Mercoledì 1 novembre 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Brescia 2-1

Da LazioWiki.

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1 novembre 2000 - 2915 - Campionato di Serie A 2000/01 - IV giornata

LAZIO: Peruzzi, Negro (68' Favalli), Fernando Couto, Mihajlovic, Pancaro, Veron, Stankovic (76' Ravanelli), Simeone, Nedved, Crespo, C.Lopez (12' S.Inzaghi). A disposizione: Marchegiani, Colonnese, Baronio, Lombardo. Allenatore: Eriksson.

BRESCIA: Srnicek, Petruzzi, Calori, Galli, Diana, A.Filippini (82' Marino), Yllana, Bisoli, Kozminski, Turkylmaz (68' Gonzalez), Hubner. A disposizione: Castellazzi, E.Filippini, Del Nero, Esposito. Allenatore: Mazzone.

Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).

Marcatori: 3' Hubner (rig), 34' S.Inzaghi (rig), 79' S.Inzaghi.

Note: ammoniti Veron, Yllana e Nedved per gioco falloso, Bisoli e Petruzzi per comportamento antiregolamentare. Recuperi: 2' p.t. 3' s.t.

Spettatori: 45.000 circa.


Il rigore di Hubner...
... e quello di Simone Inzaghi

Stavolta, e per la prima volta, lo stadio Olimpico laziale ha ignorato Sven Goran Eriksson. Un'indifferenza volutamente esibita da un pubblico che s'è sempre stretto attorno al suo allenatore prediletto, capace, come nessun altro, di vincere praticamente tutto nel breve arco di due anni e mezzo. Eppure, quel gelo così palpabile tra la Lazio e lo svedese - che ieri sera è partito per Londra, dove stamattina, alle ore 10 italiane, verrà presentato dalla Federcalcio inglese come il nuovo sostituto di Kevin Keegan -, ha lasciato presto il campo alla preoccupazione.

Claudio Lopez, in un tentativo di mezza rovesciata in area di rigore del Brescia, ha riportato un grave infortunio al ginocchio sinistro. L'attaccante argentino ha tentato di continuare. Ma, dopo qualche minuto, è stato costretto a chiedere il cambio. Per lui, purtroppo, si sospetta la lesione del legamento collaterale. Una pre-diagnosi, per così dire, che ha creato comprensibile angoscia nell'ambiente biancoceleste. Lopez sarà sottoposto stamane a controlli radiografici che stabiliranno l'esatta entità del danno.

Qualora la rottura del legamento collaterale del ginocchio sinistro venisse confermata, l'argentino, comprato dal Valencia per un cifra di poco superiore ai 50 miliardi, dovrà rimanere lontano dai campi di gioco per un periodo che oscilla tra i due e i quattro mesi. Così, a ben guardare, l'unica cosa buona per la Lazio è la vittoria strappata al Brescia. Vittoria quantomai sofferta, come dicono il punteggio, l'evoluzione della gara stessa, e le battute acide di Carletto Mazzone dopo il novantesimo. "Nun se sò mica divertiti: noi abbiamo fatto il possibile, la verità è che siamo passati in vantaggio troppo presto. E poi un rigore, il nostro, era indiscutibile. E un altro... lo hanno fischiato".

Può essere. Ma dopo il rigore trasformato da Hubner (3', fallo di Couto ai danni di Turkylmaz) la Lazio ha avuto il merito di non perdere l'orientamento. Inevitabilmente scossa dal caso Eriksson, presumibilmente condizionata dal fatto di essere guidata da un tecnico che con metà cervello, perlomeno, è gia sulla panchina della nazionale inglese (il suo collaboratore più stretto Tord Grip si è già dimesso e da oggi comincerà a lavorare per i nuovi "padroni"), la squadra ha sbandato un poco per qualche minuto e poi è ritornata in sé. Nedved è stato il trascinatore. Veron l'uomo che non si è mai arreso.

Ha sbagliato molto, e anche cose piuttosto semplici, per uno del suo talento. Tuttavia è riuscito a mettere il piede in quasi tutte le azioni più significative dei biancocelesti. Nedved ha fatto tremare la traversa da 30 metri (9', prima occasione da gol per la Lazio) e ha impegnato Srnicek a terra venti minuti più tardi. L'attacco ha avuto il sussulto decisivo con l'ingresso prima di Inzaghi, al posto, come detto, di Lopez, e poi di Ravanelli, subentrato a Stankovic (non brillantissimo, ma in leggero miglioramento rispetto alle prove precedenti). Ai due panchinari il destino ha riservato l'onore di ribaltare il risultato e di far passare in secondo piano la pessima giornata di Crespo, in clamoroso e giustificato ritardo di condizione fisica. Inzaghi ha messo dentro il rigore del pareggio ("cintura" di Calori sullo stesso giocatore) dopo aver chiesto l'"autorizzazione" di calciarlo a Mihajlovic. Ravanelli, invece, s'è inventato il numero da cui è nata la vittoria. Avversario puntato sulla sinistra, scatto rabbioso in area e destro in diagonale appena pizzicato da Inzaghi per superare il portiere bresciano. Eriksson poteva dunque partire per Londra con l'animo più leggero. Finché dura.

Arriva la prima verità della vicenda-Eriksson. Sergio Cragnotti ammette che "abbiamo accettato la scelta di vita del nostro allenatore perché consideravamo ormai chiuso il suo ciclo". Cragnotti rimanda ad altri tempi la scelta del nuovo tecnico, anche se Lippi è sempre in pole position: "Eriksson resterà fino al termine della stagione. Situazione anomala? Nel calcio business possono accadere certe cose, ma intanto Tord Grip, collaboratore di Eriksson, ha già sciolto il contratto con la Lazio per mettersi al lavoro. "La Federazione inglese preme per farci lavorare a marzo", scappa di bocca a Grip. Un'ulteriore conferma della precarietà della situazione. Zoff può già indossare la tuta.

Fonte: Corriere della Sera