Domenica 4 febbraio 2001 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Lecce 3-2

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4 febbraio 2001 - 2933 - Campionato di Serie A 2000/01 - XVII giornata

LAZIO: Peruzzi, Negro (86' Favalli), Nesta, Fernando Couto, Pancaro, Poborsky (78' Simeone), Veron, D.Baggio, Nedved, Salas, Crespo. A disposizione: Marchegiani, Mihajlovic, Baronio, S.Inzaghi, Ravanelli. Allenatore: Zoff.

LECCE: Chimenti, Juarez, Viali, Savino, Balleri (63' Piangerelli), Giorgetti, Ingesson, Conticchio, Tonetto, Vasari (53' Vugrinec), Lucarelli. A disposizione: Manitta, Colonnello, Malusci, Matteo, Osorio. Allenatore: Cavasin.

Arbitro: Sig. Borriello (Mantova).

Marcatori: 41' Crespo, 51' Conticchio, 65' Crespo, 75' Veron, 79' Lucarelli (rig).

Note: ammoniti Balleri, Tonetto, Negro, Simeone. Recuperi: 1' p.t. 3' s.t.

Spettatori: 55.000 circa.


Hernan Crespo realizza l'1-0 per la Lazio
Il pareggio di Conticchio
Hernan Crespo riporta i biancocelesti in vantaggio
La rete di Juan Sebastian Veron
Il rigore di Lucarelli
Marcelo Salas in azione

Zoff può maledire due volte il vecchio (ed ex?) amico Capello: perché ha ficcato il naso in casa sua e perché è andato a vincere a Parma. Invano la Lazio, ieri, s'è arrampicata per un tempo a meno tre dalla Roma: la risposta di Batigol a Crespo ha lasciato alla fine il distacco immutato, in cima alla fantastica domenica dei bomber d'Argentina. Una buona consolazione, per Superdino e i suoi fedeli, viene però dalla conquista del secondo posto, sia pure in condominio con la Juve, dalla quarta vittoria di fila (bottino di 13 gol, per un totale di 33: miglior attacco alla pari della Roma), stavolta sul tosto Lecce, dal settimo sigillo di Crespo (11 in tutto) in queste stesse quattro partite di resurrezione, dal recupero del Veron più bello della stagione. Molto bella per la verità è stata tutta la Lazio in quel primo tempo solo casualmente chiuso col minimo vantaggio.

Magico Veron, che avrà passaporto fasullo ma ha piedi verissimi, due frecce i cechi Poborsky e Nedved, un muro Dinone Baggio, l'ariete sino a un mese fa solo immaginato Crespo. Quarantacinque minuti di calcio-spettacolo, tanto più valido perché il Lecce costruito in laboratorio da Cavasin è squadra che non muore mai e fa fare brutta figura a chiunque. Sette-otto occasioni biancocelesti a una, quella innescata da uno stordito rilancio di Peruzzi, a consegnare a Vasari l'occasione di un gol da archivio Gialappa's. Resta un mistero, o un miracolo a seconda dei punti di vista, perché da tanta grazia laziale sia scaturito solo il primo gran gol di Crespo (sinistro su assist di Veron), ad un passo dallo scadere. Un mistero, o un miracolo, ad essere franchi è parso anche il rapido 1-1 firmato nella ripresa dal Nedved leccese, Conticchio, su bambola collettiva della difesa laziale, Peruzzi in testa. Colpa dello sfilacciamento denunciato alla fine da Zoff o forse merito di questo Lecce alla fine capace di segnare due gol e sfiorare il pari sul 2-1 (testa di Viali, salvataggio di Poborsky sulla linea), senza mai produrre un'azione vera.

La Lazio, certo, ci ha messo qualcosa di suo, tra sfortuna (traversa e palo di Crespo) e qualche sbavatura di troppo, una volta agguantato il comodo 3-1 (splendido bis di Crespo e affondo vincente di Veron). Ma molto di più ci ha messo l'arbitro Borriello, già discutibilissimo nell'interpretare due interventi in area su Salas e, in generale, nel tollerare i metodi spicci del Lecce: l'impatto tra Vugrinec e Couto, a 10' dalla fine, era a dir poco cercato dal furbo croato. Borriello però pensava bene di fischiare un rigore (trasformato da Lucarelli per il 3-2), di cui lui per primo doveva essere poco convinto, se allo scadere ne negava uno ben più evidente per un contrasto Pancaro-Tonetto. Ma per il Lecce sarebbe stato miracolo francamente eccessivo.

Fonte: Corriere della Sera