Martedì 21 gennaio 2003 - Bari, stadio San Nicola - Bari-Lazio 0-0

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21 gennaio 2003 - 3027 - Coppa Italia 2002/03 - Quarti di finale - gara di ritorno

BARI: Battistini, Candrina, Neqrouz, Ingrosso, Mora, Cordova (86' Doudou), Pizzinat, Markic, Mazzarelli (68' Said), Vantaggiato (82' Ruberto), Valdes. A disposizione: Gillet, Sibilano, Abbrescia, Brambilla. Allenatore: Tardelli.

LAZIO: Marchegiani, Oddo, Stam, Fernando Couto, Pancaro, Castroman (89' D.Baggio), Simeone, Liverani, Manfredini (60' Fiore), Corradi, Chiesa (69' C.Lopez). A disposizione: Concetti, Negro, Colonnese, Giannichedda. Allenatore: Mancini.

Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).

Note: ammoniti Mora, Neqrouz, Cordova, Castroman, Manfredini e Corradi (Lazio). Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti 2.347, incasso 26.070 euro.

Fabio Liverani in azione

La Gazzetta dello Sport titola: "Brutta Lazio. Ma va avanti. Simeone, Stam e Pancaro arginano un Bari vivace".

Continua la "rosea": La Lazio passa il turno, il Bari si prende gli applausi. La squadra di casa gioca meglio della più blasonata formazione biancoceleste, ma non riesce a concretizzare la sua superiorità e alla fine non le resta che arrendersi alla maggiore esperienza degli avversari. Alla fine, comunque, lo 0-0 del San Nicola accontenta tutti. La Lazio che, anche se con qualche fatica di troppo, riesce comunque a ottenere la qualificazione alle semifinali di coppa Italia, dove in premio dovrebbe ricevere un bel derby con la Roma. Ma può ritenersi soddisfatto pure il Bari che per una volta dimentica i guai che lo affliggono in campionato e si regala una serata da protagonista. Chissà che, dopo essersi accorta di poter competere alla pari con la squadra che è seconda in classifica in serie A, la formazione di Tardelli non possa acquisire una maggiore convinzione nei suoi mezzi che le consenta di ripartire di slancio in campionato. Per Mancini, invece, qualificazione a parte (che era comunque l'unica cosa che contava davvero) c'è poco da salvare. Anche a Bari - così come contro l'Udinese domenica scorsa - la Lazio conferma di attraversare una fase di leggero appannamento, soprattutto a livello fisico.

Ma, finché i risultati arrivano lo stesso, va bene così. Non è la Lazio 1, ma non è neppure la Lazio 2. Mancini, che evidentemente ci tiene a passare il turno, schiera una sorta di Lazio 1 e mezzo. Con molti ricambi rispetto alla squadra che 48 ore prima ha superato l'Udinese, ma non con tutti quelli di cui può disporre. Così alcune forze fresche restano in panchina (Colonnese e Baggio) o vanno addirittura in tribuna (Gottardi). Il tecnico biancoceleste si cautela soprattutto in difesa, dove schiera un quartetto (Oddo-Stam-Couto-Pancaro) che potrebbe tranquillamente essere titolare in campionato. Chiaro l'intento di non correre troppi rischi. Eccessiva prudenza? No, mossa saggia e azzeccata. Perché il Bari sbarazzino (e ringiovanito) messo su da Tardelli fa subito capire che non intende assolutamente regalare ai più rinomati avversari una serata tranquilla. La squadra barese gode del vantaggio non trascurabile di potersi esprimere in assoluta serenità. Ai biancorossi nessuno chiede l'impresa di eliminare la Lazio, se vanno fuori non ci sarà alcun dramma, insomma. Possono quindi giocare con la testa sgombra. L'esatto contrario di quanto accade in campionato, dove invece - con una classifica che piange miseria - ogni gesto, anche il più elementare, diventa insostenibile. E così i baresi, liberi di potersi esprimere senza condizionamenti, creano più di un'apprensione alla formazione romana. Il "giochetto" riesce soprattutto nel primo tempo e nella fase finale della gara, quando in più di un'occasione si presentano minacciosi dalle parti di Marchegiani. Ma - anche se più "leggeri" che in campionato - i biancorossi confermano quello che è il loro limite maggiore: la difficoltà ad andare in gol.

La Lazio, un po' sorpresa dalla inaspettata verve dei pugliesi, ci mette parecchio a calarsi nella parte. Non corre grandissimi rischi la formazione di Mancini, ma un po' soffre, soprattutto in mezzo al campo. Anche perché deludono o quantomeno rendono al di sotto delle aspettative quegli elementi che, in un'occasione come questa, dovrebbero tirare il gruppo. I Liverani, i Manfredini, lo stesso Chiesa non danno quel qualcosa in più che sarebbe lecito attendersi. Non solo perché queste sono le uniche circostanze che hanno per convincere Mancini a trovare un po' di spazio per loro pure in campionato. Ma soprattutto perché devono essere loro a spingere la squadra verso un tranquillo approdo in semifinale. Così, invece, non è. E buon per Mancini che non tradiscono quelli chiamati a fare gli straordinari. Se la Lazio riesce a tenere in piedi la baracca fino alla fine lo deve infatti soprattutto all'abnegazione e alla classe con cui Stam regge la difesa (aiutato da un altro che aveva giocato appena 48 ore prima: Pancaro) e alla grinta con cui Simeone mette più di una toppa in un centrocampo che spesso si fa infilare dalle volate dei ragazzi baresi. Il resto lo fanno gli errori sottomisura dei baresi (in particolare di Pizzinat e Mazzarelli).