Domenica 7 ottobre 1973 - Vicenza, Stadio Romeo Menti - L.R. Vicenza-Lazio 0-3

Da LazioWiki.

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7 ottobre 1973 - 1.782 - Campionato di Serie A 1973/74 - I giornata

L.R. VICENZA: Bardin, Berti, Longoni, M.Perego, Ferrante, Berni, Damiani, Sormani, Vitali, Faloppa, Macchi. A disposizione: 12 Sulfaro, 13 Vendrame, 14 Galluppi. Allenatore: Puricelli.

LAZIO: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Petrelli. A disposizione: 12 Avagliano, 13 Mazzola (II), 14 D'Amico. Allenatore: Maestrelli.

Arbitro: Sig. Michelotti (Parma).

Marcatori: 7' Chinaglia, 62' Re Cecconi, 86' Garlaschelli.

Note: Pioggia copiosa per tutta la gara, terremo pesante. Ammoniti al 13' Longoni (per fallo ai danni di Garlaschelli) e al 40' Vitali per proteste. Leggermente contusi Vitali al torace (18') e Re Cecconi alla caviglia destra (66'). Calci d'angolo 11 a 3 (primo tempo 3 a 1) per il Vicenza. Sorteggio antidoping negativo. In tribuna, tra gli altri, l'allenatore federale Azeglio Vicini, per conto del Commissario Tecnico della Nazionale Ferruccio Valcareggi, l'ex arbitro internazionale Francescon, Lerici, osservatore della Sampdoria, Campana, presidente dell'Associazione Calciatori, e Perego, commissario speciale della C.A.N.

Spettatori: 13.620 spettatori (5.002 paganti per un incasso di 18 milioni e 500 mila lire, 8.618 abbonati per una quota partita di circa 18 milioni, per un incasso totale di oltre 36 milioni). Un migliaio gli spettatori giunti dalla capitale.


La Lazio conquista le simpatie anche dei giovanissimi vicentini
da Il Messaggero
La formazione del LR Vicenza
La panchina biancoceleste (Maestrelli, Ziaco, Bezzi, Mazzola e Trippanera) scruta il cielo in attesa della "manna"
da Momento Sera
Garlaschelli e Chinaglia attaccano l'area biancorossa
da Il Tempo
La prima rete di Giorgio Chinaglia
da Momento Sera
Il gol di Giorgio Chinaglia
Gent. conc. Sig. Giovanni Ernesti
Un altro fotogramma della rete di Giorgio Chinaglia
Telefoto AP - Corriere dello Sport
Chinaglia esulta dopo aver siglato la prima rete
da Momento Sera
Maestrelli impartisce, tra un tempo e l'altro, direttive a Oddi e Wilson
da Momento Sera
Il gol di Re Cecconi
da Paese Sera
La seconda rete di Luciano Re Cecconi
La rete di Re Cecconi
Gent. conc. Sig. Giovanni Ernesti
Luciano Re Cecconi nell'azione del gol
Telefoto Ap
Festeggiato Re Cecconi, autore del secondo gol biancoceleste
dal Corriere dello Sport
Garlaschelli chiude le marcature
da Momento Sera
La terza rete di Renzo Garlaschelli
Long John abbraccia Renzo Garlaschelli dopo il terzo goal
Chinaglia esce dal campo a fine gara
da Momento Sera
Maestrelli lascia il campo congratulandosi con Wilson
da Momento Sera
Franco Nanni dopo il fischio di chiusura
da Momento Sera
Maestrelli festeggiato dalle figlie per il suo compleanno
da Il Messaggero
La schedina del Totocalcio
Risultati e classifica della prima giornata

Folgorante inizio di campionato per l'undici biancoceleste che annichilisce il malcapitato Vicenza con tre reti frutto di un bel gioco e di una forza dirompente. Sicuramente era un esordio temuto dopo la sconfitta in Coppa contro il Sion e le scaramucce interne fra i giocatori che hanno provocato non pochi nervosismi all'interno dello spogliatoio.

L'allenatore Maestrelli, di cui ricorre oggi il compleanno, schiera Facco in difesa e Petrelli in aiuto delle punte con ruolo di copertura in difesa in caso di necessità. Dopo un timido avvio del Vicenza, che peraltro non arriva mai ad impensierire Pulici, è la Lazio a passare con Chinaglia al 7', su improvviso contropiede innescato da Frustalupi. Pronta è la reazione dei veneti che reclamano un rigore con Sormani, negato però dal bravo Michelotti che vede una simulazione del numero 8 biancorosso.

La Lazio si chiude bene in difesa, complice anche il campo pesante che rende gli attacchi dei vicentini sterili e confusionari, e permette il gioco di rimessa dei biancocelesti che finiscono il primo tempo in vantaggio senza grossi patemi d'animo.

La ripresa comincia con i locali in avanti, ma senza più lo smalto dei primi minuti; la Lazio ne approfitta iniziando nuovamente a macinare gioco e impossessandosi del centrocampo. Al 62' Re Cecconi, imbeccato bene da Frustalupi, entra in area e trafigge con un diagonale Bardin che non può opporsi. Da questo momento crollano i nervi ai veneti che per tutto il resto della partita non arrivano mai ad impensierire Pulici, ma che subiscono il terzo gol da parte di Garlaschelli che all'86' che chiude l'incontro, dopo che i biancocelesti avevano sfiorato la rete in diverse occasioni mostrando gioco armonioso e schemi collaudati.

Due punti pesanti per iniziare bene il campionato e ribadire che la stagione passata non è stata un caso isolato, e che anche la squadra di Maestrelli può dire la sua per la conquista del torneo.


► Il Corriere dello Sport titola: “Lazio, tre gol anche a chi non ci credeva! – Un gioco da grande squadra”

Vicenza - Lazio da “grande” autentica, con l'autorità, la disinvoltura, la sicurezza e, quel che più conta, con il gioco della squadra superiore in tutti i sensi. Il primo gol dopo appena sette minuti, uno dei primi del campionato: uno splendido servizio in profondità di Nanni, un “affondo” micidiale di Chinaglia che lascia sul posto prima Berni, poi Ferrante ed al momento giusto sa anche approfittare dell'attimo di incertezza di Bardin, rimasto immobile, quasi incantato tra i pali, per trafiggerlo con un tiro impeccabile ed imparabile. Vicini, davanti a noi, in tribuna per conto del C.T. della Nazionale Valcareggi, si volta e ci strizza l'occhio quasi per sottolineare: “Visto che abbiamo sempre ragione noi?”.

Si aspetta la reazione del Vicenza: il pubblico è forse più incattivito del solito perché piove senza tregua (c’è un'umidità spaventosa) ed a quei prezzi (13 mila lire per un numerato, 2.500 per una curva!) sarebbe lecito aspettare perlomeno qualcosa di meglio e di più dalla squadra di casa. Ma invece è la Lazio che insiste, perché ormai non è più come l'anno scorso, quando, almeno all'inizio, era soltanto una timida matricola che spesso poteva e doveva accontentarsi anche del pari: la Lazio, l'abbiamo già accennato, è cosciente della propria forza e delle proprie illimitate possibilità (non per nulla poco prima di cominciare, negli spogliatoi, il presidente Lenzini ha detto senza mezzi termini né falsa modestia che il traguardo di quest’anno è lo scudetto...) e continua ad attaccare.

I ricami di Frustalupi sono autentici gioielli. Un centrocampista, un regista così non ce l'ha nemmeno la Nazionale, è davvero il caso di dirlo. Chinaglia è scatenato e quando parte semina il terrore nella metà campo vicentina. Dietro è vero, c'è Martini che soffre e fatica un po' perché gli tocca l'ingrato compito di inseguire Perego terzino-mediano come lui, e fra i due, che non sanno indovinare la posizione giusta, c'è uno scambio di sbagli e di... cortesie. Lo stesso Petrelli riesce a distinguersi più come sostegno e addirittura come attaccante che come guardiano di Vitali che, muovendosi da posizione ambigua, trova egualmente più di una volta l'occasione per incunearsi in area laziale con minacciose intenzioni.

È appunto Vitali che quasi allo scadere del primo tempo, al 43', provoca l'episodio che scatena l'ira del pubblico e che anche alla fine della partita resta l'unico appiglio di malumore e di rimpianto per i vicentini. Vitali è astuto e quando perde l’equilibrio, sul terreno pesantissimo e scivoloso, recita alla perfezione, cercando di far intendere che è stato Wilson, che stava marcandolo rudemente ma regolarmente, a spintonarlo. L'arbitro è a pochi passi ed è Michelotti, un “duro” (figuriamoci se l'avrebbe perdonato se avesse appena intravisto qualcosa...) che non si lascia ingannare, ma i tifosi vicentini si infuriano a tal punto che, al rientro negli spogliatoi, deve intervenire Puricelli per accompagnare Michelotti fino al sottopassaggio senza danni.

Eppure, nonostante il burrascoso epilogo, se c'è una squadra che può lamentarsi per l'1 a 0 del primo tempo è la Lazio, che ha marcato una schiacciante supremazia ed ha avuto il torto di non saper saldare definitivamente il conto, almeno con un altro gol. La differenza di organizzazione di gioco, persino di stile, è apparsa così netta che nemmeno la ripresa dovrebbe riservate sorprese, si dice nell'intervallo. Ma, chissà!, c'è un campo tremendo (piove ininterrottamente da stamane), c'è un pubblico arrabbiatissimo, c'è un Lanerossi Vicenza che è stato largamente dominato sì, ma può sempre disporre di uomini — un Damiani. un Vitali, un Sormani in prima fila — capaci di inventare e di risolvere la partita anche da soli.

Parte, infatti, il Vicenza come un ossesso quando si ricomincia. Ma è proprio a questo punto che la Lazio contorna la raggiunta maturità di grande squadra, alla maniera di una Juventus, di un Milan, di un’Inter dei bei tempi, per intenderci, ed è forse questo il rilievo che vale di più nella giornata, anche al di là del clamoroso risultato.

La Lazio non batte ciglio davanti alla sfuriata del Vicenza, forse l'artica variante rispetto ai primi quarantacinque minuti è la posizione leggermente più arretrata di Frustalupi, che dà l'impressione di aver ridotto un po’ l'andatura. Ma per un Frustalupi che rallenta, cresce e salta in cattedra Re Cecconi, ed è proprio lui il formidabile centrocampista che ha l'unico difetto di segnare poco (un gol solo in tutto l'anno nel campionato precedente) che dà il colpo di grazia al malcapitato avversario al 18' con un travolgente allungo in profondità (il solito Ferrante in netto ritardo...) e con un rasoterra che sembra una fucilata tanto è violenta, precisa, al millimetro nell'angolo a sinistra, fuori della portata di Bardin.

Se Re Cecconi capisse che può segnare anche dei gol e riuscisse a farne cinque o sei, dove potrebbe arrivare la Lazio? Ma credete che la squadra di Maestrelli sia paga e soddisfatta? Neanche per sogno. Potrebbe fare il 3 a 0 Petrelli, solo, al 25', ma al momento della conclusione è stanco (ed a ragione!) e Bardin riesce a chiudergli lo specchio della porta.

Al Vicenza non resta che protestare ancora, malinconicamente, quando al 29' Macchi non può arrivare su un cross troppo alto di Damiani e dà la colpa a Facco ed a Wilson. Al 40' la Lazio passa ancora, com'è nella logica del gioco: c'è un fallo su Chinaglia, una punizione toccata da Frustalupi allo stesso Chinaglia, un “destro” poderoso, una “difettosa” respinta di Bardin (la palla è ormai inzuppata ed è impossibile trattenerla) e per Garlaschelli è un gioco da ragazzi spingerla in gol. II 4 a 0 mancato è una grazia di Nanni al valoroso e sfortunato portiere vicentino un attimo prima della fine.

Abbiamo giudicato opportuno di raccontare subito la partita perché nessun commento avrebbe potuto dare un’idea più precisa della legittimità della larghissima vittoria della Lazio e della sua schiacciante superiorità, contro un avversario che alla vigilia era stato dipinto come uno spauracchio ed un probabile “ammazzagrandi” per la bontà degli acquisti effettuati di gente valida ed esperta. La Lazio, lo ripetiamo, ha stravinto nel gioco addirittura più che nel punteggio. La partita è stata a completa disposizione degli uomini di Maestrelli per almeno 75 minuti su 90. Il Vicenza ha cercato dl svincolarsi, ma è stato pericoloso soltanto negli ultimi minuti del primo tempo e nei dieci minuti iniziali, non di più, della ripresa.

Abbiamo accennato alla sapiente, impeccabile regia di Frustalupi che non soltanto ha saputo dirigere le operazioni laziali con straordinaria bravura, ma è anche riuscito a soffocare, almeno per tutto il primo tempo, il maggior ispiratore del gioco vicentino, Sormani. Appena Frustalupi ha cominciato a cedere terreno, un po' per precise disposizioni tattiche, ma anche perché forse cominciava a declinare su quel terreno, Sormani è stato infatti il suggeritore ed il protagonista delle più interessanti iniziative del Vicenza.

Chinaglia ha fatto il fenomeno, da un campo all'altro. Poco prima dell'inizio della partita, il centrattacco laziale ci aveva confidato: “O la va o la spacca! È la stagione dei mondiali ed a quasi ventisette anni è forse l'ultima occasione per diventare una vedette anche in campo internazionale”. Il Chinaglia di Vicenza può raggiungere qualunque traguardo. Buonissime notizie per Valcareggi anche sul conto di Re Cecconi e di Wilson. Re Cecconi è partito un po' più piano degli altri ed è cresciuto con il passare dei minuti; ma, a parte la quantità che nel suo caso non è mai stata in discussione, ci è apparso migliorato anche in qualità di gioco e ne ha fatto fede il magnifico gol. Wilson sta diventando proprio il degnissimo vice-Burgnich, una "roccia" insormontabile alle spalle della retroguardia, sempre uno dei migliori in campo... di professione. Valcareggi non è ancora convinto al cento per cento. ma siamo sicuri che, se Wilson riuscisse ad entrare in campo anche una sola volta, nessuno gli toglierebbe più il posto nemmeno in Nazionale.

Il compito più ingrato di tutta la partita è toccato a Oddi, che ha vacillato spesso contro i dribblings talvolta ubriacanti di Damiani, ma ha saputo trovare la forza d'animo per ridurre al minimo i danni, battendosi con coraggio ed umiltà e senza bisogno di ricorrere ad inutili ed irritanti scorrettezze. Anche Petrelli ha avuto un durissimo incarico contro Vitali, ma è stato intelligente a non limitarsi a far soltanto la “sentinella” ottusa all'avversario abilissimo; le sortite di Petrelli hanno scompaginato più di una volta la retroguardia vicentina. Facco ha fatto il suo dovere contro Macchi, Martini, come abbiamo già fatto notare, si è trovato invece continuamente in difficoltà nell'inconsueto compito di controllore di un... mediano-terzino come lui ed ha anche sbagliato troppi passaggi.

Pulici è stato poco impegnato, ma è parso sempre bravo ed attentissimo. Garlaschelli ha indovinato il guizzo finale del terzo gol: la punta che segna non si può mai discutete, Nanni ha lavorato con assiduità da ala tornante (in pratica il vice-Manservisi lo ha fatto lui), forse disordinatamente ma con notevole efficacia: il suo avversario diretto, Berti, è rimasto così disorientato da risultare uno dei punti più deboli dello schieramento avversario.

È stata la retroguardia il tallone d'Achille del Lanerossi Vicenza. Oltre a Berti, che ha avuto almeno la giustificazione di dover incontrare un avversario in posizione complicata, è mancato in pieno Ferrante, sempre in ritardo su tutti e tre i gol ed il maggior responsabile della pesante sconfitta; ha ballato continuamente Berni, strapazzato da Chinaglia ed ha avuto molte incertezze anche Bardin, colpevolmente fermo sul primo gol di Chinaglia, non troppo ben piazzato sul secondo ed ingenuo sul terzo, perché non ha capito che con il pallone così bagnato azzardare la presa era ormai un inutile rischio. In prima linea invece qualcosa di buono si è visto, specie da parte di Vitali che nella nuova posizione di centrattacco arretrato ha forse trovato la migliore e definitiva sistemazione. Più fumo che arrosto Damiani. Ma un fumo che più di una volta ha minacciato di... accecare la difesa laziale. Insignificanti Faloppa e Macchi. Lontano dal suo migliore standard Longoni, benché sia apparso il meno perforabile dei Viscontini. Ma bisognerà rivederlo questo Lanerossi Vicenza.

E se tutte le lacune che abbiamo creduto di attribuirgli oggi fossero dipese invece dal gioco irresistibile di questa formidabile Lazio? Siamo appena all'inizio non si può azzardare nulla di preciso e definitivo, ma francamente una Lazio simile, persino superiore a quella strabiliante dell'anno scorso, non se l'aspettavano nemmeno il migliaio di tifosi laziali che sono saliti fin quassù. Dodici mesi fa il 2 a 1 di Vicenza, alla quarta giornata, era sembrato un risultato eccezionale: Quest'anno la Lazio ha cominciato con un 3-0…


La Gazzetta dello Sport titola: “La squadra del momento è la LAZIO – La vittoria viene da un gioco praticato a memoria - Vicenza autolesionista, i laziali passeggiano”

Vicenza - Aveva ragione Maestrelli di assicurarci, ieri, che all'interno della Lazio non esistevano polemiche o situazioni dl tensione. La squadra, in effetti, ha oggi affrontato il Vicenza con un'ottima intesa tra reparto e reparto e tra uomo e uomo, ed ha vinto l’incontro con un secco e meritato 3-0. Le premesse del successo sono nate proprio dall'armonia dell'insieme e dal fatto che la Lazio ha giocato praticamente a memoria con gli stessi uomini e con gli stessi schemi del campionalo scorso, mentre iI Vicenza, molto rinnovato rispetto all'ultima stagione, ha dovuto fatalmente improvvisare, denotando lacune dl affiatamento che, con il tempo, dovrebbero peraltro scomparire.

Maestrelli aveva rischiato l'impopolarità allineando il terzino Petrelli con il n. 11. Se il risultato non fosse stato positivo, qualcuno lo avrebbe sicuramente accusato, a torto, di aver avuto paura e di aver mandato in campo una formazione ultra-difensiva. Ma, nella realtà dei fatti, a parte il risultato, la Lazio non ha affatto giocato una gara difensiva. Nella zona dell’ala sinistra, in luogo di Petrelli che agiva al centro come controllore dell'arretrato ed evanescente Vitali, si è inserito spesso Nanni, sicché la Lazio è stata in grado di manovrare su tutto l'arco offensivo.

Sempre sul piano tattico, la Lazio si è imposta nettamente a centrocampo grazie, da un Iato, all'intesa tra i vari Re Cecconi, Frustalupi, Martini, Petrelli e Nanni, e dall’altro poiché è stata favorita dalla posizione assurda tenuta per tutta la gara da Sormani e da Perego. I due vicentini, invece di contrastare da vicino Frustalupi e Martini, stabilmente piazzati in avanti, li controllavano, talora in modo distratto, da lontano. Risultato: Martini e Frustalupi sono stati liberissimi dl ricuperare palloni su palIoni in interdizione, di servirli con precisione al compagni e di impostore una lunga serie di manovre mentre I centrocampisti vicentini erano costretti a “ballare” (compreso Faloppa che, pur marcando stretto Re Cecconi, spesso veniva tagliato fuori dalle triangolazioni avversarie).

Il Vicenza, insomma, ha aiutato indirettamente la Lazio con una tattica di gara a centrocampo che a noi è parsa autolesionistica. Se si aggiunge che in difesa la coppia centrale Ferrante-Berni non ce la faceva quasi mai a contenere Chinaglia (a suo agio sul terreno bagnato), sarà agevole comprendere come la Lazio si sia imposta con un secco 3-0 andando in vantaggio con Chinaglia dopo appena 7' dl gioco, raddoppiando con Re Cecconi al 62' e segnando infine all’86' con Garlaschelli.

I primi due gol sono nati da incisive azioni in contropiede. Il terzo è scaturito da un calcio dl punizione di Chinaglia, non trattenuto da Bardin e ripreso prontamente da Garlaschelli. Ciò non deve far pensare, tuttavia, che la Lazio abbia giocato esclusivamente di rimessa. Tutt'altro: la Lazio ha manovrato spesso a tutto campo, specialmente nel primo tempo con un gioco di ampio respiro, che aveva i suoi punti di forza in Martini (per noi il migliore della partita), nel sempre preciso Frustalupi, nel dinamico Re Cecconi o nell'altruista Chinaglia. L'unico punto debole della squadra era rappresentato da Oddi che ha sofferto assai nel suo duello con lo scattante e più veloce Damiani, ma è stato sostenuto validamente da Wilson quando ere necessario. Anche il bilancio delle conclusioni sottolinea che la Lazio non ha giocato al risparmio: i suoi tiri verso la porta di Bardin sono stati infatti 12 contro i 13 del Vicenza. E, a parte i gol, i pericoli maggiori li ha corsi Bardin.

Il Vicenza ed il pubblico hanno reclamato due rigori: il primo al 14' per una supposta trattenuta di Wilson in danno di Vitali, il secondo al 30' della ripresa, sul 2-0, per un supposto fallo in danno Macchi. Dalla tribuna non abbiamo rilevato gli estremi per la massima punizione. Vitali, su lancio di Damiani, era andato ad incocciare contro Wilson praticamente fermo (e poi è stato giustamente punito per proteste da Michelotti, che ha anche concesso un calcio di punizione contro il Vicenza per simulazione), Macchi, su traversone di Damiani, non era riuscito a girare la palla verso la rete e, a gesti, ha fatto capire di essere stato trattenuto da Facco o da Wilson. L'azione si è svolta sotto porta in mischia ed è difficile dire se i laziali hanno effettivamente commesso un fallo da rigore oppure no. Michelottl, ad ogni modo, era ben piazzato e non ha avuto esitazioni. Una sconfitta per 3-0, del resto, non consente di scaricare la responsabilità sull'arbitro. Il quale ha diretto con sicurezza, imparzialità e precisione.

La Lazio, dunque, è partita alla grande e non soltanto per il risultato. Ha accusato un po' la fatica alla distanza, ma, proprio nel momento in cui il Vicenza premeva in forcing per arrivare al pareggio, ha ottenuto li gol del 2-0 sul quale la partita è praticamente terminata. Ha il vantaggio di non dover attendere che elementi nuovi si ambientino e può contare su di un impianto di gioco saldo ed omogeneo. Il Vicenza, nonostante la duro sconfitta, sulla carta appare meglio dotato rispetto all'ultima stagione e ci sembra destinato a “crescere”. In difesa, però, è apparso spesso incerto ed ha commesso l'errore di non controllare da vicino Chinaglia e Garlaschelli, pur tenendo conto del fatto che Ferrante e Berni si trovavano spesso in difficoltà a causa dello scarso filtro esercitato dai centrocampisti.

Al terreno, reso scivoloso dalla pioggia, si è infine adattata meglio la Lazio, puntando sui passaggi rasoterra, mentre il Vicenza con lanci lunghi metteva in difficoltà chi li doveva ricevere.

Riduciamo al minimo la cronaca. Primo tempo: 7’: dopo un angolo contro la Lazio, Nanni allunga sulla destra per Chinaglia, il quale, in contropiede, evita gli esitanti Ferrante e Berni e infila la palla in rete con un pallonetto imprendibile per Bardin, uscito ella disperata. 16’: punizione-bomba di Sormani non trattenuta da Pulici; 27': serpentina di Damiani e palla a Vitali che, al volo, gira verso la porta: Pulici, prontissimo, respinge. 29': gran tiro di Chinaglia da lontano e palla che scivola sulla traversa ed esce. 44’: su lancio di Damiani, Vitali entra in area e si scontra con Wilson restando bloccato: inutili proteste per il presunto rigore. Ripresa: 11’: Damiani, di testa, gira di poco sopra la traversa un centro dl Vitali. 17': Frustalupi lancia in contropiede Re Cecconi, che sulla sinistra supera l'indeciso Ferrante e infila l'innocente Bardin. 30’: in mischia sotto porta, su centro di Damiani da destra, Macchi non riesce a girare di testa (sostiene di essere stato trattenuto ma Michelotti non si lascia influenzare, né da lui, né dal pubblico rumoreggiante). 41': punizione di Chinaglia per fallo di Perego, palla non trattenuta da Bardin e pronto intervento di Garlaschelli che, liberissimo, la spedisce in rete.


Il Messaggero titola: “La Lazio subito in media scudetto – Battuto il Vicenza per 3-0”.

Vicenza – Il campionato ritrova subito la Lazio splendida protagonista. Tre a zero a Vicenza: una smentita ed una conferma allo stesso tempo. Smentita (e clamorosa) del non gioco di Sion, delle sbandate di Spalato e Brescia. Conferma di una squadra vera, che ha preso coscienza della sua forza. Vince quasi in scioltezza, con l'autorità dei grandi, segnando in apertura con Chinaglia e chiudendo il conto all'avversario nella ripresa con Re Cecconi e Garlaschelli.

Una Lazio pratica, che, se solo avesse cercato con più insistenza l'affondo, avrebbe fatto il botto al Menti, se già non fa rumore questo tre a zero. Maestrelli voleva una partenza lanciata e non ha avuto difficoltà a metterla in atto, su un campo che sarà fatale a molti, grossi o piccoli che siano. Sta qui l'assurdo. Contro un Vicenza niente male, aggressivo forse più del lecito, ma dotato di ottimo ritmo e in grado di reggere il confronto a centrocampo, la Lazio ha giocato ad occhi chiusi, seguendo un copione quasi scontato. Ha cercato il gol di rimessa e lo ha trovato. Ha lasciato sfogare i biancorossi per poi infilarli alla prima distrazione. È apparsa a tratti addirittura in balia dell’incessante pressing veneto, ma quando è uscita fuori nuovamente nella fase finale ha dato una tale dimostrazione di tempismo e di potenza da non lasciare dubbi.

La Lazio c'è e non merita l'offesa di una controprova. È la stessa squadra dello scorso anno, solo che ora ha preso confidenza con il suo ruolo. Maestrelli bluffa quando alla televisione dichiara che lo scudetto non è pane per la Lazio. Non solo sa che stavolta può farcela sul serio, ma sia lui che tutti i biancazzurri hanno un solo traguardo reale: il titolo.

Quella di Vicenza non era nemmeno la Lazio tipo. Mancava Manservisi e la sua assenza s'è fatta sentire. Con Petrelli falsa ala, Nanni è stato schierato di punta e Martini è finito imbottigliato al centro, con logico disagio per Re Cecconi, almeno nella prima parte dell'incontro. Il centrocampo, soprattutto nel periodo di maggior pressione dei biancorossi, è apparso impacciato. Grazie alla quantità di lavoro macinata, ha finito ugualmente per imporsi. In avanti strepitoso Chinaglia, a conferma che il gol è la sua droga. Il centravanti, sbloccato il risultato quasi in apertura, ha dato il via ad una serie di scatti eccezionali. Il suo gol è stato bellissimo. Ma di Chinaglia è piaciuta la dedizione al gioco di squadra, con continua ricerca di spazio in favore dei compagni di linea.

Se il centrocampo ha lamentato qualche carenza organizzativa, bisogna però dar atto ai singoli di una grande prestazione sul piano dinamico. Martini non si è fermato mai e questo già basta, Frustalupi ha orchestrato secondo regola. Re Cecconi, lento nell'avvio, ha disputato una ripresa notevolissima, culminata con il gol della sicurezza. La difesa, con un Petrelli ricostruito nel morale (ottimo su Vitali), ha saputo resistere validamente nella mezz'ora “calda” e cioè dopo l'uno a zero.

In attacco Garlaschelli e Nanni si sono mossi bene. Proprio Nanni, con perfetto lancio, ha messo Chinaglia nelle condizioni di battere subito Bardin. Lo stesso Nanni, quando si è trattato di stringere i denti, è rientrato a dar man forte.

Sul piatto tattico indovinata la mossa di Maestrelli. Contro un Vicenza a tre punte o quasi (Vitali ha girato un po' per tutto il campo), ha schierato a sua volta tre difensori puri, ma infoltendo allo stesso tempo la prima linea con l'avanzamento di Nanni. E la difesa del Vicenza, capace a malapena di concentrarsi su Chinaglia, ha patito il colpo basso. Forse la Lazio è mancata solo in convinzione. Con maggiore determinazione non si sarebbe resa necessaria la difesa affannosa, messa in atto a cavallo tra i due tempi.

Nonostante le sfasature accennate, questa Lazio esce da Vicenza con un rotondo attivo. Poteva persino segnare un quarto gol all'87', ma Nanni, solo in area, ha spedito sul fondo. L'impressione ricavata dall'esordio in campionato è stata già espressa. Resta da dire che il successo odierno mette una pietra sopra anche a tutte le beghe interne. In campo non ci sono clan. Uno per tutti, tutti per uno. Sarà duro contrastare questa "banda di carogne" (così li chiama Maestrelli).

Il Vicenza meriterebbe un lungo discorso. Parte male, con una pesante sconfitta interna. Eppure, l'undici di Puricelli può far strada, dimenticando finalmente l'incubo della salvezza. Ha un attacco pericoloso e un centrocampo ben bloccato. Gioca sulle fasce, cercando il cross con ostinazione. Ha buoni colpitori. Per mezz'ora ha messo alle corde la Lazio, con Damiani sempre il solito diavolaccio. Ma anche gli altri, a partire da Vitali per finire ad un gigantesco Sormani, danno il loro apporto. Solo in difesa il conto non quadra.

Si è rivisto Michelotti. Ai vicentini non sarà andato giù per un rigore negato nel finale del primo tempo. L'arbitro che non perdona, al contrario, si è comportato con la massima imparzialità. Ha un nome che si presta, dopo i fatti di Rivera e dell'Olimpico, alla contestazione. Resta però un uomo onesto e lo ha confermato sul campo.

La cronaca parla immediatamente biancoazzurro. Sette minuti di gioco ed è uno a zero. Nanni imposta al centro e lancia in profondità a Chinaglia sulla destra. Il centravanti vola verso Bardin, superando in velocità Berni (il suo controllore) e Ferrante (libero vicentino): quattro passi in area e diagonale vincente. Il Vicenza tenta di schiacciare la Lazio e rischia qualcosa alle spalle. Gran tiro di Petrelli al 14’, conclusione ribattuta di Garlaschelli al 16’. Passano i minuti e si accentua l’offensiva biancorossa. Si susseguono i cross verso l’area di Pulici e inspiegabilmente la Lazio spreca palle su palle nel disimpegno.

Dopo un bel volo di Pulici su botta di Vitali, la Lazio sfiora il raddoppio con Chinaglia che spara in porta e la palla che rimbalza sulla parte alta della traversa. Al 44' per poco non scoppia lo stadio. Vitali si libera bene in area laziale, ma finisce a terra nei pressi di Wilson. Forse l'impatto c'è stato. Michelotti giudica per il non-rigore e i fischi si sprecano. Anche la reazione di Vitali, lestissimo subito dopo in un fallo di vendetta su Nanni, contribuisce ad accrescere la tensione sugli spalti.

La ripresa sembra non regalare niente di nuovo. Sempre il Vicenza in avanti e la Lazio a prendersi qualche licenza. Al 12' si rischia il pari: cross dalla destra di Vitali e perfetto stacco di testa di Damiani. L'azione meriterebbe il gol, ma la palla esce di poco al lato. C'è ancora un rigore reclamato, stavolta per un plateale volo di Macchi, ma Michelotti non ha dubbi.

Re Cecconi, intanto, sta lievitando. Al 18' esplode in un grande acuto. Su lancio di Frustalupi, infila tutta la difesa veneta, si porta al limite e, dopo aver sbilanciato Ferrante, batte imparabilmente Bardin con un rasoterra che si infila al palo sinistro.

La Lazio a questo punto sale in cattedra. Il tre a zero è di Garlaschelli al 40’, su respinta balorda di Bardin dopo una punizione di Chinaglia. Il quattro a zero dovrebbe arrivare al 42’, ma Nanni grazia il già condannato Vicenza. Si esce tra gli applausi di mille laziali. Come inizio non c’è male.


Il Tempo titola: “La Lazio si presenta col piglio della grande – Lanerossi-Lazio 0-3 – Biancazzurri già in condizione: segna subito Chinaglia, poi nella ripresa Re Cecconi e Garlaschelli danno al punteggio proporzioni trionfali – Petrelli schierato ala tattica al posto di Manservisi”.

Al primo giro dl carte la Lazio fa subito suo il piatto con un bel tris. Avrebbe potuto essere addirittura un poker se al 29' del primo tempo un tiro di Chinaglia non avesse incocciato la parte alta della traversa, schizzando sul fondo. Un avvio perentorio che sta a confermare la bontà di un impianto e l'efficacia di un gioco consacrati nel corso del passato campionato. I tre gol subiti mercoledì scorso a Sion avevano suscitato qualche apprensione; ma qui a Vicenza la squadra biancazzurra ha dimostrato che quando si tratta di fare sul serio non si concede distrazioni, ritrova come per incanto la necessaria concentrazione.

La squadra dl Maestrelli non ha perso tempo e con un avvio veloce ha subito costretto i vicentini ad un massacrante lavoro difensivo. Dopo appena sette minuti Chinaglia, che ha lo sguardo puntato sui “mondiali” di Monaco, ha sferrato il primo diretto che ha fatto barcollare i padroni di casa. Ricevuta la palla da Nanni, il centravanti è andato via in progressione e, appena entrato in area, filtrando tra Berni e Ferrante, ha segnato con un preciso tocco di destro, sfruttando l'Indecisione di Bardin, che troppo tardi ha tentato di chiudergli lo specchio della porta.

Il colpo a freddo è stato nettamente accusato dal Vicenza, cui non è bastata la presenza di tre punte per trovare la necessaria incisività, avendo la squadra di Puricelli accusato grosse lacune nella zona centrale del campo. Proprio la presenza di tre punte (Damiani, Vitali e Macchi) aveva indotto Maestrelli a schierare un terzino, Petrelli, con la maglia numero undici, non essendo ancora pronto Manservisi. La scelta operata dall'allenatore biancazzurro si è rivelata felice, infatti Petrelli, specialmente nel primo tempo, ha contrastato con efficacia Vitali che partiva quasi sempre da lontano. Sulla punta vicentina più pericolosa, Damiani, è andato Oddi, mentre Facco ha preso in consegna Macchi.

Potendo contare su centrocampisti veloci e portati a giocare sull'anticipo, la Lazio si è subito riversata nella metà campo vicentina. con Nanni che andava a coprire la fascia destra e Garlaschelli che occupava il settore sinistro, lasciato libero da Petrelli. Dopo lo stupendo gol di Chinaglia, il Vicenza ha abbozzato iI forcing, riuscendo ad arrivare in zona-gol prima con Vitali (colpo di testa finito alto), poi con Damiani (parata di Pulici, dopo che Vitali aveva leggermente deviato il pallone) e, infine, con Macchi (intervento In tuffo di Pulici).

Esauritasi nel giro di cinque minuti la sfuriata del vicentini, incapaci di dare ordine alle manovre per la assenza di un vero regista, la Lazio ha fatto ciò che ha voluto, andando in più di un'occasione assai vicina al raddoppio: prima con un forte tiro di Petrelli (14'), neutralizzato da Bardin, poi con una conclusione improvvisa di Garlaschelli (17’), che il portiere non ha trattenuto. Sull'altro fronte solo Damiani, seppure con un gioco un po' troppo monotono, riusciva a creare qualche fastidio per la difesa biancazzurra, che aveva in Wilson un baluardo insormontabile, mentre Facco controllava assai bene iI fumoso Macchi. Dopo che Vitali, su servizio di Damiani, aveva costretto Pulici ad un applaudito intervento, colpendo il pallone in mezza girata, al 29' Chinaglia faceva il vuoto attorno a sé, ma mandava la palla a spizzare la traversa con Bardin ormai fuori causa.

Proprio allo scadere il Vicenza si faceva vivo con un guizzo dl Vitali che, appena messo piede in area, veniva controllato da Wilson e cadeva. Il pubblico invocava rigore, ma Michelotti era di parere diverso ed andava ad ammonire il centravanti vicentino che protestava con eccessiva vivacità. Dalla tribuna stampa l'intervento di Wilson è parso regolare, essendo il libero biancazzurro intervenuto in scivolata sul pallone dopo essere stato sbilanciato dalla finta dl Vitali.

Nella ripresa la Lazio aveva un avvio tranquillo, teso alla difesa del risultato acquisito. Malgrado il ridotto ritmo dei biancazzurri, il Vicenza non sapeva rendersi pericoloso, anche se ora Vitali vinceva sovente i duelli con Petrelli mentre Sormani appoggiava con maggior profitto il gioco delle punte e Perego riusciva in qualche modo a cucire la manovra a centrocampo, approfittando anche delle disordinate scorribande del suo diretto avversario Martini.

Era In questa fase abbastanza equilibrata che venivano alla ribalta la classe e l'esperienza di Frustalupi e Re Cecconi: quest'ultimo ora si sganciava più frequentemente, mentre Nanni restava Indietro. Era proprio Re Cecconi che sbatteva la porta in faccia al Vicenza raddoppiando. Il biondo centrocampista scambiava a metà campo con Martini, che dava subito la palla a Frustalupi sul settore sinistro, l'umbro apriva di precisione ancora su Re Cecconi, il quale evitava elegantemente Ferrante e segnava scoccando II tiro appena dentro l'area.

La sinfonia biancazzurra non conosceva pause. AI 25’ Petrelli faceva tutto da solo, ma Bardin con un balzo riusciva ad abbrancare il pallonetto. Al 30' il pubblico urlava ancora all'indirizzo di Michelotti, avendo ravvisato un fallo di Wilson (trattenuta) su Macchi che tentava di proiettarsi su un traversone. La Lazio controllava con calma i tentativi dei vicentini e veniva al proscenio Pulici con una bella serie di interventi e, insieme al portiere, giganteggiava Wilson.

L'offensiva del Vicenza non sfociava nel gol vuoi per l'attento controllo della difesa della Lazio, vuoi per la incapacità di Damiani (calato molto alla distanza) e Macchi di offrire un minimo di collaborazione ad un Vitali assai mobile e grintoso. AI 41' la squadra romana colpiva ancora. Chinaglia in fuga veniva atterrato da Perego e Michelotti, protagonista di un'ottima direzione di gara, assegnava un calcio dl punizione. Frustalupi toccava corto a Chinaglia che sparava un gran botta. Bardin si distendeva in tuffo e respingeva alla meglio: Garlaschelli, con felice scelta di tempo, piombava sul pallone e Io scaraventava in rete. Il Vicenza si fermava di colpo, attendendo con ansia il fischio finale e la Lazio andava ancora vicina al gol con Nanni, che spediva sull’esterno della rete un traversone di Garlaschelli.

Lazio già grande, dunque, ché non si passa con tre gol su un campo solitamente difficile come quello vicentino se non si hanno gioco incisivo, tenuta alla distanza e individualità di spicco. Tutte queste qualità oggi la Lazio ha dimostrato dl possederle, proprio nella giornata che ha visto qualche “grande” in palese difficoltà. C'è un Chinaglia instancabile e sempre pronto alla conclusione (oggi ne ho contate nove), c’è il solito robusto centrocampo, c'è una difesa già registrata, se non proprio perfetta.

Con queste premesse è lecito attendersi dalla squadra dl Tommaso Maestrelli il bis della scorsa stagione. Il Vicenza ha la grossa attenuante di essere stato colpito a freddo. Nella ripresa ha reagito con generosità e ha mostrato qualcosa dl buono. Quando riuscirà a sveltire la manovra, otterrà certamente risultati positivi, perché gente come Perego, Sormani, Damiani e Ferrante a pallone ci sa fare.


La Stampa titola: “Partenza “sprint” della Lazio – Ha segnato tre gol al Vicenza (e potevano essere di più) – Un dominio assoluto, anche se l’arbitro Michelotti ha negato un calcio di rigore alla squadra vicentina”.

Vicenza - Le insinuazioni del dopo-Sion sul conto della Lazio, contro il Lanerossi sono sparite d'incanto. Si parlava di tenuta atletica precaria, di schemi monocordi e ormai in disuso e di una sorta di “imborghesimento” della squadra dopo i fasti dello scorso campionato. Ebbene, al suo primo serio impegno, la Lazio ha mostrato veramente se stessa, dominando. Niente da fare, quindi, per il volenteroso Lanerossi contro una avversaria che sa sciorinare schemi a memoria.

Difesa arroccata ed arcigna, con il grintoso Wilson a spazzar via della propria area ogni pericolo, verticale di centrocampo travolgente per nerbo e fondo atletico, punte catapultate a rete da lanci lunghi e calibrati: con simile logica di modulo e di schemi, la Lazio sembra destinata ad andare lontano. Sprecare aggettivi di circostanza per gli incontenibili podismi di Frustalupi o per le galoppate di Re Cecconi non significherebbe scoprire molto di nuovo, né vale ormai più appellarsi all'opportunismo di Chinaglia. Bisogna condividere la tesi di Magistrelli (trattasi di refuso, evidentemente ci si riferiva a Maestrelli, nota LW) quando parla di maturazione qualitativa di tutta la squadra, a cui va aggiunto, rispetto al campionato scorso, un pizzico d'esperienza e di cattiveria agonistica.

Oggi i vari Garlaschelli, Nanni, Oddi, Martini e Facco completano il mosaico in una simbiosi dì squadra che ha dell'incredibile. I gol sono stati tre, ma, onestamente, potevano essere anche di più. È apparso subito chiaro, infatti, che al Lanerossi non rimaneva che una resa onorevole. Gli uomini dl Puricelli si sono battuti con coraggio ed aggressività per gli interi novanta minuti: traditi però dal nervosismo di dover rimontare ad ogni costo, hanno finito con il rischiare più del consentito.

Ma, a prescindere dal valore della Lazio e da qualche disattenzione dell'arbitro Michelotti (colpevole di aver negato un rigore al Lanerossi per interramento in area di Vitali ad opera dl Wilson), c'è da dire che il gioco del Lanerossi è sembrato più appariscente che sostanziale: gran correre dei singoli, una miriade di passaggi a ritroso e di tocchi di disimpegno, ma mai un'azione portata in profondità con efficacia. Poi, la lentezza delta difesa e la mancanza di un valido filtro a centrocampo, ove il solo Sormani mostra di capirne qualcosa. Ma è chiaro che questi difetti di una “provinciale” che mira alla salvezza sono stati stigmatizzati dallo strapotere della Lazio. Contro altre di pari levatura risulteranno certamente meno determinanti e visibili.

La cronaca dei gol. 7': Nanni avanza palla al piede, spostamento sulla destra. Nessuno lo contrasta, calibrato lancio per Chinaglia, che controlla la sfera, entra in area e fulmina a mezza altezza Bardin in uscita. Il raddoppio arriva ni 63'. Fa tutto Re Cecconi: palla ricevuta sulla tre quarti da Frustalupi, dribbling a slalom fra tre giocatori avversari, convergenza al centro dell’area, tackle vincente su Ferrante e tiro rasoterra che Bardin non trattiene. A chiudere definitivamente la partita ci pensa Garlaschelli all’85’: fallo di Perego su Chinaglia, punizione di Frustalupi con debole respinta di Bardin proprio sui piedi dell'ala biancazzurra. La conclusione è di quelle che non perdonano. Il resto è melina in attesa del fischio finale.


Momento Sera titola: “A Vicenza la conferma che, se vuole, vince – Una partenza al fulmicotone”

Vicenza – “Contro la Lazio - gridava il super tifoso Roberto Prandi - bisogna fare il catenaccio e questi si presentano con tre punte. Contro la Lazio un pareggio in casa è già tanto e questi avevano pensato addirittura e di vincere”. Ai di là del pittoresco entusiasmo, nelle parole una bianca e una azzurra di questo competente tifoso, c’è la sostanza tecnica del clamoroso successo con cui la Lazio si è presentata sulla ribalta del massimo campionato, un nettissimo 3-0 che bissa il primo successo esterno ottenuto nella scorsa stagione (a Firenze) e la vittoria, anche allora meritatissima, di Vicenza nella seconda trasferta. Un tre a zero che, essendo il risultato più prestigioso di questa prima giornata, protetta immediatamente e con pieno diritto la Lazio al vertice della classifica.

La Lazio, ieri come l'anno scorso, ha giocato a Vicenza una partita esemplare. Forse l'anno scorso aveva giocato anche meglio, ma si deve tener conto che questo Vicenza è abbastanza superiore all'altro. Ad attenuarne il valore e condizionarne le possibilità di risultato e stato, a nostro avviso, proprio l'errore di presunzione commesso da Puricelli, che ha mandato in campo una prima linea con addirittura tre punte (Damiani, Macchi e Vitali), cosa che nemmeno il Milan lo scorso anno a San Siro ritenne prudente tentare.

Lo schieramento vicentino, oltre a sbilanciare le squadra biancorossa in avanti, veniva anche a risolvere il dilemma di Maestrelli, incerto sino a poche ore dall'incontro e poi sconsigliato dal dottor Ziaco, se utilizzare o meno Manservisi. Il tecnico laziale, infatti, vista la formazione dei padroni di casa, tagliava la testa al toro lasciando in tribuna sia “Uccellino” che Inselvini e dando a Petrelli la maglia numero undici, con compiti prettamente difensivi su Vitali, mentre le altre due punte venivano prese in consegna da Oddi (Damiani) e dal rientrante Facco (Macchi).

Così, bloccata la retroguardia, la Lazio poteva conservare intatta la propria intelaiatura di centrocampo, opponendo Martini a Perego (più interno che laterale), Re Cecconi a Faloppa, Nanni a Berti e Frustalupi all’eterno Sormani. Davanti Chinaglia era alle prese con l'atletico Berni e Garlaschelli ingaggiava una lotta senza quartiere con lo scorrettissimo Longoni. Il prezzo nella presunzione il Vicenza lo pagava immediatamente.

Erano passati quasi otto minuti quando Nanni, raccolto un disimpegno difensivo a metà campo, lanciava magnificamente Chinaglia in uno spazio libero sulla destra. Giorgione era magnifico nella progressione, seminava Berni e Ferrante, entrava in area e faceva secco Bardin. Il Vicenza reagiva rabbiosamente, ma era il centrocampo biancazzurro a tenere in mano il bandolo della matassa con Frustalupi e Re Cecconi sempre in felice posizione, con Martini dilagante in continue galoppate trasversali e Nanni sempre pronto allo scambio in prima battuta e all'immediato inserimento in “zona calda” a dare una mano alle due punte, apparse subito in giornata di ottima vena, a conferma dell'eclatante vittoria sul Novara e delle ragioni esclusivamente psicologiche che avevano determinato la negativa prova di Sion da parte dell'intera squadra.

Sorretti e sollecitati dai centrocampisti, Chinaglia e Garlaschelli mettevano continuamente in difficoltà la difesa vicentina, sulla quale già gravava l'handicap della mancanza di un adeguato filtro a centrocampo. Ed era intatti la Lazio a creare il maggior numero di pericoli per la rete avversaria: con Chinaglia (sua anche una gran bomba che schizzava fuori dopo aver picchiato sulla parte superiore della traversa), con Petrelli, con Garlaschelli. Il Vicenza poteva replicare solo con un paio di tiri respinti a pugni da Pulici con gran sicurezza e con una valanga di proteste in occasione di uno scontro in area tra Wilson e Vitali, per il quale chiedevano il rigore (a nostro avviso l'impatto era ancora, pur se di pochissimo, nei limiti del lecito).

La ripresa non diceva nulla di nuovo sul piano tattico. Il Vicenza partiva nuovamente all'assalto schiumando rabbia e la Lazio, che accusava un leggero calo fisico (non bisogna dimenticare che aveva giocato mercoledì a Sion e aveva viaggiato giovedì), si limitava per il momento a controllarne le mosse, che si esaurivano in traversoni e tiri dal limite sempre preda dell'attento Pulici, ben protetto dai suoi compagni di reparto, e attendere, mentre i centrocampisti e le punte riprendevano fiato, il momento giusto per dare inizio a una nuova sarabanda e piazzare il colpo del “k.o.”.

Era Re Cecconi a reinnestare la marcia e dalla sua prima proiezione possente in avanti veniva subito il 2-0, messo a segno personalmente dal biondo centrocampista con un preciso e potente rasoterra, sparato quasi dal dischetto del rigore, che infilava il pallone (magistralmente lanciatogli da Frustalupi) nell'angolo alla sinistra dell'esterrefatto Bardin. Due a zero e la partita era praticamente finita. Re Cecconi nel fare un lancio si distorceva la caviglia, ma Ziaco e Trippanera lo rimettevano rapidamente in sesto.

La Lazio ora premeva di nuovo, in scioltezza, gli scambi venivano estremamente fluidi, uno spettacolo. Petrelli faceva un gran numero e un quasi gol, al quale i vicentini rispondevano solo con altre proteste per uno scontro aereo Facco-Macchi concluso da un fallo di mani del nipote di Chiarugi! Il terzo gol era nell'aria e la sensazione aumentava più i vicentini si gettavano avanti a testa bassa e veniva bellissimo, a cinque minuti dalla fine: Berni fermava come poteva Chinaglia scatenato in contropiede, punizione. Frustalupi toccava a Chinaglia, gran botta rasoterra. Bardin ci arrivava in tuffo, ma non tratteneva; irrompeva Garlaschelli e metteva in rete.

Tre a zero dunque. E la Lazio mette il suo nome in testa alla classifica. Una vittoria nettissima, chiara, limpida, che ha confermato l'autentico valore della squadra biancazzurra, il carattere, anche il senso di responsabilità, che ogni volta sul campo di gioco riesce, se non a ricomporre, almeno ad accantonare per 90' qualsiasi motivo di ripicca e di incomprensione. Una vittoria che dà corpo alle ambizioni della squadra biancazzurra sul fronte del campionato e ne rafforza l'animo anche per la difficile, ma non proibitiva, trasferta di Ipswich.


Paese Sera titola: “La Lazio vince a freddo – Chinaglia sfonda subito: magistrale gara dei biancazzurri”

Vicenza – Chinaglia spezza l’equilibrio dopo soli sette minuti di gioco, il Vicenza sperpera molta energia in uno sterile forcing. Re Cecconi annulla definitivamente le speranze di rilancio dei veneti e Garlaschelli rafforza il punteggio sgomberando l'orizzonte biancazzurro dalle molte ombre sollevate dall’avventura e dalle polemiche di Sion, lanciando perentoriamente la Lazio nell'orbita del massimo campionato.

Il tre a zero con il quale la squadra di Maestrelli ha ripetuto il bel successo ottenuto a Vicenza la quarta giornata del torneo scorso è forse troppo pesante e difficile da digerire per gli uomini di Puricelli, i quali hanno mostrato, se non altro, l'energia necessaria a mitigare gli effetti del fulmineo gol messo a segno dal centravanti biancazzurro quando la partita era alle sue timide battute iniziali; tuttavia lo stacco di caratura tecnica e di organizzazione emerso dalle due squadre, è stato sempre netto e non lascia alcuno spazio ad una seria discussione sui meriti biancazzurri.

Il Vicenza ha concluso il primo tempo in svantaggio di uno a zero (gol di Chinaglia) e in una bagarre indescrivibile, in campo e sulle gradinate, in conseguenza di un intervento di Wilson che ha inchiodato Vitali mentre il centravanti di casa cercava la conclusione, una decina di metri dalla porta di Pulici, e si è temuto che la ferma decisione presa dall'arbitro Michelotti, che ha ammonito il vicentino per simulazione, anziché ravvisare gli estremi dei calcio dl rigore, avesse avuto il potere di portare fuori dei suoi naturali binari di regolarità i successivi 45 minuti di gioco.

Effettivamente, se pure non fosse facile ravvisare l’intenzione fallosa da parte del libero biancazzurro, l'ammonizione ai danni di Vitali è parsa comunque severa. A nostro giudizio un pizzico di malizia c'è stata nell'azione difensiva del capitano laziale ed effettivamente Vitali, impegnato nell'ultimo dribbling in corsa, ha trovato ostacolo del piede estro del suo avversario diretto. Tuttavia, tenuto anche conto che la scorrettezza di Wilson non sarebbe comunque stata plateale, i motivi di eventuale recriminazione biancorossa si fermano qui e, sinceramente, è poco, per una squadra che agisce fra le mura di casa, riesce bene o male a manifestare una buona disposizione a centrocampo, ha lo spazio e l'occasione per dare vita a un pressing offensivo e che, alla resa dei conti, non riesce a inventare nemmeno uno straccio di palla-gol e alla fine conclude con tre palloni al passivo.

La Lazio (che Maestrelli ha schierato con tre difensori autentici da opporre a Damiani, Vitali e Macchi, rispondendo così alle osservazioni sollevate nella nostra presentazione della partita e azzeccando la mossa più giusta per reinserire il recuperato Facco e contemporaneamente tamponare la persistente assenza di Manservisi) non ha ripetuto la spettacolare — pure se più faticata - esibizione dello scorso anno, ma ha dato sempre l'idea di controllare con intelligenza la partita e di badare al sodo. Anche quando, a tutela del vantaggio conquistato da Chinaglia, ha arretrato forse un po' vistosamente le sue posizioni, permettendo agli avversari di spalancarsi spavaldamente in avanti.

La Lazio ha badato al sodo ed è riuscita a realizzare al cento per cento tutti i suoi obiettivi con indiscutibile merito, anche perché, alla splendida tenuta difensiva di Wilson e compagni e all'abilità con la quale i centrocampisti biancoazzurri e Chinaglia e Garlaschelli hanno saputo sempre rovesciare il fronte offensivo, si sono affiancate precise responsabilità della formazione vicentina.

I padroni di casa non sono mai stati capaci di andare oltre alla velleitaria pressione territoriale, sfruttando a metà campo gli arretramenti e anche qualche incertezza individuale della Lazio, ma non riuscendo mai ad afferrare in mano una iniziativa decisa ed esaurendo di fatto la spinta in avanti con cross dalle fasce laterali alla ricerca della testa di una delle tre punte. Sulle possibilità e sulle speranze del Vicenza, messo presto sullo 0 a 1, ha finito per pesare poi in modo decisamente negativo la fragile opposizione che nel frattempo Ferrante e compagni opponevano ai contrattacchi della Lazio, ispirati da un lucido Frustalupi e condotti da un Chinaglia esaltato dalla spettacolare marcatura iniziale e perciò inafferrabile o quasi per la sconcertata e sconcertante coppia centrale di difesa del Vicenza, composta da Berni e Ferrante.

Gli schemi tattici biancoazzurri sono usciti spesso dalla consuetudine e la diversa collocazione di alcune pedine rispetto allo schieramento e al gioco dello scorso campionato, hanno a volte sconvolto Martini, ben più abile quando affonda lungo la fascia laterale, e tolto un tradizionale punto di riferimento a Re Cecconi, che nella prima parte di gioco ha fallito spesso dl misura, crescendo, però, da gigante nella ripresa. Anche Nanni, che avrebbe dovuto recitare insieme la sua parte e quella di norma affidata a Manservisi, non ha sempre indovinato la posizione giusta, trovandosi con frequenza a veleggiare a un solo passo di distanza dalle punte e spesso in posizione avanzata anche rispetto a Chinaglia.

Tuttavia, se le vicende del match hanno tenuto a volte col fiato sospeso i numerosi tifosi della Lazio, per via di una buona superiorità manifestata da Vitali e compagni sulla diga difensiva biancoazzurra nei palloni alti, è sempre risultato evidente che colpendo di rimessa la Lazio avrebbe potuto impietosamente fare a fette la retroguardia veneta mettendo al sicuro il suo successo. Sormani, il vecchio brasiliano approdato quassù a bruciare gli ultimi spiccioli di una soddisfacente carriera, si è dato da fare dal primo all’ultimo minuto, offrendo a volte l’illusione che proprio a centrocampo il Vicenza potesse trovare la possibilità di rovesciare l'incontro a suo favore agguantando almeno il pareggio. Damiani ha fatto soffrire terribilmente Oddi con scatti a slalom ai quali lo stopper romano non poteva sempre opporre la giusta replica. Però mentre la mezzala destra non ha trovato efficiente collaborazione in Faloppa e Perego e poiché Damiani sembra destinato, è la sua caratteristica, a lavorare per gli altri e non per sé stesso e Macchi e Vitali hanno trovato scogli insormontabili nelle stupende marcature di Facco e Petrelli, i molti assalti organizzati dai veneti fino al raddoppio di Re Cecconi hanno fatto molto fumo e pochissimo arrosto. Pulici è stato impegnato severamente un paio di volte su conclusioni da fuori area di Vitali e Sormani e ha risposto brillantemente opponendosi a pugni chiusi, l'intervento più giusto visto che il pallone slittava velocemente sul terreno inzuppato dalla pioggia caduta ininterrottamente nella mattinata e per tutta la durata dell'incontro.

Il gol di Chinaglia è uscito fuori a conclusione di una pericolosa incursione del Vicenza, favorita da un errato passaggio indietro di Martini dalla tre quarti campo. Il passaggio del numero tre laziale è stato intercettato da Vitali e, sul lungo spiovente dalla destra in area, Oddi ha anticipato di un soffio la testa di Damiani salvando in angolo. Il calcio dalla bandierina, rinviato da Wilson, è piombato sui piedi di Nanni (stavolta nella posizione giusta) che dalla metà campo ha sparato di Berni e Ferrante impegnati nel controllo di Chinaglia. Il pallone era stupendo e lo scatto del centravanti ha fatto secchi i due ex fiorentini. Mentre Bardin accennava all’uscita (in leggero ritardo ci pare), Long John ha colpito in corsa con l’interno destro e infilato in gol con un pallonetto al di sopra del portiere. Un grossissimo gol.

Il Vicenza in attacco, la Lazio in contropiede subito dopo. Ma risultati più concreti per la squadra biancoazzurra che ha impegnato Bardin a terra con un gran sinistro di Petrelli da venticinque metri al 14’ e poi ancora il portiere biancorosso due minuti dopo con Garlaschelli dal limite. Qui la Lazio poteva trovare il gol del raddoppio sulla corta respinta del portiere se un attaccante biancoazzurro avesse, come logica imponeva, seguito l'azione. La squadra di casa ha tentato la soluzione, ancora di testa, con Damiani e Vitali mettendo sul fondo e a ribadire le diverse possibilità delle due squadre in attacco è arrivata alla mezz'ora esatta una meravigliosa botta di rimessa organizzata da Frustalupi per Chinaglia che il centravanti della Lazio ha sparato in corsa, incocciando la parte superiore della traversa vicentina.

L'inizio della ripresa è parso sottolineare, invece, in qualche modo le speranze di rincorsa dei veneti. Proprio, però, quando il Vicenza ha portato i suoi difensori all'altezza della metà campo, la Lazio ha sferrato il suo meraviglioso pugno del k.o. Al 18': un'azione Martini-Re Cecconi-Frustalupi, che la “mente” biancoazzurra ha esaltato con un invitante lancio verticale per Re Cecconi. Il biondo ha controllato, ha aggirato comodamente Ferrante e sparato dal limite nell'angolo basso alla sinistra di Bardin.

La partita ai è chiusa a questo punto e il resto è servito soltanto alla Lazio per dare ancora più sostanza al suo punteggio. Al 40' una fuga di Chinaglia è stata fermata un metro fuori l'area del Vicenza da uno sgambetto di Perego e Long John si è vendicato scaricando un bolide che Bardin ha parato senza trattenere e Garlaschelli infilato da tre passi. A due minuti dalla fine c'è stata un'altra grossa occasione per i biancoazzurri e Nanni solo davanti alla porta avversaria ha messo sul fondo.


L'Unità titola: "Chinaglia sfonda dopo 7' - Re Cecconi e Garlaschelli completano il bottino. Il Vicenza fragile in difesa. Elogio in blocco ai biancazzurri - Tra i veneti, in evidenza il vecchio Sormani e l'ormai incedibile Damiani - Il pubblico invoca due rigori, forse uno c'era".

Tre gol ben distribuiti da un gioco coralmente ragionato, un'immediata impressione di solidità in difesa e di lucidità a centrocampo, sono il passaporto che la Lazio fa timbrare qui a Vicenza da un Lanerossi frenetico e senza testa per iniziare degnamente il cammino di questo campionato e presentarsi già con serie garanzie alle rivali che fece tremare non poco nello scorso. Un 3-0 conquistato fuori casa è un risultato che parla da solo e difficilmente può offrire opportunità per polemiche o recriminazioni, nonostante qualche intervento arbitrale (non a caso di Michelotti, che in queste cose ci sguazza) almeno opinabile. Dagli spalti, a gran voce, si sono reclamati ad esempio due rigori buoni, di cui almeno uno avrebbe potuto anche essere fischiato senza mutare sostanzialmente il divario dei valori espressi in campo.

Da una parte dunque, come dicevamo, una Lazio già ben registrata in ogni suo reparto, volitiva soprattutto in Chinaglia, portato dalla foga e dall'entusiasmo ad inserirsi in ogni spazio disponibile, ma anche capace di imporre calma davanti al forcing avversario; dall'altra un Lanerossi senza dubbio coraggioso, con spunti di valore, ma destinati inesorabilmente a spegnersi al centro dell'area perché privi di un autentico sostegno. C'è ad esempio quel Damiani (che giocando oggi, tra l'altro, non ha più alcuna possibilità di essere acquistato a novembre dall'Inter) punta di autentico valore, capace di spunti più che onorevoli, che deve sobbarcarsi tutto il peso della manovra; c'è Sormani, senza dubbio il migliore in campo di marca vicentina, a cui è affidato un compito di distribuzione troppo grande anche per le sue acquisite doti di rifinitura; c'è Vitali, che attende sempre e solo il servizio sulla testa, senza una autentica capacità di smarcarsi creando varchi per sé e per i compagni.

E poi la difesa vicentina, davvero troppo fragile e, oggi, distratta, da Bardin a Ferrante, divenuto l'ombra di quel gladiatore che si era abituati a vedere in maglia viola. E che dire della "Lazietta"? Solo bene, anche l'assenza di Manservisi, con il conseguente spostamento di Nanni a ridosso delle punte, e l'utilizzazione arretrata di Petrelli hanno finito per nuocere un poco al gioco offensivo. In blocco, comunque, la squadra, che ha trovato ancora una volta in Chinaglia e Wilson i fuochi su cui far ruotare il suo gioco, è già, così com'è, da promuovere a pieni voti.

Si sa come vanno queste cose. L'incentivo psicologico - ce lo raccontava Wilson in azzurro nel ritiro di Appiano Gentile - conta ancora molto tra i biancocelesti. Lo scorso anno presero il largo subito, inaspettatamente, e chiusero su questa spinta un campionato davvero impressionante. Quest'anno saranno attesi al varco, marcati, controllati. Questo primo vistoso successo in trasferta, può contare molto, anche in vista dell'incontro casalingo di domenica prossima con quella Sampdoria che oggi ha teso la prima corda sul cammino del Milan.

Vediamo un po' adesso come sono andate le cose al Menti sotto un diluvio d'acqua. La Lazio va in vantaggio dopo appena sette minuti ad opera di Chinaglia, lanciato in modo impeccabile da Nanni sulla destra. Il centravanti, fronteggiato da Ferrante, che rileva Berni ormai superato, entra in area. Bardin rimane stranamente indeciso e quando pensa bene di uscire, lo spazio da coprire è ormai troppo vasto, così che Long John lo scavalca con il pallone. Il Vicenza è costretto a scuotersi d'acchito, ma attacca solo sulla destra, lasciando la fascia sinistra buona per la semina. Al 10' Damiani dà a Vitali che giunge in ritardo sulla palla. Un minuto dopo la testa di Macchi imbeccato da Sormani, ma Pulici para. Si continua, da parte vicentina, ad intrupparsi su una fascia dove Oddi, Martini e lo stesso Petrelli fanno buona guardia.

Dall'altra parte gli spazi sono sconfinati ma nessuno se ne avvede. Al 15' castagna di Petrelli da quasi trenta metri che Bardin blocca bene. Il Lanerossi attacca, attacca, come l'Inter davanti all'Admira, creando continue occasioni mai sfruttate. Al 27' è una serpentina di Damiani a creare un po' di scompiglio tra le file romane. L'ala lascia a Macchi ed il tiro è violento, tanto che Pulici deve alzare d'istinto a campanile, per poi bloccare in un secondo tempo la palla.

Quasi allo scadere, il primo episodio contestato della partita: Vitali entra in area, supera Wilson e nel farlo finisce a terra un po' platealmente. Toccato d'anca? Finzione? Non è dato, in tutta lealtà, di vederlo dalla tribuna. Michelotti, che propende per la seconda soluzione, ammonendo Vitali, ci pare comunque in buona posizione.

Nella ripresa l'aspetto dell'incontro non muta e la Lazio raccoglie i frutti: al 17' va ancora in gol con Re Cecconi che, lanciato a dovere da Frustalupi, entra indisturbato in area ed anticipa Bardin con un rasoterra preciso e secco. Alla mezz'ora secondo rigore reclamato, e questa volta ci pare a ragione, e non concesso da Michelotti, che ci tiene a distinguersi da Gonella: cross di Damiani (ancora lui!) in area e Macchi viene vistosamente trattenuto - ci pare - da Facco. Il gioco comunque prosegue tra le proteste del pubblico e si giunge al 40' allorché la Lazio tronca ogni discussione mettendo a segno la terza rete: fallo di Perego su Chinaglia al limite, batte Frustalupi per lo stesso Chinaglia che non fatica a scagliare la palla attraverso una voragine lasciata aperta dalla barriera. Respinge corto Bardin sull'accorrente Garlaschelli che segna anticipando il recupero del portiere.


Nella stessa pagina de L'Unità, le dichiarazioni dei protagonisti.

Oggi Maestrelli compie 48 anni. I giocatori lo hanno ricompensato con tre gol e con una prestazione superlativa. "Avevo chiesto loro almeno un pareggio, - afferma il tecnico - ma è venuta la vittoria sofferta e meritata". Poi l'argomento scivola sul campionato, sulle previsioni future, sul ruolo della Lazio. Niente ottimismi, niente sogni proibiti - raccomanda Maestrelli - il nostro segreto è sempre stata l'unità, il contentarsi di vivere alla giornata senza tante problematiche sul domani. Il nostro campionato si apre con la squadra imbattuta". Molto più espansivo è Re Cecconi: "E' una Lazio forte come lo scorso anno ma ancora più esperta e aggressiva. Alcuni miei compagni di squadra meritano la Nazionale. A Chinaglia poi, spetta un posto di diritto. E' un fuoriclasse in assoluto". Chinaglia sostiene di avere visto un Lanerossi forte e robusto: "Forti loro ma fortissimi noi, la differenza sta tutta qui". Una ultima considerazione, il duello a distanza fra Frustalupi e Sormani. Ha prevalso il primo sia pure di stretta misura. "Angelo è sempre formidabile" dice il centrocampista laziale, come avesse detto che lui Frustalupi, non teme concorrenza. Dall'altra sponda visi rabbiosi e sguardi scuri. Se la prendono con l'arbitro Michelotti per un rigore negato loro (atterramento di Macchi davanti alla porta). "Col pareggio in mano sarebbe stata un'altra cosa - ha dichiarato Puricelli - ad ogni modo tanto di cappello alla Lazio, squadra di rango. Il Lanerossi è stato volenteroso ma ingenuo, certi errori non vanno ripetuti. Abbiamo tutto il tempo per rifarci. Cominceremo martedì alla ripresa degli allenamenti, con calma senza drammi per nessuno".