Domenica 8 febbraio 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 2-1

Da LazioWiki.

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8 febbraio 1998 - 2.772 - Campionato di Serie A 1997/98 - XIX giornata

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Negro, Chamot, Gottardi, Fuser, Venturin, Jugovic (93' Marcolin), Nedved, R.Mancini (52' Boksic). A disposizione: Ballotta, Grandoni, G.Lopez, Favalli. Allenatore: Eriksson.

MILAN: Rossi, Cardone, Costacurta, Desailly, Maldini, Ba, Albertini, Maini, Leonardo (71' Daino), Kluivert, Maniero. A disposizione: Taibi, Smoje, Beloufa, Corrent. Allenatore: Capello.

Arbitro: Sig. Bazzoli (Merano).

Marcatori: 5' R.Mancini, 92' Boksic, 93' Kluivert.

Note: ammoniti Negro, Cardone, Leonardo, Nedved, Pancaro, Maini. Al 28' Luca Marchegiani ha parato un calcio di rigore battuto dal milanista Leonardo. Calci d'angolo: 4-7.

Spettatori: paganti 20.477 per un incasso di Lire 879.705.000, abbonati 31.738 per una quota di Lire 957.039.369.

Il tiro di Pavel Nedved che Roberto Mancini devierà in rete per il vantaggio biancoceleste
Il bomber biancoceleste festeggiato da Alessandro Nesta e Diego Fuser
Il tocco vincente di Alen Boksic...
... per il raddoppio laziale
Un altro fotogramma della seconda rete biancoceleste
L'esultanza dell'attaccante croato
La rete milanista
Vladimir Jugovic
Il calcio di rigore neutralizzato da Luca Marchegiani
Alen Boksic
Discussione tra Nesta e Ba

Boksic per stendere il Milan con una procedura che ne anestetizza le velleità, privilegiando ancora la praticità laziale. I rossoneri sono pure sfortunati, ma hanno il torto decisivo di cedere al primo spiffero oltre Cardone, quando Mancini finalizza sotto misura quel cross non proprio calibrato del partner Nedved. L'amnesia immediata (soprattutto Costacurta, frullato sull'anticipo) favorisce l'orientamento italianista che Eriksson ormai predilige, un 4-5-1 saltuariamente elettrificato dagli incursori esterni d'appoggio. Come se l'allenatore svedese sapesse meglio destreggiarsi nelle ristrettezze d'organico, lasciando l'obbligo di fare gioco ai superstiti titolari di Capello. Difficile stabilire le assenze più pesanti nella partita dei rattoppi. Meno complicato quantificare i rimpianti milanisti, accesi già prima dell'intervallo sulla traversa colpita da Kluivert e sul rigore che Marchegiani para a Leonardo. Due episodi, anzi due macigni nell'attuale economia rossonera, dove servirebbe quanto meno là davanti il febbricitante Ganz al posto dell'inconcludente Maniero. Sì, l'imperforabilità dell'accoppiata Negro-Nesta, rende plausibile l'attendismo biancoceleste; oppure sono troppo macchinosi i propositori centrali Albertini-Maini nei loro dettati senza rapida profondità. Evocare Boban o Savicevic? Il Diavolo viene avanti a piacimento, salvo ritrovarsi privo d'arieti e sempre impacchettato all'imbocco dell'area laziale.

Perché Kluivert, rimosso l'incubo della denuncia per stupro, evita accuratamente i contrasti e riceve qualche rifornimento solo da Ba. Perché Leonardo latita sul versante sinistro. Perché la contraerea laziale non funziona giusto dalle parti di Pancaro, come dimostra Albertini in una rara soluzione smarcante: Desailly imposta, la centrata del regista rossonero costringe l'ex cagliaritano, forse pressato, alla vistosa manata in elevazione. Rigore buttato via, Leonardo esala il sinistro che pare metafora di questo Milan condannato spesso a cercare il tempo perduto. Così la Lazio ha modo d'avvicinare i reparti e innescare addirittura Negro nel ribaltamento; Cardone lo mette giù, prosegue Mancini, fino a sbattere addosso al fusto Desailly, non senza lamentarsene. Il signor Bazzoli prosegue imperturbabile. E' uno strano arbitro: quasi irreprensibile nel primo tempo, sbraga nel prosieguo risparmiando nell'ordine la sacrosanta espulsione a Costacurta, Leonardo e Nedved. Plateale l'omissione di cui beneficia Leonardo: già ammonito, sgambetta Pancaro, e attende invano l'esibizione del cartellino rosso. Dovrà provvedere poco dopo Capello alla sostituzione tecnica (gli subentra il mai pervenuto Daino), mentre Sven Goran rileva Mancini. No, non c'è errore: il rettore di Torsby, in un pieno di buonsenso, azzecca la mossa giusta e dissolve le ultime diffidenze sul presunto inamovibile. Applausi. Vuoi mettere l'innesto del turbo-Boksic proprio nel momento del maggiore sforzo milanista? Alen sortisce l'effetto di spaventare gli inseguitori appena tocca palla. Il Milan diventa rattrappito. Serve ricordare che, prima dell'avvento dello spauracchio croato, Kluivert ha spropositato l'esecuzione facile, suggeritore sempre Ba?

Ora la Lazio riparte su cadenze serrate e Rossi deve tamponare Chamot, schizzato da una triangolazione volante con Boksic. Beh, recuperato alla distanza il predominio centrocampistico, anche Jugovic effettua la prova generale del raddoppio, innescato da Venturin. Raddoppio prezioso, che Boksic garantisce nel recupero: l'input è di Negro, poi mezzo campo divorato e pallonetto scavalcante sono tutt'uno, anche se Nedved rifila una gomitata impunita a Cardone. Reagisce Ba, Maniero allunga di testa verso Maldini, che delega Kluivert all'incornata imparabile. Troppo tardi. La Lazio ringrazia dai quartieri alti.


La Gazzetta dello Sport titola: "La formazione di Eriksson conquista il settimo successo consecutivo all'Olimpico tra campionato e coppa Italia. Il Milan attacca, la Lazio vince. Troppo sbilanciata in avanti la squadra di Capello affonda all'Olimpico. Di fatto, il Milan gioca con un rischiosissimo 4-2-4 che lascia troppo soli a centrocampo Albertini e Maini. E la Lazio, con una sola punta, ne approfitta".

Continua la "rosea": Capello dice che un pari gli va stretto. Eriksson replica che nel calcio valgono più le occasioni del possesso palla. Siamo d'accordo col tecnico svedese. E aggiungiamo che quanto a moduli il 4-5-1 ci sembra più funzionale del 4-2-4. Sì, non avete letto male. Formalmente schierato col 4-4-2, Ba e Leonardo esterni di centrocampo, il Milan si propone in realtà con quattro difensori, due centrocampisti e quattro attaccanti. E lo fa anche nel giorno in cui deve all'ultimo momento rinunciare a Ganz influenzato. Così perde 2-1 con la Lazio che di attaccanti, con Casiraghi squalificato, ne schiera col contagocce. Prima Mancini che segna subito, poi Boksic che lo rileva nella ripresa e sigla a tempo scaduto il gran gol del 2-0 che diventa decisivo visto come un attimo dopo segna pure il bistrattato (stavolta a torto) Kluivert. Il Milan ha due attenuanti. Le assenze, otto. Oltre a Ganz: Weah, Cruz, Nilsen, Savicevic, Donadoni, Ziege, Boban. Al confronto, la Lazio orfana di Almeyda e Casiraghi è al gran completo. Poi il rigore fallito da Leonardo alla metà del primo tempo. Calciato quasi addosso a Marchegiani dopo il suicida fallo di mano di Pancaro, avrebbe portato all'1-1 e (forse) ad un'altra partita.

Ma gli alibi rossoneri si esauriscono qui. Sul resto, e quel che è più preoccupante sul Capello-pensiero, non ci siamo proprio. Da quando in qua lo sterile predominio territoriale, la manovra avvolgente ma sempre lenta e scontata, i cross dalla tre quarti campo sono cambiali per il successo? Il Milan è la squadra più lunga vista all'Olimpico in questo scorcio di stagione. Pesante e muscolare come è stata costruita, quando attacca pare più' un pacchetto di mischia del rugby (visto sabato il Galles con l'Italia?) che un armonico cocktail di solisti della palla rotonda. Alcuni dei quali meriterebbero di avere maggiori spazi di manovra, e un diverso equilibrio tattico a sorreggerli. Per contro, la Lazio è sempre più corta e armonica, si difende in dieci, ieri lo ha fatto per lunghi tratti, e riparte di slancio. Chi parla di catenaccio e contropiede equivoca, anche se il gol di Boksic è da manuale dell'Inter anni 60. Se Capello è perplesso, ripassi i dati statistici: il Milan ha tirato nello specchio della porta di Marchegiani (gol a parte, frutto d'un tiro sbagliato di Maldini corretto di testa da Kluivert) solo dal dischetto degli undici metri, e solo una volta l'eccellente Nesta, sempre su Kluivert che ha anche scheggiato una traversa, ha fatto scudo col corpo alla conclusione dell'olandese. Rossi ha invece dovuto compiere parate decisive su Nedved, Jugovic e Chamot, e una volta lo ha salvato Maldini. Sul piano delle autentiche occasioni da rete e sempre gol a parte, la Lazio ha vinto 4-2. Quanto di queste considerazioni negative sia attribuibile al manico (leggasi Capello) quanto agli uomini in campo, è difficile a dirsi. Non ci è sembrato di leggere scarso impegno nei rossoneri, che anzi hanno talvolta addirittura ecceduto: l'arbitro Bazzoli, che sugli episodi determinanti ha visto per lo più giusto, ha però responsabilità gravi nel non aver espulso per somma di ammonizioni prima Costacurta e poi Leonardo.

Un rosso che a tempo scaduto avrebbe meritato anche Nedved. La partita è vissuta sul gol-lampo di Mancini, sul filo del fuorigioco nel deviare nell'area piccola il tiro cross di Nedved. Kluivert, che aveva cominciato da mezza punta alle spalle di Ba-Maniero-Leonardo, è andato a fare subito il secondo centravanti. Ba, continuando a giocare sulla linea del fallo laterale e crossando un certo numero di palloni, quando Chamot glielo consentiva, ha "letto" bene la propria partita. Leonardo no, continuando ad ammucchiarsi e far confusione con l'insignificante Maniero e il povero Kluivert, soffocato dai compagni prima ancora che dagli avversari. Con Albertini e Maini in costante inferiorità numerica a metà campo nei confronti di Fuser-Venturin-Jugovic, con Gottardi piazzato sulla corsia di Maldini e con Cardone in permanente difficoltà con Nedved, lo zampillante dinamismo della Lazio ha sempre tenuto in scacco il Milan e la partita s'è snodata divertente ma, scusate il paradosso, anche monotona. Se non ci fosse stato il gol di Boksic al 93', insomma, non sarebbe arrivato nemmeno quello di Kluivert.


Da La Stampa:

Due pizzichi di fortuna e tanta volontà, aiutata dal Milan di questi giorni, una squadra con troppi assenti (anche Ganz per febbre) e che trova il gol per caso e tardi. Così la Lazio (senza Casiraghi e Almeyda, con Boksic a mezzo servizio) conquista tre punti per sognare quel secondo posto che vale la Champions League. Bravo Eriksson che non si fa scrupoli nell'organizzare un bunker dal sapore di catenaccio. Gottardi dedicato a Maldini, Nedved (indietro forse, come mai) a far mucchio con il bravissimo Jugovic e gli altri. Davanti solo Mancini. Faccia la partita il Milan, se ne è capace. I rossoneri ci provano e sono subito puniti. Nedved conquista palla in mischia e tira. Dal mucchio esce la gamba di Mancini per la deviazione vincente. Forse in fuorigioco, questione di centimetri. La protesta del Milan è minima. Lazio con il morale a mille, Gottardi frena Maldini e questo è quasi un miracolo per uno che non gioca mai. Invece appena Nedved conquista palla iì povero Cardone finisce nei guai. E allora picchia, anche maldestramente, e solo la misera giornata dell'arbitro lo lascia in campo per tutta la partita. Le due curve si esibiscono in boati razzisti quando conquistano palla Ba e Desailly. E toccano il culmine con questo striscione che vuol essere la risposta al disegno di legge contro il teppismo: "La repressione non fa paura, la risposta sarà più dura".

Il gruppo di "gentiluomini" lo fa sparire dopo pochi minuti. Nessun intervento della polizia. Intanto sul campo continua lo show di Mancini, bravo anche in copertura, e si vede qualche lampo di Kluivert. Gioca un po' indietro e dà l'impressione di poter fare molto di più. Bei controlli e recuperi, gran tiro al 17' con Marchegiani che devia sulla traversa. Si esibirà anche in un paio di capocciate fuori misura di poco prima dell'inutile gol finale. E' molto solo perché Ba, bravissimo nei cross, non entra in area di rigore e perché Maniero è semplicemente desolante. Lazio sempre copertissima, Jugovic è un baluardo a centrocampo, il Milan ci può provare soltanto con i cross. Al 28' Pancaro va in tilt, salta e devia di mano. Rigore. Leonardo al tiro, Marchegiani para. Il gol trovato in avvio e questa parata sono i due pizzichi di fortuna biancazzurri, ma il Milan non merita gran che. La partita potrebbe finire qui. Naturalmente si va avanti e non è un bene per la squadra di Capello e per l'arbitro. I rossoneri tengono palla come se stessero vincendo, mentre continua la cecità di Bazzoli. Oltre al già citato Cardone, graziato Leonardo, già ammonito, autore di brutti falli da dietro. Perdonato anche Pancaro. Si picchia allegramente e Albertini, centrato dall'impunito Nedved, gli promette pan per focaccia ad un passo dal direttore di gara. Al 45' Mancini, abbondantemente maltrattato da Maldini e Desailly, crolla in area. Spinta astuta di Desailly, forse ha ragione Bazzoli. Nella ripresa esce subito Mancini (dubbio mercoledì per contusioni varie) ed entra Boksic. E' sempre un 4-5-1 che tiene il Milan lontano da Marchegiani. Anzi Rossi deve volare per deviare un bel tiro di Nedved.

La Lazio parte sempre in contropiede e dimostra una velocità doppia: anche Chamot va vicino al gol. Non trova varchi il Milan, Kluivert dorme su una palla che gli schizza sui piedi, poi sbaglia due volte di testa. Non è mai rabbioso l'olandese, gioca con l'indolenza di chi proprio non può fare a meno di scendere in campo. Ma che vorrebbe essere altrove. Al 46' secondo gol laziale con la complicità di Bazzoli. Boksic conquista palla e schizza oltre la sua metà campo. Lo rincorre Cardone, ma Nedved elimina il pericolo atterrando il milanista con una gomitata. Tutto regolare per l'arbitro. Boksic continua la sua corsa, Maldini è in ritardo, Costacurta arretra e infine il pallonetto del croato infila Rossi. Due a zero. Non è finita. Milan in avanti, tiro disperato di Maldini, Kluivert devia in rete di testa: Bazzoli fischia la fine togliendo ai rossoneri persino la possibilità di esultare. Lazio a cinque punti dall'Inter: il rigore negato a Napoli pesa sui biancazzurri, come un macigno.


La Repubblica titola: "Mancini aggrava la crisi del Milan".

L'articolo prosegue: La partita delle conferme a 360': la Lazio si conferma bella e speculativa, il Milan in crisi profonda. Nulla da eccepire sul risultato, modificato dagli ultimissimi istanti di gioco in maniera più accademica che reale. Nel giro di 2' appena, a segno Kluivert, che l'archiviazione dell'accusa di stupro ha restituito allegro e fiducioso (ma ancora lento e macchinoso), a segno Boksic, convalescente eppure in grado di segnare un gol straordinario. A segno, soprattutto, Mancini, capace di tradurre uno dei suoi guizzi geniali in gol-partita (doppio scambio Nedved-Chamot, tiro del ceco e deviazione vincente sottomisura sul filo del fuorigioco): era appena scoccato il 5' di gioco, e da quel momento in poi la prestazione della Lazio è stata articolata secondo desideri e caratteristiche, cioè attesa e accelerazioni. Il tutto, patendo l'assenza di Rambaudi molto più di quanto il Milan abbia sofferto l'improvviso forfait di Ganz, fermato da un soprassalto febbrile. Il Milan, infatti, ha prodotto così poco e così male il suo gioco offensivo, da non smarcare quasi mai un uomo al tiro.

E' sconfortante rilevare che proprio come contro il Piacenza otto giorni fa (vittoria al 91') anche ieri il portiere avversario non abbia dovuto preoccuparsi delle maglie rossonere in lenta agitazione davanti a lui. Nello specifico, Marchegiani ha concentrato tutta la sua bravura nella neutralizzazione del rigore (mal calciato) di Leonardo, a seguito di uno sciagurato "mani" di Pancaro. A un passo dalla mezz'ora, il Milan finalizzava così, con l'ennesima frustrazione lo scombiccherato assalto all'area laziale. Prima del rigore, l'unico brivido era arrivato da un tiro di Kluivert, a pizzicare la traversa. Brava, invece, la Lazio, a ingoiare le incertezze di Chamot, in difficoltà, alla sua prima partita da "italiano", nel controllo di Ba. Le vaghezze dell'argentino venivano mitigate alzando la linea difensiva a mezzaluna e mettendo più volte in fuorigioco il tandem Maniero-Kluivert, a cui aggiungere un Leonardo tanto inconcludente e privo di riferimenti da risultare irritante, oltre che inutile. In compenso, bravi, là davanti, Mancini, Jugovic e Nedved, capaci di azioni alla mano di stampo rugbistico, spettacolari ed efficaci. Toccava a Costacurta (anticipo su Mancini), Desailly (contrasto maligno su Mancini in area) e Rossi (deviazione su Nedved, uscita su Mancini) evitare di subire il raddoppio, anche a costo di qualche durezza di troppo. A farne le spese, Mancini, costretto a uscire a inizio ripresa (fallo di Costacurta): a sostituirlo, il convalescente Boksic, subito pronto a duellare rudemente con Desailly.

Milan pressoché inesistente: Maldini doveva salvare in extremis su Nedved, Rossi su Jugovic e Chamot. Fuori Leonardo (a rischio di espulsione così come Costacurta) e dentro Daino: tentativi confusi, senza logica e senza idee. Allo scadere, il gran raddoppio di Boksic, che squarciava la metà campo milanista con un'accelerazione straordinaria. Inultimente arrancavano Cardone (che si prendeva anche una sberla da Nedved), Maldini e Costacurta. Tiro imparabile e ottavo gol in sette partite. Mentre il croato rifiatava Kluivert deviava di testa in rete il cross di Maldini per un gol inutile e beffardo, che lascia il Milan solo con la sua stagione tristissima e la Lazio alla rincorsa di un posto in Champions League.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Un uomo felice s'infila quasi correndo nello spogliatoio della Lazio. E' Sergio Cragnotti, che vuole dividere la sua gioia con i protagonisti del successo sul Milan. Abbraccia Marchegiani, dà una pacca sulle spalle di Boksic (il croato ha segnato otto gol nelle sue ultime sette partite), stringe forte la mano ad Eriksson, fa i complimenti a tutti. Poi detta parole euforiche: "Grandissimi. Questa squadra sa quello che vuole. E' capace di soffrire, ha carattere e personalità. E con la personalità si va lontano. In contropiede siamo implacabili". Stavolta un elogio particolare va al portiere: "Sì, Marchegiani è stato decisivo. La sua parata sul rigore di Leonardo ha rappresentato la svolta della partita. Bravo Luca, ci ha salvato". Mancini è uscito con le gambe piene di lividi, Cragnotti è preoccupato: "L'hanno picchiato e si è fatto male. Peccato, spero recuperi in tempo per la partita di mercoledì con l'Empoli". E' talmente di buon umore, Cragnotti, che neanche la dichiarazione acida di Zeman su Salas gli suggerisce un guizzo polemico: "Io Zeman lo ammiro, è un grande allenatore. Quella su Salas è una delle sue tante battute".

Non avrà un gran gioco, la Lazio, ma le cifre promuovono Eriksson. Eccole: undici partite consecutive senza sconfitte (nove vittorie e due pareggi), solo cinque gol subiti, 20 punti su 24 nelle ultime otto giornate di campionato. Insomma lo svedese ha argomenti solidi per respingere l'assalto critico di Capello. "Si difende in dieci", tuona il tecnico milanista con lo sguardo spento. "Bella scoperta, avevo solo un attaccante in buone condizioni, sono stato costretto a giocare con cinque centrocampisti", replica Eriksson paonazzo. Poi si calma, lo svedese, e con il tono sereno dice: "Sinceramente non mi interessa il giudizio di Capello, per me contano solo i tre punti e penso che la Lazio abbia meritato di vincere". Ancora le punture di Capello: "Il pareggio mi va stretto". Ancora la replica pacata di Eriksson: "Dal punto di vista del possesso di palla ha ragione, ma in quanto ad occasioni da gol, ne abbiamo create più noi. Marchegiani, rigore a parte, non ha dovuto compiere interventi importanti. Io sono contento così, contro il Milan era inevitabile soffrire un po'". Mancini è più velenoso del suo tecnico: "Capello ci critica perché abbiamo giocato con una sola punta? Beh, se Eriksson avesse potuto schierarne due, avremmo di certo chiuso prima la partita". Così, tanto per gradire. Diego Fuser rincara la dose: "Il mio Milan era un'altra cosa. Questo è nettamente inferiore alla Lazio". Fine dei messaggi al vetriolo. Su una cosa, incredibilmente, Eriksson e Capello concordano: "Nesta è l'erede di Baresi", ufficializzano entrambi, anche se in momenti diversi. Lo svedese spiega: "Io e Fabio abbiamo parlato di Nesta prima della partita: "E' un grande giocatore", mi ha detto lui; "grandissimo", ho sottolineato io".

Ma Eriksson non sorride: lo preoccupano le condizioni di Mancini. "Lo vedo male, non credo che per mercoledì sia in grado di recuperare", dice il tecnico. "Ma sì che ce la faccio", lo rassicura l'Artista, che ha rimediato pestoni piuttosto violenti al metatarso e al quadricipite destri. Esce dallo stadio zoppicando, ma resta ottimista. "Quelli del Milan mi hanno picchiato, ma senza rancore. Ero l'unica punta...". Lo spunto polemico non manca: "C'era un rigore su di me: stavo per girarmi e Desailly mi ha spinto da dietro". Comunque l'uomo-fantasia si accontenta: "Ho segnato un gol importante per me e per la squadra. D'altronde non è una novità, con il Milan mi capita spesso di andare in gol. Abbiamo recuperato tre punti sull'Inter, ma la strada verso la Champions League resta complicata. Riparliamone quando saremo ad un paio di lunghezze dai nerazzurri. Se continueremo a essere così cinici...". Cinico è anche Boksic: un tiro, un gol. "Sono stanchissimo, non pensavo di riuscire a segnare dopo quella corsa. Per fortuna l'emergenza è finita, mercoledì rientra Casiraghi e io posso tornare in panchina in attesa di recuperare la migliore condizione". Evidentemente non ha fatto i conti, il croato, con l'infortunio di Mancini...


Dalla Gazzetta dello Sport:

"Sono andato nello spogliatoio a congratularmi soprattutto con Marchegiani. Ma tutta la squadra è stata grandissima, ha mostrato personalità: così si può fare parecchia strada". E' un Sergio Cragnotti euforico quello che lascia l'Olimpico, tanto da evitare la replica a Zeman che il giorno prima aveva fatto una battuta delle sue su Salas. La quinta vittoria consecutiva in casa (7 contando le Coppe) rilancia la Lazio dopo il mezzo passo falso di Napoli e l'avvicina al secondo posto dell'Inter: "Adesso possiamo guardare in alto e con convinzione - sottolinea Alen Boksic, ottavo gol in 7 partite consecutive nonostante l'infortunio -: non ci siamo montati la testa, ma ora scendiamo in campo con una convinzione diversa, siamo più squadra. Jugovic ha fatto numeri mai visti su un campo di calcio e Nesta ormai non stupisce più: ogni partita non sbaglia nulla". L'attaccante croato è quello che si spinge più in avanti sulle prospettive di campionato. L'altro autore del gol, Roberto Mancini (salterà probabilmente la partita di mercoledì per una doppia contusione alla gamba destra), è invece più cauto: "Il discorso sul secondo posto si riaprirà quando l'Inter sarà più vicina che a 5 punti. Per ora l'importante è che siamo diventati un'ottima squadra. Affrontiamo tutte le gare con lo stesso atteggiamento mentale. Siamo stati bravi nelle difficoltà, come la Juve. Ma per essere grandi bisognerà continuare così. Capello dice che abbiamo difeso in 10 e attaccato con un solo uomo? E sì, fossimo stati in due dall'inizio avremmo chiuso prima la partita. Per non parlare del rigore non fischiato su di me per fallo di Desailly".

Anche Eriksson ribatte alle affermazioni di Capello: "Dice che il Milan meritava di più. Vedendo le palle-gol ha torto, mentre sul possesso di palla ha ragione. Resta il fatto che loro logicamente dovevano cercare di recuperare, ma Marchegiani - bravissimo sul rigore - ha lavorato poco nella ripresa. E il discorso non mi interessa più di tanto. Contano i 3 punti e li abbiamo conquistati meritatamente". Lo svedese fa l'elogio del suo gruppo: "Nesta non è più grande, è grandissimo. Con Capello ne parlavamo prima della partita e concordavamo: i suoi anni migliori ancora devono venire. E poi tutti sono stati davvero bravi. Ancora una volta hanno mostrato gran carattere. Chamot ha sofferto all'inizio, dopo è stato Ba a dover cambiare fascia. Avete visto Gottardi? Aveva di fronte un fuoriclasse come Maldini ed è stato capace anche di puntare in avanti. E poi - conclude Eriksson con un ghigno - il merito è anche delle "Iene" e dei loro riti scaramantici. Tutto ha funzionato, anche i miei gesti "alla Zeman". Però non ho preso una sigaretta in mano, ho solo fatto finta: mai farò pubblicità al fumo".