Sabato 11 gennaio 2003 - Brescia, stadio Mario Rigamonti - Brescia-Lazio 0-0

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11 gennaio 2003 - 3024 - Campionato di Serie A 2002/03 - XVI giornata

BRESCIA: Sereni, Dainelli, Petruzzi, Pisano, Martinez, A.Filippini, Matuzalem, Seric, Schopp, Bachini, Tare. A disposizione: Micillo, Jadid, Guana, Correa, Caputo, Alberti, Toni. Allenatore: Mazzone.

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Negro, Stam, Pancaro (81' Chiesa), Fiore, Giannichedda, Stankovic, Sorin, C.Lopez, Corradi. A disposizione: Concetti, Colonnese, Fernando Couto, Gottardi, D.Baggio, C.Manfredini. Allenatore: Mancini.

Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).

Note: ammoniti Dainelli, Seric, Oddo e Giannichedda per gioco falloso. Calci d'angolo: 1 - 2. Recuperi: 1' p.t., 1' s.t.

Spettatori: paganti 6.875 per un incasso di 117.140 euro; 9.100 abbonati per una quota di 146.700 euro.

Claudio Lopez in azione
Lopez supera Matuzalem
Duello tra Stankovic e Antonio Filippini

La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio frena, ciao ottovolante. Fallita l'8ª vittoria consecutiva fuori casa, Mazzone ingabbia i campioni di Mancini. L'occasione più limpida della serata l'ha avuta Bachini".

Continua la "rosea": E adesso i datori di lavoro trattengano le loro affrettate conclusioni: ricevere lo stipendio fa male. Non è per le tre mensilità finalmente ricevute che la Lazio ha interrotto a Brescia la fila di sette vittorie esterne. La squadra del tecnico-manager Roberto Mancini non è andata oltre 0-0 perché ha attraversato la partita con l'indolenza dell'impiegato che si ripresenta in ufficio dopo lunghe ferie e perché Carlo Mazzone, ancora una volta, ha disegnato la partita perfetta. Quella che serviva. E lo ha fatto senza poter disporre del suo uomo tatticamente più prezioso (Appiah) e senza il suo leader carismatico (Roberto Baggio): onore a lui. Alla vigilia Mazzone aveva incensato gli avversari, riconoscendo loro il miglior gioco del campionato. Di conseguenza, si è preoccupato di stendere in campo un Brescia capace di togliere spazi alla macchina da gioco di Mancini. Ci è riuscito senza troppi problemi nel primo tempo, bloccando tre uomini nel cuore della difesa (Dainelli-Petruzzi-Pisano) e presidiando le fasce con Martinez e Seric, prudentemente sempre molto "bassi", quando la Lazio conquistava palla. Di fatto, una difesa a 5. Schopp e Bachini si sistemavano alle spalle di Tare, unica punta. Ma anche loro, in fase difensiva, erano pronti a rinculare sulla mediana e a rinforzare la diga di Matuzalem e Filippini. Tirate le somme, Mazzone si ritrovava nove uomini a sostenere il pressing e ad aggredire sul nascere le idee (mai esagerate) dei laziali. Il piano è riuscito alla perfezione per tutto il primo tempo, che una Lazio da dopo-cenone, senza la brillantezza e le gambe dei giorni migliori, ha subito quasi senza reagire.

Le fasce non le hanno consentito vie di fuga, soprattutto a sinistra, dove Sorin, inconsistente, ha fatto di tutto per far rimpiangere l'infortunato Cesar. Ma neppure a destra, Fiore, è riuscito ad accendere la luce. E Stankovic ha negato la solita irruenza. In 45 minuti la Lazio non è riuscita a procurarsi un solo calcio d'angolo: il Brescia, insomma, non lo si fosse capito, non è mai stato messo sotto assedio. Tutta la produzione offensiva della Lazio nel primo tempo si riassume in un colpo di testa telefonato di Corradi che Sereni] blocca senza spettinarsi al 34' (unico tiro nello specchio); in un'altra incornata alta di Corradi su punizione di Lopez (29') e una conclusione a lato, senza troppe pretese, di Lopez (21'). Pur senza sollevare euforia, il Brescia riesce a creare qualcosa di più. Merito degli esterni Martinez e Seric e della coppia Schopp-Bachini, che riescono a passare velocemente dai compiti difensivi a quelli di spinta, consentendo veloci contropiede. Nulla di travolgente, però Tare (13') e Seric (31') arrivano pericolosamente al tiro e l'albanese gira di testa sopra la traversa un cross di Bachini da sinistra (29'). Di angoli, nel primo tempo, il Brescia ne ha tirati uno solo. Totale: un calcio d'angolo in due. Un numero che può rendere bene l'idea di una partita ridotta a una tranquilla guerriglia di centrocampo, con i portieri Sereni e gli spettatori congelati da una temperatura siberiana, senza lo straccio di un'emozione vera per scaldarsi il cuore. Il secondo tempo nasce figlio del primo, con un Brescia più volonteroso, ostinatamente deciso a far fruttare il suo contropiede che già aveva stordito la Juve. La prova al 10' quando Bachini si divora mezzo campo, vanamente inseguito da Giannichedda e spara in diagonale su Peruzzi: è l'occasione più limpida. Ci fosse lo squalificato argentino Simeone al posto del timido Giannichedda, avrebbe già speso qualche urlaccio dei suoi per svegliare una squadra che continua a non mordere la partita.

Corradi che in spaccata non finalizza la prima cosa utile di Sorin (22') e Stankovic che telefona da lontano un destro a Sereni (26') sono solo sussulti che precedono il miglior momento del Brescia. Una granaglia di colpi sul bersaglio grosso: Bachini rovescia spettacolarmente sopra la traversa (33'); Schopp gira a lato un appoggio di Tare (36'); l'albanese alza troppo la mira di destro (36'). Il neo-manager Mancini scongela dalla panchina Chiesa e lo piazza a destra spostando a sinistra Fiore, con Sorin che arretra al posto dello spento Pancaro. E' l'ultima mossa, che produce però solo un tiraccio di Oddo, accompagnato da Sereni oltre la sbarra. Dopo sette vittorie in trasferta, la Lazio si accontenta così di un punticino. E visto com'è andata in campo (e come andò qui alla Juve) non è un punto su cui sputarci sopra. In fondo le serve per agguantare (almeno momentaneamente) Inter e Milan al vertice e per allungare la sua striscia di risultati utili (15), anche se il record del Milan '92-93 (8 vittorie esterne consecutive) non è più a tiro. Onore a Carletto Mazzone che, dopo aver fermato Juve e Milan, ha bloccato anche la Lazio: di questo passo lo chiameranno nel consiglio d'amministrazione del Brescia.