenuto infatti chiaramente ira area. Al 5' della ripresa un colpo di testa di Chinaglia coglieva stranamente impacciato Cacciatori, il quale si riceva sfuggire il pallone: mentre tentava di recuperarlo, Salvi atterrava vistosamente Manservisi lanciatosi in avanti: rigore addirittura clamoroso, puntualmente ignorato. Probabilmente Casarin stava seguendo i movimenti del portiere e gli è quindi sfuggito il fallo avvenuto nella parte sinistra dell'area.

Nel complesso una direzione francamente mediocre: sarà bene che il giovane arbitro si adegui ai dettami del regolamento: la sua idiosincrasia per i rigori è irritante. Il suo momento migliore lo ha avuto nel finale, quando un tifoso, dopo il gol di Wilson, ha tentato di aggredire Boni, reo di aver malmenato un po' di giocatori laziali. Casarin, dall’alto di una rilevante statura, ha bloccato e colpito il tapino, su cui intanto stavano volando i carabinieri.

Il presidente della Samp ha presentato riserva scritta all'arbitro sulla regolarità della partita. Un gesto non proprio simpatico, considerando che l'esagitato invasore non è venuto a contatto con nessun giocatore e l'atmosfera della partita è stata, per quanto riguarda il pubblico, tranquillissima. Per la Lazio è prevista una multa, nulla di più.

Come ho accennato prima, pochissime le azioni di rilievo. Il primo tiro degno di questo nome lo si è avuto al 20' e lo ha scoccato Garlaschelli. Al 25' c'è stato un grosso svarione di Cacciatori su spiovente di Nanni; al 40' un buon servizio di Re Cecconi dal fondo con liscio di Garlaschelli e salvataggio di Improta su Nanni; al 42' fiacco pallonetto di Maraschi; al 47' una protesta di Chinaglia per una caduta in area; al 71' l'ingresso di D'Amico invocato dal pubblico; al 72' uno scherzetto di Boni al ragazzino appena entrato in campo: finta a sinistra e scatto a destra in area della Lazio, ma nessuno raccoglie il suo insidioso passaggio; al 75' un grottesco tiraccio di Maraschi ben lanciato da Improta; al 77' un marchiano errore di Chinaglia su traversone di Frustalupi, poi un minuto dopo il gol su passaggio da destra del centravanti e deviazione di Lodetti: Wilson, lasciato libero in piena area, infilava di destro.

Quindi la solitaria invasione. Chinaglia che colpiva un fotografo scambiandolo per l'incauto aggressore (ma è proprio impossibile per certi laziali come Long John e Wilson mantenere i nervi a posto?), la cattura e quindi a due minuti dalla fine un salvataggio di Facco in area.

Leggermente meno brillante la Sampdoria nella ripresa: un po' la stanchezza, un po' la speranza di portare a buon fine il pareggio, un po' la rabbia della Lazio, hanno fatto sì che in questo periodo la squadra ligure si contraesse molto e perdesse a volte la sua mirabile logica di gioco. Maestrelli dopo il riposo mandava Martini su Badiani per dare un po' di respiro a Frustalupi che veniva così a trovarsi davanti lmprota, bravo ma assai meno dinamico e pericoloso del numero sette. Non si può dire che la mossa, pur giusta, abbia avuto un peso nella storia di questa difficile, non brillante, ma gustosa partita di tipo “scientifico”.

Per la Lazio è la quarta vittoria consecutiva per 1-0 sulla Samp all'Olimpico, campo sul quale i liguri non riescono a segnare dal 12 marzo '61. A proposito di cifre, dai 460 milioni di abbonamenti fatti registrare lo scorso anno, la Lazio è passata agli attuali 706. Complessivamente le due società romane hanno raccolto un miliardo e mezzo di fiducia dai loro tifosi.


La Gazzetta dello Sport titola: “Lazio sfocata e fuori fase – Tocca a Wilson cavare il gol – Una partita complicata dall’uomo in campo… Sull’aggressione all’Olimpico cosa scriverà Casarin?”.

Roma - Tutto succede nel finale, quando la partita è entrata in fase di stanca e la Sampdoria, che ha vissuto momenti difficili nella prima fase del secondo tempo, sembra ormai al sicuro da qualsiasi brutta sorpresa. La Lazio disordinata e scucita, la brutta copia della brillante formazione esibitasi domenica scorsa a Vicenza, va avanti per forza dl inerzia ostinandosi in un calcio senza nerbo e senza idee, sempre indirizzato nell'imbuto centrale alla ricerca di Chinaglia, servito con palloni alti e fuori misura.

La Sampdoria è ottimamente impostata in difesa e meglio ancora a centrocampo, guidata dal ringhioso Lodetti, maligno e furbo nei suoi interventi, sorretta dalla vena di Badiani, Improta e Salvi. Fino all’84’ il canovaccio della partita non offre varianti; assalto furioso e slegato della Lazio alla rete dl Cacciatori, peraltro scarsamente impegnato; agile disimpegno della Sampdoria, brillante nella zona centrale ma spenta in avanti. Casarin ha sorvolato su un paio di interventi discussi e discutibili dl Rossinelli prima (19') su Chinaglia e di Santin poi (50’) su Manservisi, ma nel contesto della vicenda la Lazio non può lamentarsi del direttore di gara che abbonda nelle punizioni contro i liguri nella zona non incandescente.

Quando il pubblico ormai sembra rassegnato allo zero a zero, al pari, Chinaglia pressato da Santin, nelle cui vicinanze navigano pronti a dargli man forte Arnuzzo e Salvi, si attarda, effettua un paio dl giravolte e di finte nella speranza dl riuscire ad effettuare un'operazione di sfondamento, poi visto che non c'è nulla da fare, dalla tre quarti dell'area di rigore sampdoriana effettua una centrata a mezz'altezza sulle quale irrompono con opposte intenzioni Lodetti, Manservisi e Rossinelli; Lodetti nell’ansia di respingere sfiora il pallone, la sua mossa mette fuori causa Manservisi, ma fa pervenire la sfera pulita e precisa nel pressi di Wilson, arrivato indisturbato dalle retrovie laziali a dar man forte al compagni. Wilson controlla con calma il pallone e, sul tentativo disperato di sortita di Cacciatori, lo trafigge con un tiro dal basso in alto.

Un gol che regala la vittoria alla Lazio e da materiale agli esperti nella scienza della statistica, perché è il primo gol messo esso a segno in Serie A dal libero dalla Lazio. La Sampdoria, non nuova a siffatte disavventure negli ultimi minuti sul terreno dall'Olimpico, si disunisce e la Lazio riparte baldanzosa alla ricerca del raddoppio per poter chiudere in bellezza un'avventura dai molti chiaroscuri, Garlaschelli e Boni si contendono un pallone sulla linea di fondo attraverso qualche scambio di colpetti proibiti finché Casarin interviene e ordina una punizione contro la Lazio...

Lo stesso Boni sta aggiustandosi il pallone per la ripresa del gioco, quando dal mucchio di fotografi che fa ressa nelle vicinanze della porta di Cacciatori sbuca fuori un tizio vestito di blu con un maglione rosso; entra indisturbato, nonostante la presenza di nugoli dl agenti d'ordine sul campo, si porta nei pressi di Casarin, lo apostrofa probabilmente con male parole, poi mentre l'arbitro non riesce ad inquadrare la situazione tenta di avventarsi contro di lui. A questo punto irrompono in forze carabinieri e polizia e trascinano dl peso verso l'ingresso sottostante la curva sud l'energumeno contro il quale si avventa Chinaglia, che sbaglia però bersaglio e mette giù un fotografo.

Il parapiglia dura un minuto, l'arbitro fa riprendere il gioco dal punto ove era stato interrotto in precedenza, Lodetti lancia la punizione e la Sampdoria vanamente tenta di riconquistare quel punto che si è fatta portare via storditamente per un eccesso forse di confidenza unito ad uno sbandamento collettivo che rasenta l'assurdo: consentire al “libero” avversario di poter arrivare indisturbato nell'area piccola del proprio portiere.

Adesso c'è da esaminare il lato regolamentare della questione che, come è noto, è legato al referto che il Sig. Casarin trasmetterà al giudice sportivo. Non è da escludere al momento, che la vittoria veramente sofferta della Lazio si trasformi in uno zero-due per la responsabilità oggettiva della società.


Il Messaggero titola: “Una bella coppia in cima alla classifica – La Lazio del gioco a tutto campo e la Fiorentina dei giovani sono le sole compagini ancora a punteggio pieno – La chiave del catenaccio ce l’ha Wilson”.

Irretiti dal massiccio schieramento difensivo dei genovesi, i biancoazzurri hanno molto penato per risolvere la partita. C'è voluta una gran botta di capitan Wilson a 7 minuti dalla fine. In precedenza l'arbitro Casarin aveva negato due rigori ai laziali. Incidente verso la fine tra il direttore di gara e uno spettatore arrivato ai bordi del campo,

La Lazio non è rimasta sola, perché la Fiorentina è andata a vincere sul campo del Genoa. Comunque, il gruppetto di testa si è dimezzato, a comandare si ritrovano in due sole e la Lazio è una delle due. L'essenziale era, ed è, questo. Il resto, se non è silenzio, come diceva Amleto, presto lo diverrà. In altri termini, i due punti restano, mentre la gente farà presto a dimenticare che la Lazio, per conseguirli, ha dovuto faticare ancor più del previsto. Il fatto è che la Sampdoria di Vincenzi non soltanto è stata invelenita dai famosi tre punti di penalizzazione, diventando più scorbutica di quanto già non fosse, ma è anche squadra alla quale il nominato Vincenzi ha saputo dare organizzazione e schemi.

Nessuno, naturalmente, può fare miracoli e ognuno deve arrangiarsi con quello che ha. Vincenzi, con i suoi atleti di medio calibro, non poteva inventare uno squadrone. Si è accontentato di dar vita a un “team” affiatato e raziocinante, nel quale tutti la fanno da centrocampisti, perfino il vecchio centravanti Maraschi. L'obbiettivo è di tessere una ragnatela, che assicuri il più a lungo possibile il possesso della palla e comunque impedisca agli avversari di avvicinarsi troppo al portiere Cacciatori. A tratti si ha l'impressione che la palla venga portala in giro tondo per il campo senza alcun nesso logico apparente: ma intanto la squadra avversaria perde ritmo, idee e nerbo e inoltre si innervosisce, specie quando vede il girotondo concludersi con un retropassaggio da distante al portiere. C'è anche da dire che, di quando in quando il girotondo si spezza e la manovra si allunga, seguendo la trama di un contropiede repentino e abbastanza insidioso: un contropiede che, in definitiva, torna gradito perfino ai tifosi di parte avversa, perché, diciamo la verità, il girotondo è terribilmente soporifero.

La Lazio si è lasciata impaniare nel girotondo oltre il lecito. Quel che è peggio, ha affrontato la gara sotto ritmo, favorendo il gioco degli avversari. Forse la Lazio sottovalutava la Samp. Sta di fatto, ad esempio, che, se il piccolo elegante Improta scendeva verso Pulici, Martini se ne curava poco o punto e lo lasciava a Frustalupi o a Re Cecconi; per converso, se a scendere verso la porta genovese era Martini, subito Improta si poneva alle costole di Martini. Anche se in teoria l'uomo di Martini era Improta e quello di Re Cecconi era Boni e quello di Frustalupi, come previsto, Badiani e quello di Nanni Lodetti, la Lazio ha praticamente giocato a zona. Dopotutto non si trattava di una novità. Però la zona questa volta non riusciva ad aprire spazi ai biancazzurri, perché il "tutti centrocampisti" sampdoriano finiva regolarmente per mettere due o tre blucerchiati contro un solo biancazzurro. E questi soccombeva.

La Lazio era tutta disposta per attaccare e in effetti attaccava. Ma la Sampdoria costringeva Frustalupi, Re Cecconi, Nanni e Martini a restarsene schierati su una medesima linea e passarsi orizzontalmente la palla. Correva troppo spazio tra questa linea e le punte e troppo tempo il quartetto impiegava ad occuparvi o ad infilarvi il pallone. Quando l'uno o l'altro evento si verificava, la seconda diga sampdoriana era ormai troppo solida per poterla frantumare, tanto più che laziali procedevano lento pede e amavano attrupparsi al centro. Perfettamente logico, quindi, che il gioco procedesse monotono e scevro da emozioni a parte quelle che potevano essere fornite da falli, soprattutto su Chinaglia, commessi dai robusti difensori genovesi.

All'atto pratico, durante il primo tempo la Lazio, pur battendo e ribattendo, ha dato l’impressione di poter passare non più di tre volte: quando una volta Nanni e una volta Re Cecconi hanno tentato l'aggiramento dalla destra e ancor più maggiormente la terza volta, quando Re Cecconi l’aggiramento l’ha effettuato sulla sinistra. Si dà però il caso che Re Cecconi, a causa d'una brutta botta presa presto, non fosse in buone condizioni fisiche, tanto che al 67' ha lasciato il posto a D'Amico. E di questo bisogna tenere conto, dal momento che il passo di Re Cecconi molto influisce sul rendimento della Lazio.

Va anche sottolineato che, per quanto all'apparenza improduttivo, il batti e ribatti della Lazio ha finito per provare duramente la Samp. Nella ripresa la squadra genovese non ha saputo più ripetere il girotondo del primo tempo. Forse ha potuto condurre qualche contropiede in più, ma, se ciò è avvenuto, è stato perché era andata sempre più asserragliandosi dinanzi al proprio non sicurissimo portiere. Sia pure con affanno, sia pure con imprecisione, sia pure con confusione, il tambureggiare biancazzurro era divenuto così pressante che a sette minuti dalla fine la Samp non ha potuto evitare di alzare bandiera bianca.

Frustalupi ha lanciato Chinaglia sulla destra e il centravanti ha scavallato finché, in prossimità del limite dell'area, non ha potuto crossare. Ennesima mischia, respinta corta di un difensore (Arnuzzo?) proprio in mezzo all'area, dove era corso ad appostarsi Wilson. Tiro violento dal basso in alto sulla destra del portiere e primo gol del libero dopo cinque anni di Lazio.

Subito dopo Garlaschelli per poco non ha raddoppiato. Come la Samp si è salvata per il rotto della cuffia, si è visto un tizio entrare in campo per azzuffarsi con Boni. Poi l'uomo è parso litigare con l'arbitro. Poi è stato portato via. Poi Chinaglia è uscito dal campo e, scambiando fischi per fiaschi, ha fatto fare un gran volo a un fotografo. Poi la partita è ripresa ed è finita regolarmente, ma il presidente sampdoriano non ha omesso di presentare la sua brava riserva scritta. La Samp aveva legittimissimamente perduto: ma siamo o non siamo i discendenti dei maestri del giure?

La Samp avrebbe perso ancora più severamente, se il signor Casarin si fosse adeguato a quello che la radio ha definito il nuovo corso arbitrale in tema di rigori. Casarin, per un atterramento di Chinaglia dentro l'area ad opera di Rossínelli, ha portato la palla sul limite e decretato una punizione a due calci (19’); ha sorvolato su un altro fallo in area, ai danni dello stesso Chinaglia, all’inizio della ripresa; ha perdonato a Rossinelli l'avere mandato a gambe levate Manservisi, avventatosi su un pallone sfuggito a Cacciatori su colpo di testa di Chinaglia (50').

Quest'ultimo è stato un fallo veramente marchiano, il più da rigore di tutti. Ma si vede che il “nuovo corso” di Casarin è rappresentato non già dalle direttive del raduno viareggino, bensì dal processo a Padre Eligio, da lui fortemente voluto. Per buona fortuna della Lazio - una Lazio a corrente alternata, ma, tutto sommato, non immeritevole - la disparità di vedute di Casarin rispetto ai Gonella e ai Riccardo Lattanzi non l'ha danneggiata, anche se poco ci è mancato.


Il Tempo titola: “La Lazio vince anche contro l’arbitro – La debolezza di Casarin ed il violento non gioco dei liguri hanno trasformato in battaglia la partita, risolta da Wilson a sette minuti dalla fine – Finale a sorpresa con uno scalmanato entrato in campo”.

Sudata e faticata oltre le previsioni, la seconda consecutiva vittoria della Lazio è arrivata a sette minuti dalla fine, quando Wilson, spintosi anche lui in avanti nell'arrembaggio finale della sua squadra, è stato raggiunto in piena area da un docile pallone, che ha facilmente controllato prima di scagliarlo alle spalle di Cacciatori. Con questo gol, la Lazio resta in testa dividendo con la sola Fiorentina (vittoriosa a Genova con un altro gol di Speggiorin, non più “oggetto misterioso”: tre gol, e tutti decisivi, in sette giorni) il comando della classifica ed il privilegio del punteggio pieno, al termine di una giornata di campionato che ha segnato la caduta di un’altra grande, la Juventus, battuta senza scampo dal Napoli a Fuorigrotta.

La Lazio, pertanto, può guardare con rinnovato ottimismo al futuro senza troppo recriminare, a mio avviso, per l’eccessiva difficoltà incontrata nel battere la Samp: la brutta partita che abbiamo vista, la durezza del gioco praticato dai contendenti, la lunga ansia per la conquista del vantaggio decisivo sono tutti, ritengo, elementi da attribuire prevalentemente al non gioco dei liguri, al loro impegno nel frenare in ogni modo la iniziativa della squadra capitolina.

Di incontri così la Lazio, ora che è una grande, ne troverà parecchi sulla strada del campionato; l’importante è riuscire comunque a vincerli: è importante perché consente alla squadra più meritevole di andare avanti e, anche, perché punisce chi minaccia di immeschinire oltre il lecito questo gioco del calcio, che scade, appunto, a spettacolo di infimo grado quando così ostentatamente una delle due squadre si preoccupa esclusivamente di distruggerlo.

Francamente, il gol vincente di Wilson mi è giunto graditissimo per la sconfitta della Samp, ancor più che per la vittoria della Lazio. Una Samp che, reduce dalla clamorosa vittoria sul Milan, nella fase iniziale della partita aveva mostrato di essere solida e ben organizzata, in grado di creare serie difficoltà alla Lazio come quando, al 5’, un contropiede di Badiani aveva offerto una comoda palla-gol a Improta, tardo nel controllarla e, pertanto, anticipato dal disperato recupero di Facco.

Ma, col passare dei minuti, si è sempre meglio capito che, in realtà, alla Samp il campo di gioco interessava sino alla fascia di tre quarti: dove, isolatissimo, stazionava un Maraschi addirittura patetico nei suoi personali tentativi. Per Vincenzi, evidentemente, la partita andava tenuta e controllata nel resto del campo; e, per farlo, ha eretto un centrocampo molto munito che ha giocato contro l’opposto reparto con la determinazione e la grinta proprie dei difensori in area; Lodetti, ad esempio, si è incollato alle costole di Nanni ed ha costruito tutta la sua partita sul controllo del centrocampista laziale, spesso sottoposto ad angherie che non hanno mai spinto, però, Casarin ad annotare il nome dell’ex-milanista; così Badiani ha preso in consegna Frustalupi, mentre Boni doveva vedersela con Re Cecconi, la cui posizione arretrata ha finito con l’agevolare il compito dell’avversario. L’unico a fare eccezione in questo schieramento è stato Improta; dovendosela vedere con Martini, non sempre ha seguito l’abituale gran movimento del terzino, riuscendo però, anche, a fruire di una libertà di gioco, che avrebbe potuto trovare frutti migliori ove la Samp fosse scesa in campo con una maggiore disponibilità offensiva e ove Boni, in particolare, non fosse incappato in una giornata abbastanza balorda.

La Lazio, stretta in questo ingranaggio, ne ha sofferto molto; soprattutto in Frustalupi e in Re Cecconi; ed anche in Martini, costretto a continui recuperi per controllare Improta. Per tutto il primo tempo, la Lazio non è mai riuscita a trovare il filo del gioco ed i pericoli che ha corso Cacciatori sono nati fatalmente dalla continuità della pressione dei capitolini e da qualche errore della difesa ligure che, in un paio di occasioni, è anche ricorsa ad interventi apparsi meritevoli del rigore. Ma Casarin – contrariamente a quanto auspicavo ieri – non ha colto l’occasione di questo incontro per dimostrare che la sua direzione dell’anno scorso all’Olimpico (Lazio-Bologna) era stata il semplice frutto di una giornata storta.

No, Casarin ha invece detto a chiare note che lui appartiene a quella categoria arbitrale per la quale il rigore è il male estremo, sempre da evitare ove appena sia possibile: così ha lasciato passare un fallo di Santin su Chinaglia al 13’, quando, peraltro, neanche l’intervento del centravanti era apparso ortodosso; ma, cinque minuti dopo, quando Rossinelli ha messo giù Chinaglia un metro dentro l’area, l’arbitro ha guardato verso il segnalinee dando netta l’impressione di voler concedere il rigore e, quindi, non avendo ricevuto lumi di sorta dal suo collaboratore, è ricorso alla decisione più infelice: ha tirato, cioè, la palla indietro di un metro ed ha concesso il calcio di punizione.

Nella ripresa, la Lazio si è avventata; dando anche al suo gioco la grinta che la decisione dei liguri rendeva necessaria. La Samp, di conseguenza, ha dovuto arretrare tutta la sua linea difensiva e, lasciato il centrocampo, si è contratta dinanzi all’area. Gli scontri tra i giocatori sono diventati continui; Casarin, per lo più, è rimasto a guardare; anche quando, al 5’, Cacciatori ha parato e poi perduto la palla scagliatagli di testa da Chinaglia per riavventarsi prontamente sul pallone, mentre Manservisi, che si era a sua volta lanciato sulla preda, non poteva raggiungerla perché Salvi lo metteva giù.

La partita si è riscaldata e i termini del gioco non sono stati granché modificati dall’innesto di Arnuzzo (uno stopper) al posto dell’infortunato Prini o di D'Amico in quello di Re Cecconi, contuso a una coscia. L’arrembaggio laziale, naturalmente, ha creato spazi invitanti per il contropiede della Samp; ma questa, a vincere, non ci pensava neanche e solo in un’occasione (24’) ha fatto correre qualche brivido a Pulici quando Boni, scavalcato D'Amico sulla destra, ha operato un pericolosissimo cross dinanzi alla porta, sul quale non s’è trovato nessuno dei suoi compagni.

La lunga pressione biancazzurra ha creato la prima autentica palla-gol della partita al 33’, quando Frustalupi ha crossato pescando di precisione Chinaglia, scattato in anticipo sui difensori: ma il centravanti, invece di tuffarsi di testa, ha tentato la difficile deviazione di piede ed ha completamente mancato la palla.

Perciò, per segnare, la Lzio ha dovuto aspettare il 38’, quando, sulla destra Chinaglia, in possesso della palla, ha prima tentato di superare Santin e poi ha preferito rimettere al centro. Lodetti, sul dischetto, si è alzato sbucciando appena di testa la palla, che è pervenuta a Wilson tutto solo; un giochetto, per il capitano, controllarla e poi scaraventarla in rete. Subito il gol, la Samp – come sempre accade in queste occasioni – si è caoticamente buttata in avanti, cercando anche di affrettare i tempi del gioco, laddove, in precedenza, li aveva irritantemente rallentati. E, appunto, mi ha fatto piacere assistere a questo impotente tentativo e veder perdere una squadra che, a parte i primi dieci minuti, non aveva mai provato a giocare seriamente al calcio. Mi sembrava quasi un coccodrillo: con le sue proverbiali lacrime.


La Stampa titola: “Wilson decide a sei minuti dalla fine – Generosa ma senza fortuna la prova dei blucerchiati”.

Roma – È stata una partita difficile, contrastata, duramente combattuta. Ha vinto la Lazio per aver attaccato di più, ma alla Samp spetta il diritto di recriminare contro la sorte, perché è bastato un errore del suo uomo più generoso (Lodetti) per perdete un match che pareva destinato al pareggio.

L'episodio cha ha determinato il risultato è avvenuto alI’84'. La Lazio nel finale attaccava quasi con furore; c'era più confusione che gioco nella manovra dei biancoazzurri, ma Io pressione era costante, come continuo era il lavoro dei difensori, impegnati nel suggerire azioni su azioni alle punte piuttosto in difficoltà. Su un allungo di Nanni, Chinaglia scattava sulla destra e centrava nel mucchio dei difensori liguri. Sulla palla c'erano Lodetti, Lippi e Rossinelli. Saltava Lodetti, affiancato da Garlaschelli: Il vecchio difensore toccava ma “sbucciava” la palla, che superava tutti per giungere al piede destro dl Wilson, inspiegabilmente avanzato ed ancora più inspiegabilmente solo. La botta del libero laziale non concedeva scampo a Cacciatori. Era il gol della vittoria.

La disperazione dei sampdoriani e le caotiche vicende del finale non potevano modificare il risultato. Vinceva la Lazio, con buon merito, ma con altrettanta fortuna, perché, pur attaccando settanta minuti su novanta, gli uomini di Maestrelli non avevano mai costruito un'azione degna di questo nome. Era una Lazio senza idee, confusionaria, imprecisa, scoordinata. Frustalupi e Re Cecconi non indovinavano un solo passaggio giusto, ed il gran lavoro di Nanni o Garlaschelli si perdeva in un fraseggio assolutamente inutile. A rendere difficile il compito di una Lazio in leggera crisi, cooperava la tattica studiata da Vincenzi.

La Samp era scesa all’Olimpico decisa a non perdere. Non faceva catenaccio nel senso letterale del termine. Cercava invece di addormentare la partita, inaridendo le fonti del gioco avversario. Era una Samp dinamica, vivace, intraprendente, a tratti addirittura bella per il movimento sincrono dei suoi uomini, pronti a scattare in avanti alla prima favorevole occasione. Avanzava a tratti Rossinelli, terzino elegante e preciso, o lo seguiva a distanza Boni, un centrocampista di lusso. Salvi teneva i collegamenti con assoluta efficacia, mentre Improta (finché ha avuto fiato) ha funzionato da regista avanzato, illuminando il gioco con idee a volte addirittura geniali.

Il gioco era equilibrato, anche se la Lazio attaccava di più. Al 10’ Casarin puniva severamente un intervento di Santin ai danni di Chinaglia. C'era anche chi pretendeva il rigore. Per noi non era neppure fallo.

Nella ripresa, dopo pochi minuti (49’) usciva Prini per infortunio. Arnuzzo lo sostituiva, ma accusava qualche scompenso. Si infittivano gli attacchi della Lazio. Sospinto a tergo, cadeva in piena area Manservisi, ma Casarin non vedeva; cercava consiglio da un guardalinee, che non rispondeva (51’). Ormai la Samp cercava soltanto lo 0 a 0. Era un errore, perché la squadra ligure non conta uomini abili nelle barricate. Sono tutti bravi palleggiatori più che difensori puri. All’84' la rete già descritta, poi il caos finale che cancellava tutti gli aspetti tecnici dall'incontro.

La Lazio ha vinto e guadagna due punti. Il resto rimane materia di studio da parte di Maestrelli. Perché i biancoazzurri non hanno ancora raggiunto il rendimento dello scorso anno? La difesa è solida, ma il centrocampo e l’attacco devono migliorare. Forse è solo questione di forma atletica. Per ora vengono i risultati. La Lazio pare voler rimanere parecchio in testa alla classifica.


Paese Sera titola: “Batti e ribatti, Wilson – La Lazio supera la Samp dopo ottanta minuti di assedio – Gol “storico” del capitano biancazzurro: il primo della sua carriera – Finale “giallo” con un invasore solitario a tre minuti dalla fine: grossa multa o squalifica del campo?”

Due più due quattro. La fatica è stata superiore al previsto, c’è voluto uno “storico” gol di Wilson, quando alla fine non mancavano ormai più di sette minuti, e alla fine il tutto è stato anche condito con un pizzico di giallo che solo per fortuna non ha aperto drammatici interrogativi sulle immediate prospettive di campionato: ma alla fine i conti sono puntualmente tornati alla Lazio, che ha vinto all'Olimpico la sua gara d'esordio, doppiato i punti conquistati chiaramente sette giorni prima a Vicenza e conservato il primo posto in classifica in compagnia della sola Fiorentina.

Sulla partita con la Sampdoria che i biancazzurri romani hanno lungamente sofferto e sulla vittoria propiziata dal primo gol di Wilson nella sua carriera di calciatore si è discusso molto e sicuramente si discuterà ancora nei prossimi giorni, se non altro per l'incredibile episodio cha ha visto in campo, e a stretto contatto con l'arbitro e un grappolo di giocatori, un invasore piombato dalla curva nord quando la Lazio aveva già stretto in pugno la sua vittoria. Eppure per una squadra che doveva assolutamente vincere (e che nella discussione e nelle polemiche vive praticamente molte delle sue giornate infrasettimanali) il fatto è da considerarsi episodio a se stante, non incide la credibilità che la formazione si è già conquistata definitivamente e solo lievemente appanna la soddisfazione del clan romano.

Certo, si ripropone il problema già sollevato, anche lo scorso anno, delle difficoltà biancazzurre a trovare facili sbocchi attraverso un centrocampo bene organizzato ed una retroguardia copertissima nella propria area, ma questo è problema generale che investe la Lazio come molte altre delle migliori rappresentanti del calcio italiano; peraltro destinato a cadere senza lasciare segno quando, bene o male, presto o tardi, l'assalto produce una breccia nello schieramento avversarlo.

La Lazio la sua breccia se l’è aperta ieri all'ottantatreesimo minuto di gioco e, se la battuta vincente di Wilson (quando tutto lasciava ormai supporre che anche gli ultimi attacchi biancazzurri non andassero oltre la convulsa mischia davanti alla porta di Cacciatori) lascia l’amaro in bocca alla Sampdoria che si era disposta in modo da cancellare l'ultimo punto di penalizzazione, giungendo meritatamente a un passo dal traguardo, i romani possono ugualmente affermare ora di aver catturato più che legittimamente i due punti affannosamente inseguiti.

Come a questo punto vi sarà facile capire, il succo, il periodo di maggiori emozioni di questa sfida, in cui i nervi hanno spessa paralizzato lo spettacolo, si è condensato negli ultimissimi minuti di gioco e dopo che la fresca e grintosa pattuglia ospite era riuscita ad indicare per un tempo buono e forse più le strade attraverso le quali aveva costruito sette giorni prima il suo clamoroso successo d'esordio a Marassi sul diavolo milanista.

La Lazio fino a quel momento non aveva corso grossi rischi e non si era mai ripetuta la situazione che, in precedenza, aveva portato la Samp a trovare tre volte la via della rete milanista, ma la manovra biancazzurra aveva trovato sempre ostacoli insuperabili nella eccellente organizzazione manifestata dai liguri. Per venti minuti esatti, i primi, proprio a centrocampo, nel settore in cui tradizionalmente la Lazio esprime un gioco di grossa caratura e continuità, era stata addirittura la Sampdoria a muoversi con maggiore disinvoltura sfruttando la grossa libertà concessa da Martini a Improta e affiancando sempre con bella puntualità il geniale ex napoletano con Badiani, Boni e Salvi.

La situazione si è modificata quando la panchina biancazzurra ha rovesciato l'ordine delle marcature imposte in partenza dall'allenatore Vincenzi, che aveva spedito Badiani alle costole di Frustalupi, assegnando a Improta il ruolo di regista in posizione arretrata sempre fuori dal raggio d'azione del terzino Martini. Frenata meglio la lineare manovra di rimessa degli ospiti, la Lazio non è però riuscita contemporaneamente a dare maggiore sostanza e idee alla propria offensiva. Frustalupi, per quanto sempre il più lucido tra i mediani biancazzurri, è incorso in diversi errori di misura e poiché Martini utilizzava solo raramente con le idee necessarie la sua completa libertà d'azione e Re Cecconi, prima di lasciare il campo per infortunio (D'Amico al 22' della ripresa) offriva solo a sprazzi l'esempio delle sue esemplari doti di impeccabile incursore, gli attacchi della Lazio hanno a lungo prodotto soltanto una somma incredibile di errori di mira e di esecuzione, trovando sbocchi apparenti nel cross parabolico, manna autentica per i robusti e tempisti difensori dell'area doriana.

A un certo momento è parso che a complicare le cose già molto difficili per la Lazio intervenisse anche l'arbitro, apparso assai tollerante con taluni ringhiosi interventi ai danni dei giocatori biancazzurri. E l'impressione si è rafforzata attorno al ventesimo minuto, quando un verticale di Nanni per Chinaglia è stato vanificato da una micidiale entrata di Rossinelli, che, in piena area, ha spazzato via il centravanti. L'arbitro ha visto e ha fischiato. Però, dopo aver chiesto inutilmente conforto al suo guardalinee che non lo ha filato proprio quasi voltandogli le spalle, ha preso il pallone e lo ha piazzato al limite, tre metri almeno più indietro rispetto al luogo dell'”incidente”. Rigore o no, la Lazio comunque aveva fatto troppo poco per guadagnarsi il vantaggio e sulla stessa linea la storia è continuata fino al riposo.

Un cambio di rotta al è avvertito subito all'inizio della ripresa. La Samp, costrettavi dalla fatica accusata da quelli (Badiani ad esempio) che di più avevano pedalato per tutto il primo tempo e consigliata dalla prudenza, ha arretrato la propria posizione sempre più a ridosso della propria area. Sebbene Improta, il più bravo nettamente, apparisse sempre ben disposto ad impostare l'azione di contropiede, la Lazio, alle prese di fatto con il solo e assai parziale pericolo rappresentato da Maraschi, ha potuto stringere i tempi della sua offensiva.

L'iniziativa ha continuato a rivelare grosse pecche, i nervi più che la ricerca di scelte logiche hanno condizionato ancora la spinta, ma inevitabile a quel punto che anche la difesa della Samp accusasse il peso dell'usura e della tensione. E dopo che Nanni aveva tentato inutilmente per due volte di scovare un corridoio utile a liberare Chinaglia stretto nel mucchio, proprio una incertezza collettiva della retroguardia ospite ha spalancato a Wilson il gol della vittoria biancazzurra.

Chinaglia ha conquistato un pallone e, finalmente, ha cercato spazio sul versante destro, trascinandosi dietro Santin e il libero Lippi quasi a ridosso della bandierina del calcio d'angolo. Il centravanti ha fatto dietro front, ha saltato Lippi, ha gelato ancora la palla poi, scattando ancora in avanti, ha catapultato in corsa un cross teso nel pieno dell'area ligure. Sul pallone sono saltati tre difensori liguri e Garlaschelli. E l'ha leggermente deviata con la nuca il vecchio Lodetti piazzandola comodamente verso Wilson, da qualche minuto lanciato anche lui spavaldamente in avanti. Stop di petto e mezza girata del libero e gioco fatto.

Le fasi conclusive sono valse poi per mettere in evidenza una grossa iniziativa di D'Amico, giunto a un soffio dal raddoppio con azione personale, per ripresentare sprazzi dl gioco biancazzurro di vecchia e spettacolare fattura e per sottolineare la follìa di certi tifosi.

Al 42' si è avuta la pennellata di giallo. Con la palla sul fondo e con l'arbitro che aveva assegnato un calcio di punizione alla Samp due metri davanti alla porta di Cacciatori, all'improvviso ha fatto la sua comparsa in campo l'assurdo personaggio. Calato dalla curva? Pare. II giovanotto, maglione rosso e giubbotto, si è avvicinato al gruppo, ha messo un dito sotto il naso dell'arbitro e, se questi non fosse stato pronto ad allontanarlo spedendolo nelle braccia degli agenti…

La Sampdoria sostiene che l’arbitro è stato colpito ed ha presentato riserva scritta. Il signor Casarin afferma di non essere giunto a contatto con l'invasore e poiché meglio di lui non lo sa nessuno, la Lazio se la caverà con una grossa multa. Si potrebbe temere anche la squalifica del campo, ma i buoni precedenti della squadra romana sembrano escludere questa Ipotesi.


Momento Sera titola: “E’ proprio forte, se è più forte di quel Casarin! – Gol vincente di Wilson a 7’ dalla fine dopo 2 rigori negati”.

Si sapeva che non sarebbe stata una passeggiata. Chi di calcio capisce qualcosa, se lo era immaginato. Perché la Samp, là in mezzo, dove si crea il proprio gioco e si distrugge quello altrui, vale veramente tanto. Quasi a volersi prendere una rivincita contro chi lo ha ritenuto anzitempo finito, Lodetti ha saputo pazientemente costruire il suo capolavoro: un “quadrilatero” di ferro, del quale egli non è il regista né l’ispiratore e tanto meno l’uomo di maggior prestigio e personalità. Un blocco in cui si sono fusi la volontà, la classe, l’esperienza e lo slancio di quattro uomini animati da un entusiasmo ammirevole.

Da buon artigiano, Lodetti ha curato con rara meticolosità questa sua “creazione” ed ora può menare giustamente vanto dei risultati ottenuti; se la Samp è forte e può guardare con fiducia al futuro anche se è partita da tre punti sottozero, deve ringraziare innanzitutto il suo esemplare capitano. Reduce dal meritato successo sul Milan, la squadra di Vincenzi ha affrontato la Lazio all’Olimpico senza tradire la minima emozione.

Fin dal fischio d’inizio, s’è intuito che per i biancazzurri sarebbe stato ben difficile “passare”. La disposizione in campo dei blucerchiati era assolutamente perfetta: davanti al portiere Cacciatori e al “libero” Lippi, erano schierati Santin su Chinaglia e Prini su Garlaschelli. Poi, tutta una serie di centrocampisti: Rossinelli su Manservisi, Lodetti, arretrato, che aspettava prudentemente in zona Nanni, l’imprevedibile Improta sempre impegnato a sottrarsi al controllo di Martini e infine i due “gioielli” Boni e Badiani, utilmente sacrificati ad eseguire uno strettissimo controllo di Re Cecconi e Frustalupi. In attacco, la Samp si limitava ad agire in contropiede con Maraschi e Salvi, costringendo peraltro Wilson a vigilare in continuazione, dato che Facco e Oddi venivano spesso “risucchiati” dai rispettivi avversari.

Non c’è voluto davvero molto per rendersi conto che Frustalupi e in particolare Re Cecconi “soffrivano” per un marcamento tanto stretto, ma, d’altro canto, c’era poco da fare. Alla Samp era più che sufficiente un pareggio e, così come la partita era stata impostata, uno zero a zero poteva costituire un traguardo non irraggiungibile. C’è stato un momento in cui, dando prova di non comune intelligenza tattica, Oddi e Wilson, a turno, hanno preso a sostituirsi a Re Cecconi, producendosi in quelle tipiche “sgroppate” dell’ex foggiano, costretto nell’occasione da Boni a liberarsi subito della palla per poter partecipare in qualche modo alla manovra.

Però, era evidente che le buone intenzioni dei difensori laziali non bastavano. Per sfondare quel “muro”, ci sarebbe stato forse bisogno di un attaccante di peso in più (non si trattava dunque di preferire Manservisi a D'Amico o viceversa) o di una soluzione tattica estemporanea (quale avrebbe potuto essere ad esempio un arretramento di Re Cecconi su… Maraschi per liberare il primo dall’incubo della stretta marcatura di Boni e per dare ampia libertà di movimento a Oddi).

Ma tutta presa dall’impegno della lotta, la Lazio non è stata a darsi pensiero di alternative di uomini e di gioco; ha continuato a premere alla sua maniera, a lavorare ai fianchi il rivale nella convinzione di logorarlo, a macinare gioco con impressionante aggressività. E sarebbe anche riuscita nell’intento di stroncare la vigorosa opposizione di Lippi e compagni se non avesse ritrovato sulla sua strada un arbitro, Casarin, il quale deve essere evidentemente prevenuto nei confronti della squadra di Maestrelli. Per ben due volte, infatti, il direttore di gara ha negato alla Lazio la possibilità di tentare la via del gol dal dischetto degli 11 metri, prima trasformando in una punizione dal limite un chiarissimo fallo da rigore commesso ai danni di Chinaglia (si era soltanto al 13’ di gioco e con un gol all’attivo i biancoazzurri si sarebbero mossi con maggiore speditezza), poi chiudendo inspiegabilmente gli occhi su un plateale atterramento di Manservisi da parte di Rossinelli.

Noi siamo portati ad essere molto indulgenti con i direttori di gara poiché comprendiamo le difficoltà del compito loro affidato; ma gente come questo Casarin non merita giustificazioni. Arbitri del genere costituiscono un autentico pericolo: prova ne sia che nel finale di gara, pur essendosi rasserenato l’ambiente dopo il gol vincente di Wilson, si è registrato un episodio di intolleranza, con uno spettatore sceso in campo con intenzioni poco “amichevoli”. Episodio da riprovare senz’altro, ma che vale a spiegare come un tifoso possa arrivare a perdere la pazienza anche se la sua squadra sta vincendo.

Il signor Casarin, indipendentemente dai “rigori” non concessi, ha innervosito la platea dell’Olimpico, consentendo ai difensori della Sampdoria di praticare un gioco estremamente rude; non c’è da sorprendersi, quindi, se ad un tratto l’atmosfera si è fatta rovente. Una volta di più, la Lazio è stata vittima della colpevole incapacità di questo mediocre direttore di gara. Sarebbe forse opportuno tenerlo distante da Roma il più a lungo possibile.

Nonostante Casarin, ad ogni modo, la Lazio, alla fine, ce l’ha fatta: ci credevano in pochi, ormai, e per questo la gioia è stata più grande. E per farcela, ha dovuto rischiare; non una sola volta, ma tante. Prima lanciando in avanscoperta Martini, poi Oddi, quindi Facco, infine Wilson.

Quando è stato il turno del “capitano”, è accaduto quel che normalmente accade in Italia quando viene avanti il “libero”: nessuno si è preoccupato di marcarlo. Così Wilson, in completa libertà, ha raccolto il traversone di Chinaglia da destra ed ha insaccato. Un gol bellissimo. Il primo gol di Wilson in maglia biancoazzurra. Dedicato alla sua squadra. Ai suoi tifosi. Alla nazionale.


l'Unità titola: "Agitato finale di Lazio-Sampdoria dopo la rete di Wilson (1-0). Bloccato dall'arbitro l'invasore solitario. Uno spettatore è entrato in campo per cercare di aggredire Boni. La squadra romana pagherà per questo gesto inconsulto? Buona prova della squadra genovese".

Lazio-Samp comincia... dalla fine, perché, al di là del successo della Lazio (1-0), l'episodio clou della partita è avvenuto proprio all'86' (un minuto dopo la rete di Wilson, allorché uno spettatore della curva sud, eluso il servizio di sorveglianza, si è lanciato in campo, tentando di colpire il sampdoriano Boni, reo di aver affrontato Garlaschelli a brutto muso. Ma prima che riuscisse a colpire il giocatore, "l'invasore" si è trovato di fronte l'arbitro Casarin che lo ha bloccato con un braccio, spingendolo poi tra le braccia dei carabinieri che lo hanno trascinato fuori del campo.

Ristabilita la calma (anche Chinaglia era intervenuto a dar man forte all'arbitro, tanto che nella foga del momento ha mandato a terra un fotografo), l'arbitro ha fatto riprendere la gara, fischiando però la fine dopo un solo minuto di recupero mentre, per quanto era avvenuto anche prima dell'episodio dello spettatore (si è poi appurato che si chiama Marcello Rosetti, che ha 29 anni ed è di Formello: è stato rilasciato poco dopo dai CC, i quali sostengono che non ha varcato la linea di fondo campo), il recupero avrebbe dovuto essere più largo.

Significa questo che il signor Casarin sarà duro nel suo referto e che la Lazio deve aspettarsi il peggio? Staremo a vedere, ma francamente non ci sembra che esistano gli elementi per andare oltre una grossa multa o al massimo una squalifica del campo. Da parte sampdoriana, per bocca del vice presidente Lolli Ghetti, si è appreso che la società blucerchiata ha presentato una riserva scritta sull'episodio.

Ma torniamo alla partita. La Lazio ha vinto con un gol di Wilson, il primo dei cinque anni di milizia biancazzurra, un incontro che ha mostrato come la Samp sia la sua bestia nera e come il successo sul Milan, di domenica scorsa, non fosse un episodio a sé. Forte a centrocampo con il "vecchio" Lodetti saldo in cabina di regia, anche se calato verso la fine, un Badiani che si è dato il cambio con Improta nell'inaridire la fonte di gioco laziale, parliamo cioè di quel Frustalupi che ha militato per 10 anni nella Samp e che si sta rivelando come il miglior regista dopo Rivera. In difesa Santin ha saputo "gelare" Chinaglia che non ha mai avuto spazio sufficiente per lanciarsi nelle sue proverbiali "sgroppate", anche se è partito da lui - portandosi dietro Santin, Lippi e Lodetti - il cross che permesso a Wilson di sbloccare il risultato.

Ovvio che l'infoltimento del centrocampo ha tolto frecce all'arco del contropiede, pur se talvolta le puntate in avanti dei blucerchiati, con i laziali sbilanciati alla ricerca del successo, hanno fatto faticare i vari Oddi, Facco e Wilson. Diversamente da quanto messo in atto contro i rossoneri, la punta vera è stata il solo Maraschi, d'altra parte ben contenuto da Oddi. E il piano sembrava dover dar ragione a Vincenzi, perché fino al momento del gol, la Lazio si era vista chiudere tutti gli spazi, sia che tentasse di far convergere l'offensiva verso il centro o cercasse di aggirare operando sulle fasce laterali.

Pareva proprio che dovessero ripetersi gli eventi dello scorso campionato, allorché all'andata rimediò uno striminzito pareggio in bianco a Genova e riuscì al ritorno all'Olimpico, a prevalere grazie ad una prodezza di Nanni. Questa volta la prodezza l'hanno compiuta in tandem Chinaglia e Wilson (Vincenzi dirà, negli spogliatoi, che la sua squadra ha incassato un gol da "polli"), ma ha anche sottolineato che nella ripresa la Samp è stata messa alla frusta, perché gli attacchi dei laziali sono stati senza soluzione di continuità, portando in zona di tiro anche Oddi, Facco e Wilson.

Sull'altro fronte, detto delle difficoltà di Frustalupi di inserirsi efficacemente nelle trame di centro campo, il maggior lavoro è ricaduto sulle spalle di Martini, Nanni, Re Cecconi e del rientrante Manservisi, ma le manovre ariose, portate avanti a ritmo sostenuto che sono una peculiarità della Lazio, hanno sempre incontrato il folto schieramento avversario, infrangendovisi contro, soprattutto nel primo tempo.

Nella ripresa i biancazzurri sono cresciuti di tono, il ritmo si è fatto asfissiante e Cacciatori ha avuto il suo bel da fare, denotando anche incertezze nella presa. Al 6' grosso pericolo per i blucerchiati, proprio su una parata difettosa su colpo di testa, irrompe Manservisi che però viene sgambettato da Lippi; il fallo è sul filo del rigore, ma Casarin è di avviso contrario (da ricordare che nello scorso anno, nell'incontro all'Olimpico contro il Bologna, fu proprio Casarin a negare due rigori ai laziali che impattarono 0-0). Al 24' entra D'Amico al posto dell'infortunato Re Cecconi e l'offensiva della Lazio acquista linfa fresca.

E al 40' la rete che dà la vittoria ai laziali e premia la gran mole di lavoro svolta nei secondi 45'. La Samp tenta la rimonta, ma i minuti a sua disposizione sono una manciata e inservibili per organizzare una qualche ragionata offensiva. Resta soltanto il rammarico per essersi lasciata sfuggire un pareggio che era alla sua portata.

Nella stessa pagina de L'Unità, le dichiarazioni dei protagonisti.

"Una partita sofferta, scorbutica che ha finito per innervosire tutta la squadra" - con queste parole Maestrelli commenta l'incontro dell'Olimpico. "E' finita bene - prosegue il trainer biancazzurro - e non posso che essere soddisfatto. Il giuoco della Sampdoria visto oggi è stato una dimostrazione che la vittoria sul Milan era più che meritata". Maestrelli poi ha elencato doti dei blu-cerchiati che secondo lui abbinano a giocatori di esperienza come Lodetti e Maraschi alcuni giovani (Improta, Badiani, Boni), dinamici e decisi nell'azione di interdizione e veloci nel contropiede. "Una Sampdoria - conclude Maestrelli - che darà filo da torcere a molte squadre in questo campionato". Per quanto riguarda la Lazio, Maestrelli ha avuto parole di elogio per Nanni che sta ritrovando la sua forma di partita in partita e per Wilson. Il capitano biancazzurro inseguiva la segnatura di un goal da cinque anni e precisamente da quando è stato acquistato dalla società biancazzurra. Un gol vincente che lo ha reso quanto mai euforico. "Al momento del tiro - ci ha detto Wilson - ero così emozionato e poco ci è mancato che lo sbagliavo". In casa blu-cerchiata, Vincenzi un po' amareggiato ha dichiarato che un pareggio sarebbe stato largamente meritato e che il goal biancazzurro è stato un classico infortunio della difesa.












Le decisioni del Giudice Sportivo[modifica | modifica sorgente]

Il Giudice Sportivo punirà con la diffida del campo il tentativo di invasione da parte del tifoso che verrà processato e condannato. La Lazio aveva querelato il tifoso già il giorno successivo la partita. Nella Rassegna Stampa del mese di Ottobre del 1973 è possibile consultare tutto l'iter della vicenda. Di seguito, la notizia delle sanzioni del G.S. del 24 ottobre, riportata dai principali quotidiani il giorno seguente.