Mercoledì 24 ottobre 1973 - Ipswich, Portman Road - Ipswich Town FC-Lazio 4-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

24 ottobre 1973 - 1784 - Coppa UEFA 1973/74 - Sedicesimi di finale - gara d'andata

IPSWICH TOWN: Best, Mills, Harper, Morris, Hunter, Beattie (66' Hammond), Hamilton, Viljoen, Johnson (80' Woods), Whymark, Lambert. A disp. Sivell, Osborne, Miller. All. Robson.

LAZIO: Pulici F., Facco, Martini L., Wilson, Oddi, Nanni (61' D'Amico), Garlaschelli (61' Manservisi), Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Petrelli. A disp. Moriggi, Polentes, Inselvini. All. Maestrelli.

Arbitro: sig. Loow (Svezia) - Guardalinee: sigg. Nilsson e Axelsson (Svezia).

Marcatori: 16' Whymark, 42' Whymark, 47' Whymark, 56' Whymark.

Note: Serata fredda, terreno in perfette condizioni, illuminazione discreta. In tribuna, tra gli altri, il CT della Nazionale inglese sir Alf Ramsey, il tecnico federale azzurro Enzo Bearzot, braccio destro del CT Ferruccio Valcareggi, il dirigente federale Gigi Peronace. Presenti, con striscioni biancazzurri, un migliaio di italiani, di cui quattrocento giunti in Inghilterra con voli speciali. Al 33' Johnson ha avuto la peggio in uno scontro con Oddi ed è stato costretto ad abbandonare il campo in barella. Ammoniti Hammond per fallo ai danni di Chinaglia al 79' e Oddi per un intervento su Woods all'88'. Calci d'angolo 6-2 (5-1) per l'Ipswich Town.

Spettatori: 28.000 circa (26.299 paganti per un incasso di 50 milioni di lire italiane).


I giocatori in partenza per l'Inghilterra
Tifosi al seguito
Tifosi laziali ("Gruppo Amici della Lazio") sulle tribune
da Momento Sera
Un'azione nell'area della Lazio, con la difesa sempre sotto pressione. Da sinistra si riconoscono il terribile Whymark, Facco e Wilson.
dal Corriere dello Sport
Girata aerea di David Johnson
La prima rete inglese
Lo stacco aereo di Whymark
Lambert ci prova di testa marcato da Petrelli
Kevin Beattie controllato da Wilson e Re Cecconi
La rete del 2-0
La seconda rete di Whymark
Il secondo gol degli inglesi
La rete del 3-0
Whymark anticipa Pulici e Facco per il 3 a 0
La terza rete di Whymark
Whymark sferra il tiro per la quarta rete
Il definitivo 4-0
Grave infortunio per David Johnson
Garlaschelli in ginocchio e con espressione sgomenta
da Momento Sera
Wilson e Re Cecconi escono dal campo
Re Cecconi a colloquio con Bearzot prima della partita
da Momento Sera
Pulici esce dal campo, accompagnato dal dottor Alicicco
da Momento Sera

► Il Corriere dello Sport titola: “Lazio travolta ad Ipswich 4-0 – Tutte le reti segnate da Whymark, mal controllato da Facco – Arbitraggio fazioso e insufficiente, ma netta la supremazia degli inglesi – Per le nostre squadre di clubs è proprio l’annata più nera”.

Ipswich - La Lazio ha dovuto pagare a caro prezzo la sua inesperienza, la sua leggerezza, i suoi errori. L'Ipswich ha fatto almeno per un'ora il tiro a segno, letteralmente, contro la porta valorosamente difesa da Pulici, fino a stordire il magnifico portiere laziale e a coinvolgerlo, dopo una lunga serie di strepitosi interventi, nella responsabilità della pesante sconfitta per l'incertezza fatale che è costata alla Lazio il secondo gol, quando ormai mancavano 2' soltanto alla fine del primo tempo e forse, sull'1-0, ci sarebbe stato ancora tempo e modo per rimediare qualcosa.

Invece l'inesorabile Whymark, che fin dall'inizio aveva letteralmente maramaldeggiato contro un Facco impaurito e smarrito a tal punto da farci domandare perché non sia stato rimpiazzato o magari cambiato di ruolo in fretta, l'uomo che è stato il “mattatore” della partita, dicevamo, ha segnato ancora, trasformando il già largo successo dell'Ipswich in un autentico e meritato trionfo e rendendo problematiche per non dire irrilevanti le chances della Lazio di poter capovolgere nel retour-match del 7 novembre la gravissima situazione di oggi.

Prima di scaricare tutte le croci sulla spalle della Lazio, stasera in verità troppo fragili per un impegno di simile responsabilità, contro un avversario che ha già liquidato anche il Real Madrid e che negli ultimi tempi sta spopolando nel campionato d'Inghilterra, bisogna onestamente riconoscere due fattori che hanno orientato in maniera determinante l'andamento della partita e lo sviluppo dell’eccezionale risultato: la forza notevolissima dell'Ipswich, ammirevole squadra in straordinario stato di grazia, appunto, e la faziosità dì un arbitro che ha dato la misura della sua insufficienza (per non dire qualcosa di più appropriato ma da... codice penale), quando. dopo aver letteralmente regalato due gol, il primo e il quarto agli inglesi (quest'anno ci sono i Campionati del Mondo si sa, e sir Stanley Rous è uno che conta...) si è lasciato sbatacchiare, grande e grosso com'è, dai laziali, e soprattutto da uno scatenato Frustalupi, che è la metà di lui (e che gli ha messo persino le mani addosso più di una volta), non solo senza reagire, ma addirittura senza neanche avvertire la necessità di decretare almeno una semplice ammonizione per proteste.

Non intendiamo, badate bene, spiegare né giustificare la clamorosa e disastrosa “debacle” dalla capolista del nostro campionato contro la settima classificata di quello inglese, con la eccessiva benevolenza (per non dire qualcosa di molto peggio, come al solito) di un arbitro che ha fatto finta di non vedere un fallaccio di Mills ai danni di D'Amico al 28' del secondo tempo e che soltanto nel finale della partita, a risultato acquisito, ha distribuito qualche ammonizione, prima a Hamilton, poi ad Oddi, forse due dei giocatori mano scorretti in campo. Per quantità e qualità di gioco l'Ipswich, lo ripetiamo, ha ampiamente meritato non diciamo tutto il 4-0, ma senza dubbio una larghissima vittoria ed una grossa ipoteca sulla qualificazione per gli ottavi di finale della Coppa UEFA.

Ma state a sentire come sono venuti i quattro gol ed in particolare il primo ed il quarto, quelli incriminati. L'Ipswich Town è partito dl slancio e la prima prodezza Pulici ha dovuto sfoderarla dopo appena otto minuti di gioco: Lambert ha lasciato Petrelli sul posto con un secco dribbling ed ha piazzato un magistrale cross per la testa di Johnson, la girata del centrattacco e stata davvero spettacolosa (ed è stata un primo ma esaurientissimo saggio della schiacciante superiorità degli inglesi nel gioco alto), ma Pulici con un gran balzo da giaguaro è arrivato chissà come a toccare il pallone ed a respingerlo.

Ma il gol al 16' (dopo sette minuti, ad onor del vero, di mischia furibonda in area romana) ha preso lo spunto da un fallaccio di Beattie ai danni di Chinaglia: il nostro centrattacco, che era in possesso della palla, è stato falciato impunemente sotto gli occhi compiaciuti dell'arbitro e Beattie che ha avuto perfino un attimo di indecisione, chiaramente mostrando di aspettarsi il fischio e la conseguente punizione, ha potuto poi tranquillamente allargare verso Lambert. Il resto è stato un capolavoro: un cross impeccabile, un fantastico stacco di testa di Whymark, calibratissimo nell'angolo a sinistra di Pulici ed imprendibile. Facco è rimasto a guardare, quasi con ammirazione, come del resto, purtroppo, ha continuato a fare dal primo all'ultimo minuto. Whymark ha siglato personalmente tutti e quattro i gol.

In fondo l’1-0 sarebbe stato un risultato accettabile alla fine del primo tempo (Pulici aveva dovuto rimediare ancora ad una papera di Facco al 27', superando sè stesso per frenare lo slancio del solito inarrestabile Whymark), se giusto due minuti prima dello scadere del tempo il pasticcio non l'avessero combinato proprio i due laziali migliori, Wilson e Pulici, fino a quel momento i maggiori artefici della resistenza: Wilson non ce l'ha fatta ad intercettare sul solito calcio a sinistra, stavolta di Harper, e saltando a vuoto o peggio ancora sfiorando soltanto impercettibilmente il pallone, ha ingannato tutti: Pulici non ha saputo opporsi, stavolta, al tiro immediato ma tutt'altro che imparabile di Whymark che gli è persino carambolato addosso prima di entrare in porta.

È stato un durissimo colpo e la Lazio lo ha scontato appena rientrata in campo, al 2': scambio Viljoen-Lambert da sinistra, l'eterno Whymark smarcato e libero di dare comodamente il colpo di grazia sfruttando anche un malinteso Facco-Wilson. Forse la Lazio sarebbe stata spacciata egualmente, magari l'Ipswich Town, che si è placato soltanto dopo il quarto gol, avrebbe saputo segnare egualmente: ma è certo che il 4-0 è stato l'ultimo graziosissimo dono del signor Loow: Whymark si è chiaramente aggiustato la palla con la mano, su un tiro passaggio di Viljoen, ma tutte le proteste, e le spinte e gli insulti più feroci, sono stati vani. Meno male che Loow, come abbiamo già detto, non ha avuto anche il barbaro coraggio di aggiungere alla beffa il danno di qualche espulsione (che sarebbe stata, però, tutt'altro che immotivata ed immeritata).

Qui la Lazio si è svegliata un po' o forse l'Ipswich Town, pago del vistoso punteggio raggiunto ed anche esaurito per il formidabile forcing di un'ora intera, ha rallentato visibilmente. La Lazio ha cercato disperatamente almeno il gol della bandiera, che, potendo contare doppio nel retour-match, avrebbe vigorosamente alimentato la vivida fiammella delle pochissime speranze che le sono rimaste. Ma non c'è stato niente da fare. Best, il portiere degli inglesi, non è stato nemmeno disturbato, il gol la Lazio avrebbe potuto farlo soltanto se l'arbitro avesse interpretato con la massima severità un paio di interventi alla spaccatutto di Mills ai danni, prima di Chinaglia e poi, ancor più gravemente, di D'Amico; ma figuriamoci se si poteva pretendere ed aspettare tanto dal signor Loow.

All'inizio abbiamo accennato all'immaturità ed alle carenze della Lazio. Cerchiamo di spiegarci meglio. Abbiamo parlato già ieri dell'avventuroso viaggio dalle 9 alla 22, con sei ore di pullman, quattro e mezza da Roma a Bologna, una e mezza da Luton ad Ipswich, più due ore abbondanti di aereo. C'è stato uno sciopero dell'aviazione civile, è vero, che non si poteva nemmeno lontanamente immaginare, ma, se la Lazio fosse partita 24 ore prima, come le normali abitudini comandavano... Così è saltato anche l’ultimo allenamento in programma per ieri sera sullo stesso campo ed alla stessa ora della partita e Martini è giunto a destinazione che sembrava uno straccio. E poi la squadra ha accusato il disagio di una avventura internazionale ancora superiore non tanto alle sue capacità tecnico-tattiche, quanto alla sua adattabilità ad inaspettate e sconosciute circostanze di gioco.

Quando l'Ipswich l'ha aggredita con estrema violenza, la Lazio non è riuscita nemmeno a far muro e soltanto Pulici e Wilson hanno potuto conservare la calma e la lucidità indispensabili per non precipitare fin dall'inizio; anche loro hanno avuto qualche battuta a vuoto (il secondo gol ad esempio…) ma non si sono mai arresi fino in fondo. Un altro che ha lottato a denti stretti, con modesti esiti, ma con irriducibile ardore, è stato Martini. Gli altri sono naufragati tutti, più o meno completamente e clamorosamente.

Ha perso tutta la Lazio, badate bene, non è mani colpa soltanto di un uomo oppure di un altro. Ma la partita di stasera ed il campo del Portman Road di Ipswich resteranno impressi a lungo nella memoria di Facco come il più spaventoso, incredibile, sciagurato ricordo di tutta la sua carriera onorevolissima: Whymark continuerà a ballargli sotto gli occhi per alcune notti, anche in sogno, così come ha fatto stasera, riuscendo a realizzare un exploit più unico che raro. Per quanti sforzi abbiamo fatto non siamo riusciti a ricordare un altro giocatore straniero che abbia infilato la bellezza di quattro gol contro una squadra nostra in una Coppa internazionale: dovranno andare a scovarlo, se c’è, gli appassionati di statistica.

Con la testa e con i piedi questo Whymark che stasera è apparso un fior di campione - sfamo curiosi di rivederlo all'Olimpico e ci siamo domandati più di una volta come mai non abbia ancora giocato nella maggiore Nazionale inglese - ha fatto tutti i suoi comodi per novanta minuti su novanta; quattro gol li ha segnati, almeno altrettanti li ha sfiorati di poco e contro la porta laziale ha tirato una quarantina di volte. Se non è stato un record, poco deve esserci mancato. Oddi ha fatto tutto quanto ha potuto contro Johnson, fino a mandarlo in barella negli spogliatoi al 35' del secondo tempo; ma ha sofferto parecchio la mobilità e l'aggressività del brillantissimo avversario, oggi il migliore degli inglesi, naturalmente dopo il sensazionale Whymark. Petrelli ha “ballato” sempre contro Lambert. Frustalupi e Re Cecconi hanno tentato inutilmente di creare un primo argine a centrocampo, magari a ridosso dei terzini: la scarsa collaborazione dell'evanescente Nanni, un altro uomo che non ha mai capito la partita e non ha indovinato una sola mossa, ha reso inutili tutti i loro sforzi e pian piano anche loro sono stati sopraffatti e travolti.

Chinaglia, dopo un inizio assolutamente insufficiente per l'emozione che Io ha attanagliato al ritorno sui campi inglesi, ha cominciato a... muoversi verso la fine del primo tempo, si è dato un gran da fare nella ripresa, ma non è riuscito a combinare nulla di buono. Garlaschelli è stato annichilito tanto da Harper quando è stato a destra, quanto da Mills quando Maestrelli gli ha ordinato di andare a sinistra per tenere più impegnato il poderoso Mills. che stava facendo polpette dell’incauto Nanni. Manservisi e D'Amico sono entrati quando la partita era ormai precipitata e non hanno fatto in tempo a farsi notare nel gioco: D'Amicocomunque avrebbe potuto propiziare il gol del 4-1 se l'arbitro gli avesti concesso il possibile rigore a suo danno, più evidente, a nostro avviso, di quello invocato pochi minuti prima da Chinaglia.

Ora la Lazio torna in patria con tanta amarezza e con una sconfitta pesantissima che le lascia pochissime probabilità, come abbiamo già detto, di rovesciare il risultato che praticamente le ha quasi sbarrato il proseguimento della Coppa UEFA: ma non c'è nemmeno tempo per leccarsi le ferite, c'è la Juventus che aspetta tra quattro giorni. Il campionato è un'altra cosa, la Lazio è ancora capoclassifica...


La Gazzetta dello Sport titola: “Lazio travolta 0-4 ad Ipswich - I gol tutti dell'incontenibile Whymark”.

Ipswich - Come nelle previsioni, Lazio incassa una desolante, pesante, netta sconfitta, una sconfitta che scotta, perché i quattro gol rifilati dall’Ipswich agli uomini di Maestrelli ci stanno tutti. Forse sul quarto pallone che Whymark, giocatore di rilevanti qualità tecniche, inoltre marcato nella più infelice delle maniere da Facco, c'è il sospetto che sia viziato da una irregolarità, ma sostanzialmente il discorso non cambia.

Dinanzi all’Ipswich, una squadra viva, una squadra giovane (età media 22 anni) che gioca senza ricami e senza preziosismi, sviluppando una manovra velocissima e geometrica, ancorché monotona nel suo incessante ripetersi, con gente che corre, che si smarca, che si muove a tutto campo, la Lazio ha fatto quello che ha potuto, cioè poco o niente. Quando una partita si svolge praticamente a senso unico, quando il portiere avversario non è impegnato una volta che sia una, ciò significa che fra le due squadre c'è un rilevante divario di classe, di qualità, di agonismo e di tecnica.

Sulle risultanze del 4-0 di Ipswich le speranze della Lazio di poter riaggiustare la situazione il 7 novembre nel ritorno all'Olimpico, sono legate ad un filo sottilissimo. Quelli dell’Ipswich hanno attivamente ripetuto schemi precisi, imperniati su un modulo scarno, costante e geometrico, quel modulo caro alle squadre britanniche, che prevede cross forti e tesi provenienti dalle fasce laterali, cross che spesso e volentieri hanno colto in difetto di posizione la retroguardia laziale, invano puntellata da un Wilson generoso, ma mediocremente protetta da un filtro di centrocampo slegato, scucito e arruffone nel quale Re Cecconi e Frustalupi sono stati sempre presi d'infilata dai rispettivi avversari. E nel quale Nanni ha vagolato per il campo senza trovare mai la posizione idonea sia per l'interdizione sia per il rilancio.

Una partita sofferta per la Lazio, che ha evidenziato la sua immaturità e inesperienza per le competizioni internazionali ad alto livello, ma soprattutto la sua allergia ai confronti con le squadre inglesi. A queste note negative va aggiunta la faciloneria con la quale è stata approntata questa trasferta, che già si presentava tremenda sulla carta. Le peripezie di ieri hanno senz'altro avuto un ruolo determinante, specie per quanto riguarda il calo atletico, evidenziato da diversi componenti della pattuglia biancazzurra. Da rilevare che la Lazio è stata praticamente ferma nell'attività da domenica e ha giocato contro una squadra che possiede le sue armi migliori nel ritmo e nello slancio, dopo una giornata onerosa, con i giocatori sballottati da una parte e dall'altra, con l'aggiunta di due trasferimenti in pullman.

Una sconfitta amara, che, c’è da sperare, servirà almeno da lezione per il futuro. In una serata non molto fredda, anzi addirittura mite per queste parti, la Lazio, confortata dalla notizia appresa per via telefonica che conferma la sua vittoria contro la Sampdoria, ma turbata per la pesante multa complicata dalla diffida inflitta dal giudice sportivo per il “tentativo isolato” di invasione, cerca di limitare i danni contro i biancazzurri, esaltato quest'ultimo da una serie positiva che dura da nove giornate.

Maestrelli, dopo alcune perplessità dovute soprattutto al fatto che per le peripezie di ieri non ha potuto saggiare le condizioni fisiche dei suoi ragazzi, ha scelto un modulo difensivo, nell'intento di poter contrastare gli assalti aggressivi degli uomini di Bobby Robson, al quale proprio in questi giorni è stato rinnovato un contratto a lunga scadenza. L’Ipswich fin dalle prime battute fa capire che gioca senza ricami e senza preziosismi, sviluppando una manovra velocissima e geometrica, ancorché monotona nel suo incessante ripetersi. La Lazio fa quello che può, si arrabatta, evidenziando una certa carenza nel ritmo.

Come previsto l'avvio è dell’Ipswich, che nello spazio di 5’ porta tre insidie alla rete di Pulici; ma la Lazio risponde bene e non dà, almeno in questa fase iniziale, l'impressione di accusare complessi di inferiorità. Le marcature della Lazio sono queste: Wilson è “libero”, Oddi su Johnson, Facco su Whymark, Nanni su Mills, Martini su Hamilton., Frustalupi (che tiene la posizione di centromediano metodista) su Vilyoen, mentre Re Cecconi e Petrelli marcano rispettivamente Morris e Lambert. Dall'altra parte Beattie sta su Chinaglia, il “libero” è Hunter, ma gioca praticamente in linea con lo stopper. All'8’, Pulici se la cava da campione: cross di Lambert sfuggito a Petrelli, incorna da tre metri Whymark nell'angolo basso: Pulici con un guizzo sulla destra, ribatte a pugni uniti; poi tocca ad Oddi, in anticipo su Johnson (11’) risolvere un'altra situazione molto complicata.

La Lazio si arrabatta come può, ma al sedicesimo va a fondo; l'azione veramente nasce da un fallo… ai danni di Chinaglia non rilevato dall'arbitro; Beetle mette a terra Chinaglia e appoggia su Lambert, volata dell'ala sinistra (la ripetizione pressoché identica dell'azione dell'8’ sventata dall'intervento di Pulici) e cross che Whymark in stupenda elevazione trasforma in rete girando di precisione nell'angolo sulla sinistra di Pulici.

Per la Lazio è un brutto colpo, anche perché la bufera iniziale dell’Ipswich sembrava essersi placata: un brutto colpo che la Lazio non riesce ad assorbire, dal momento che l'incontro continua a svolgersi a senso unico e Pulici prosegue nella serie delle parate-miracolo, come al 28’, allorquando fa scudo con il corpo a un altro tiro di Whymark, incontenibile, sbucato improvvisamente alle spalle dell'incerto Facco. Al 34’ (!) si registra il primo tiro della Lazio verso la rete di Best; lo effettua Frustalupi, deviando al volo (altissimo peraltro) un tiro-cross di Chinaglia che (37’) va via in contropiede, ma, incapsulato come fra un nugolo di avversari, non riesce a filtrare.

Al 42’, quasi allo scadere del tempo, arriva il raddoppio dell'Ipswich, peraltro con un pizzico di fortuna. C'è il solito cross dalla sinistra, stavolta effettuato da Harper; la sfera, sbucciata da Wilson, è raccolta dal puntualissimo Whymark e scodellata con esattezza alle spalle di Pulici, che si tuffa in ritardo forse perché è tradito dal… “semiliscio” di Wilson.

Stessa solfa nella ripresa. L’Ipswich che parte di slancio e non passano due minuti che porta a tre il bottino; Lambert conquista la sfera dall’out, cross preciso che Whymark da tre metri, di sinistro, al volo, trasforma in gol. Bellissimo punto. È il ko, per la Lazio, che con il trascorrere dei minuti va alla deriva; abbandona completamente quello che è il suo gioco consueto, mobile e ordinato, per muoversi in maniera lenta, pasticciona, senza nerbo e senza idee costruttive, con una difesa squilibrata, fragile, ancor più a disagio per l'impostazione decisamente avventurosa nel gioco delle marcature.

Sarà scucita, slegata, ma è anche sfortunata la derelitta Lazio, quando si pensa alle circostanze attraverso le quali arriva sul groppone (56’) il quarto gol. Vilyoen tira, il pallone rimbalza su Whymark, che lo controlla astutamente e nettamente con la mano, tagliando fuori da una possibilità di recupero Wilson, per poi trafiggere comodamente l'incolpevole Pulici. Per l'arbitro tutto regolare, nonostante le vibrate proteste dei laziali. Il signor Loow, tutt'altro che ben disposto, in verità, nei confronti della Lazio, peraltro al 65’ non vede un fallaccio di MIlls su D'Amico (e gli estremi del rigore ci sono in abbondanza), come pure non vede due minuti dopo la restituzione con gli interessi del fallaccio da parte di Oddi e Wilson su Johnson, che, spintonato alle spalle, rotola in terra e viene portato in barella negli spogliatoi con la sospetta frattura della gamba sinistra.

Nelle ultime battute la Lazio cerca invano di risalire la corrente, imposta finalmente qualcosa di buono, fa vedere degli spezzoni di gioco, troppo poco per giustificare una prestazione al di sotto di qualsiasi attesa, anche la più benevola e più comprensiva. Una prova assolutamente disastrosa.


Il Messaggero titola: “Quattro gol di Whymark mettono K.O. la Lazio – 4-0: i biancoazzurri non sono mai apparsi pericolosi e l’Ipswich ha potuto dilagare”.

Ipswich - Vittima dell'ennesimo violento attacco di “angloallergia”, la Lazio esce umiliata e bastonata dal primo round di Coppa UEFA con l’Ipswich e si prepara a lasciare la scena internazionale il prossimo 7 novembre, quando ospiterà all'Olimpico gli azzurri di mister Robson. Quattro gol, tanti ne ha presi da Lazio senza replicarne nemmeno uno, rappresentano un handicap troppo pesante per sperare nel miracolo, soprattutto perché bisognerebbe restituirli all'Ipswich e cioè a una squadra che ha dimostrato forza, omogeneità, ritmo e tenuta tecnica. Un 4 a 0 che non ci voleva, balordo anche per quanto concerne la regola del gol doppio in trasferta, visto che a Roma gli inglesi punteranno sicuramente a far bottino.

Questa sera hanno sbranato la Lazio, dopo averla subito inchiodata nella sua trequarti. Maestrelli aveva accennato ad una barriera avanzata per salvarsi dai cross. Ebbene, proprio il filtro a centrocampo è andato all'aria immediatamente. L’Ipswich è letteralmente dilagato dall'inizio alla fine della gara. Ha segnato tutte le reti con il mezzo sinistro Whymark, ma non si pensi assolutamente all'eccezionale giornata di un singolo uomo. Whymark è un fantastico colpitore di testa (gioca nella nazionale Under 23 di Inghilterra) e ha disputato certamente un ottimo match, ma non è stato il solo.

La Lazio ha fatto la figura del nano di fronte al più brutto gigante mai visto. In difesa è apparsa impacciata, nervosa, frenata. Priva di elementi capaci di staccare bene di testa, ha finito per restare a guardare almeno una buona mezz'ora. Davanti nessuno contribuiva a salvare la baracca. Frustalupi, irriconoscibile, Nanni, assente, e Re Cecconi, coinvolto nella crisi generale, davano via libera ai forsennati allievi di Robson. Nel caos i soli Martini e Oddi sembravano all'altezza della situazione, mentre lo stesso Wilson - costretto a tamponare alla meglio - finiva per prendere la sbornia. Più frenava la Lazio, più cresceva l’Ipswich. Passata in vantaggio al 18’, sfiorava almeno altre quattro volte il raddoppio prima di ottenerlo sul serio al 44’.

Nella ripresa insisteva ancora a raddoppiava il punteggio con apparente facilità. Gli inglesi potevano contare sul pressoché costante possesso del pallone. Tutte le rimesse finivano sulle loro teste, sia che partissero dal piede di Pulici che da quello di Best. Inoltre, sfruttavano alla perfezione l'affiatamento tra i reparti, con stopper e libero (più il primo che il secondo) pronti a sganciarsi per portarsi addirittura in zona-gol, con i due terzini in proiezione offensiva non appena Lazio tirava indietro una pedina, con Johnson e Whymark a cambiare come due doppisti da finale di Wimbledon e con un centrocampo compatto e capace di una notevole forza d'urto.

La Lazio, una Lazio formato tre anni fa o edizione italo-inglese, non è mai stata in gioco. Ha guardato a lungo il viavai avversario sconcertata. Si è lasciata aggredire senza tentare nemmeno una pallida reazione. Gente esperta e che in Italia è portata alle stelle, si liberava del pallone, quasi fosse una bomba innescata. Solo nella ripresa, dopo il quattro a zero, ha sentito la frustata, ha cercato (invano e troppo tardi) di far qualcosa, di impostare un contropiede serio. Maestrelli, tentandole tutte, ha infilato anche D'Amico e Manservisi (togliendo Garlaschelli e Nanni) a mezz'ora scarsa dal termine. E la Lazio ha fatto vedere che, se avesse creduto un po’ più in sé stessa forse le cose sarebbero andate diversamente. I suoi venti minuti di chiusura sono stati discreti, con due rigori negati, dall'ineffabile signor Loow, arbitro infelice della partita.

Ma non si creda ad una Lazio defraudata dal direttore di gara. La squadra di Maestrelli ha rischiato ben altro passivo. Poteva segnare un paio di rigori, ma anche subirne altrettanti (i biancazzurri nelle retrovie non sono stati teneri e l’Ipswich nell'inventario della serata vanta un Johnson con quattro punti nelle parti basse). In ogni caso anche l'arbitro ha contribuito alla causa. E’ stato lui, infatti, a non fermare il gioco per un fallo su Chinaglia (e si è portato persino il fischietto in bocca) nell'azione del primo gol e, sempre lui, non si è accorto che Whymark ha spostato la sfera con una mano (in modo plateale) nell'azione dell'ultima marcatura.

Questo garantirà alla Lazio una giustificazione. Che, per quanto ha fatto oggi, non merita. Indubbiamente la squadra romana patisce certi avversari, certi schemi (i cross non li vede proprio), ma non si può ignorare la sua completa rinuncia all'iniziativa, rinuncia avvenuta dopo una vigilia di raccomandazioni. Se proprio si vuol cercare un palliativo, basta segnalare lo sfortunato viaggio e la tensione nervosa che ha condizionato un po’ tutti i biancoazzurri. Forse in questo è stato determinante l'arbitro. Con la sua “benevolenza” ha favorito il gioco duro e questo è stato un vantaggio per l’Ipswich che ha sette od otto marcantoni da quasi due metri l'uno.

Per Maestrelli, adesso, ci sarà da ricucire. Domenica con la Juve (che grazie al cielo non somiglia per nulla l’Ipswich) la Lazio dovrà riscattarsi. In Italia è capolista e, almeno lì, è bene che non si faccia mettere i piedi in testa.

La cronaca è tutto un assalto degli inglesi, ma stavolta bastano realmente i gol a chiarire tutto. 18’: Chinaglia subisce un fallo a metà campo, l’arbitro osserva, vorrebbe intervenire, ma lascia correre (caso da psicanalisi) e Lambert può crossare di precisione per Whymark che sale un metro buono oltre il più alto dei biancazzurri e sbatte la porta a fil di palo. Tre miracoli di Pulici in attesa del 2 a 0, che arriva al 44’: in pratica si tratta di un doppio infortunio, vittime Wilson (che sbuccia la palla su centro basso di Harper dalla sinistra) e Pulici (che sul tiro al volo di Whymark tocca e si fa sorprendere dallo strano effetto del rimbalzo). Terzo gol al 4’ della ripresa: Re Cecconi, all’altezza del corner sulla destra di Pulici, batte un fallo laterale per Petrelli che però si fa contrare da Harper; lancio di Harper per Lambert, già in area, passaggio di questi a Whymark e gol da due metri. La rete del 4 a 0 giunge al 19’: fa tutto Whymark, e quasi tutto con le mani; in area stoppa col pugno sinistro e tira con il piede destro. Naturalmente lo svedese Loow convalida.


La Stampa titola: “La Lazio va alla deriva (0 a 4) - In Inghilterra, sul campo dell’Ipswich Town - Praticamente impossibile la riscossa nel “ritorno” il 7 novembre - Tutte le reti segnate dalla mezzala Whymark - Gioco duro e grave contusione all'inguine per il centravanti Johnson”.

Ipswich - L'avventura della Lazio sul campo dell’Ipswich Town. per il secondo turno della Coppa UEFA, è finita con la squadra romana alla deriva, sotto il peso di un umiliante “cappotto”. I laziali, pur avendo mandato in campo la miglior formazione possibile, senza lasciarsi contagiare da prudenti idee di risparmio in vista del confronto di domenica prossima con la Juventus, hanno dovuto arrendersi per 0-4. Il risultato è pesante e sarà difficile, per non dire impossibile, rimediare nella gara di ritorno, in programma per il 7 novembre a Roma.

Non si può recriminare sul punteggio, anche se a nostro avviso il quarto gol è stato viziato da un evidente fallo di mano del realizzatore. Comunque, la superiorità degli inglesi sulla Lazio è stata netta, migliore il loro gioco; più dinamica la loro azione, più incisivo il loro attacco. Whymark, autore dai quattro gol, è indubbiamente un giocatore dl classe. Solo raramente Facco è riuscito a contrastare la sua azione, c’è potenza e stile nello stesso tempo. Il solo Whymark non basterebbe tuttavia a giustificare Il risultato. Le squadra dell'Ipswich e parsa completa, e bravo Lambert con suoi passaggi radenti e alti, e deciso Johnson, un centravanti che purtroppo (al 72’), dopo uno scontro con Facco e Wilson, ha dovuto abbandonare il campo. Il giocatore ha riportato una seria contusione nel basso ventre con lacerazione.

Gli inglesi, rispetto ai nostri, hanno confermato di avere una marcia in più con l'aggiunta di uno scatto che non è estro ma forza, è il frutto cioè di un duro o costante allenamento. Vantano inoltre una continuità sconcertante. Anche sul risultato di 3 a 0 e poi di 4 a 0 hanno macinato decine e decine di attacchi, sbagliando, per fortuna dei romani, i tiri finali,

I laziali probabilmente hanno pagato lo scotto di una collettiva inesperienza internazionale. Forse hanno anche sbagliato tattica. Partiti per costruire una difesa sul tre quarti di campo, i romani non cono riusciti mai o quasi mai a contrastare la prepotenza di gioco degli avversari. Né sono apparse azzeccate le marcature. Facco ha sofferto più del lecito nel controllo di Whymark; e poi che cosa faceva Petrelli all'ala sinistra? È parso un pesce fuor d'acqua permettendo a Harper di fare tutto quanto voleva.

È stata una Lazio in difficoltà di ritmo e di gioco. Sarebbe impietoso elencare qui gli errori visti. Abbiamo accennato poco fa all’inesperienza internazionale della squadra. Accettiamola come scusa per tutti, per i bravi e per i meno bravi Adesso (domani nel pomeriggio) si torna in Italia e domenica è in programma il difficile incontro con la Juventus a Torino. Sarà una Lazio che giocherà “di reazione”? Ma forse la reazione non basta. In questi giorni Maestrelli cercherà di curare le ferite dei suoi, ma sono ferite più morali che fisiche. Il risultato, del resto, si commenta da sé: ricuperare quattro gol nel retour match sarà un'impresa veramente ardua

Non fa freddo, anche se la serata è umida. Lo stadio è quasi pieno con trentamila spettatori. L’Ipswich è al completo, la Lazio invece presenta Petrelli all'ala sinistra confermando la fortunata tattica di Vicenza. Al fischio dell'arbitro svedese Loow, gli inglesi ai precipitano tutti all'attacco con foga e decisione. I pericoli per Pulici si moltiplicano, ed il portiere deve intervenire a volte da par suo. Al 7' su azione in forza, Lambert centra e Whymark calcia a rete, ma Pulici respinge di intuito. Le mischie si susseguono nell'area laziale. Le manovre degli inglesi non sono limpide ma c'è molta decisione nel loro gioco.

A forza di insistere l’Ipswich passa: si ripete l'azione di pochi minuti prima e Lambert centra e Whymark in elevazione batte Pulici: è il 16'. La pressione dei padroni di cosa continua È un vero assalto. Petrelli deve ricorrere a tutti i mezzi per frenare Lambert. Gli scontri si fanno duri, anche se nei limiti del regolamento. La pressante azione dei padroni di casa sì concretezza al 42' con il secondo gol: è Harper che lancia preciso per Whymark. Wilson “liscia” e Whymark lascia partire un tiro che sembra facile preda di Pulici. Il portiere si accartoccia per fermare, ma la palla viscida gli sfugge di mano e finisce in rete: sul due a zero al chiude il primo tempo.

Le speranza della Lazio ricevono un duro colpo al 47': l’Ipswich segna ancora con Whymark che devia in rete di sinistro un leggero cross dl Lambert. È il solito modulo, e la Lazio cade nella solita trappola. Viene anche il quarto poi al 61’: Whymark in un tackle con Wilson tocca la sfera con la mano, ma l'arbitro giudica il fallo involontario o lascia proseguire. Whymark tira forte a rete o batte Pulici per la quarta volta. Anche la sfortuna si accanisce contro la Lazio.

La partita ormai è decisa. Vengono effettuate alcune sostituzioni: al 68’ l’Ipswich manda negli spogliatoi Beattie e lo sostituisce con Hammond; dal canto suo la Lazio fa due cambi: Manservisi sostituisce Nanni e D'Amico gioca all'ala destra al posto di Garlaschelli. Avviene il duro scontro tra Facco, Wilson e l'inglese Johnson; come abbiamo già accennato Johnson deve abbondonare il campo per una forte contusione al basso ventre.

Si continua con qualche accenno dl gioco duro. L'arbitro ammonisce prima Hammond o poi il laziale Oddi per falli di gioco. Si chiude sul quattro a zero: le speranze della Lazio di proseguire la Coppa UEFA sono veramente legate ad un filo. Hanno assistito all'incontro l’inviato speciale di Valcareggi Bearzot, e il commissario tecnico della nazionale inglese Sir Alt Ramsey. Rappresentava la Federazione italiana Gigi Peronace.

La Lazio parte domani pomeriggio in volo charter per Torino dove arriverà verso lo 17,30. Prenderà alloggio in un albergo nei pressi della città, in attesa dell'incontro di domenica con la Juventus.


Il Tempo titola: “Lazio a picco – Dominio inglese, ma punteggio severo: due dei quattro gol segnati da Whymark viziati da falli precedenti – Arbitraggio a senso unico”.

Alla dura legge del “Portman Road Stadium” si è dovuta inchinare anche la Lazio, come era accaduto il 19 settembre al Real Madrid di Netzer (ma allora gli spagnoli furono sconfitti con il minimo scarto). Può darsi, e ce l’auguriamo fervidamente, che al ritorno di questo secondo turno della Coppa UEFA in programma all’Olimpico il 7 novembre, i biancazzurri possano riscattarsi almeno sul piano tecnico, comunque è un dato di fatto che i blu di Robson (la società lo ha confermato sulla parola per dieci anni proprio ieri, sempre che non intervenga la Federazione inglese per affidare al bravo tecnico la guida della Nazionale) costituiscono un complesso di tutto rispetto, combattivo e veloce che per vincere l’odierno confronto, non avrebbe avuto bisogno pure dell’aiuto dell’arbitro.

Ai giocatori dell’Ipswich non si deve certo chiedere di passare la palla al compagno smarcato, dal momento che rispettano le disposizioni impegnandosi a manovrare in continuazione la sfera di cuoio. Stasera si sono difesi a zona per neutralizzare le sporadiche azioni offensive dei biancazzurri e hanno giostrato con sveltezza a centrocampo, un reparto in grado di proporre a ritmo incessante il lavoro per le due punte, il coriaceo Johnson, che tuttavia Oddi è riuscito con una discreta prestazione a imbrigliare, e lo scatenato Whymark, al quale va il merito del vistoso successo conseguito. L’interno sinistro è un autentico castigamatti. Lo si trova stabilmente nel vivo dell’area di rigore, possiede un meraviglioso stacco di testa, tira di sinistro e di destro da ogni posizione.

Ha sbloccato fortunosamente il punteggio con una inimitabile zuccata poco dopo il quarto d’ora, ma la sua azione è stata favorita dall’arbitro che non ha inteso fischiare uno sgambetto di Beattie a Chinaglia, verificatosi al centro del campo. E nel proseguo dell’azione è nato il gol. Un grande Pulici gli ha negato dieci minuti dopo il raddoppio, che il nazionale under 23 ha tuttavia realizzato poco prima dello scadere del tempo, sia pure grazie ad un doppio svarione di Wilson (liscio davanti alla porta) e di Pulici che, stupendo in tre precedenti occasioni, si è lasciato beffare da un pallone tutt’altro che irresistibile.

All’avvio della ripresa, il ventiduenne atleta si è inserito di prepotenza in uno scambio per triplicare la segnatura da distanza ravvicinata e ancora quindici minuti più tardi per fare quaterna, per la seconda volta in virtù di un madornale sbaglio del gigantesco svedese Loow, il quale non rilevava un nettissimo fallo di mano commesso dal pur bravo cannoniere. L’arbitro sbagliava di nuovo al 20’, quando chiudeva entrambi gli occhi per far finta di non aver visto un doppio fallo in area su Chinaglia ad opera di Beattie e Hunter, e al 30’ si ripeteva per non punire un atterramento di D'Amico scattato verso la rete da sinistra e giunto ormai a 7-8 metri dall’inoperoso portiere Best, impegnatosi soltanto per una uscita sui piedi di Garlaschelli al 10’ del primo tempo. L’asso dell’Ipswich ha realizzato pertanto tutti e quattro i gol. Una bella impresa, non c’è dubbio.

Dunque, la Lazio è finita a picco. Ad opera di una compagine apparsa superiore sotto qualsiasi punto di vista ed anche per mano del direttore di gara fazioso (a senso unico) nelle valutazioni e incapace di reprimere le durezze che avrebbero dovuto partorire alcune espulsioni. Loow, invece, se l’è cavata con due ammonizioni distribuite in parti uguali. Questo signore è meglio perderlo che trovarlo, e su tale giudizio nessuno può smentirci.

A parer nostro, la svolta decisiva dell’incontro si è avuta quando la Lazio ha incassato nel modo sopra accennato il secondo gol. Si è trattato, indipendentemente dal valore degli avversari in maglia blu, di una vera mazzata tra capo e collo. Una mazzata, comunque, che chiama in causa due elementi che quasi sempre (e uno, Pulici, pure stasera) hanno garantito alla squadra una sufficiente tranquillità difensiva.

Dopo il primo gol, la formazione di Maestrelli aveva mostrato buoni segni di ripresa quanto a tenuta dei singoli. Non parliamo, ovviamente, del complesso, giacché come inquadratura degna di un simile nome la Lazio ha compiuto poco assai. Si è trovata subito in difficoltà di fronte al gioco veloce dell’Ipswich e, crollato gradatamente il centrocampo, si è affidata alla retroguardia su cui è caduto l’intero peso della partita. Ed è andata come sapete. Si è sfaldata la difesa, l’arbitro ha errato gravemente in quattro circostanze (primo e quarto gol, due falli in area inglese non riscontrati) e adesso lo schieramento capitolino è quasi fuori dalla Coppa che aveva inseguito con un non dissimulato atteggiamento.

Quel “quasi” si riferisce ai miracoli che nel gioco del calcio di tanto in tanto accadono. Anni fa, nella Coppa delle Fiere, madre dell’attuale UEFA, il Napoli, forte di un 4 a 0 conseguito all’andata, si recò a Edimburgo in gita di piacere per sostenere la gara di ritorno. E i locali Hibernians dettero a Zoff forse il più grosso dispiacere della carriera, rifilandogli cinque gol e con essi l’eliminazione dell’undici partenopeo dalla competizione. Ma, a parer nostro, l’Ipswich verrà a Roma per dimostrare la bontà della sua inquadratura (come a Madrid) e non per scherzare.

I quattro gol. 18’: fallo di Beattie su Chinaglia a centrocampo non rilevato dall’arbitro, prosieguo dell’azione, cross perfetto di Lambert dalla sinistra e stacco meraviglioso di Whymark che sovrasta di oltre mezzo metro il suo diretto antagonista Facco e insacca di testa a fil di palo. 42’: azione Viljoen-Harper con cross per Whymark; Wilson manca clamorosamente l’intervento di piede, la palla finisce a Whymark che calcia in porta: il cuoio picchia davanti a Pulici già in tuffo, lo sfiora e, scavalcandolo, si adagia in reste. 48’: scambio Harper-Lambert con intervento finale di Whymark, che da due passi raccoglie e fulmina Pulici. 63’: Viljoen pesca Whymark un metro dentro l’area di rigore; il pallone, mal controllato, finisce sul braccio dell’interno sinistro blu; l’arbitro non interviene. Whymark ne approfitta per aggirare Facco e per concludere le marcature con un secco rasoterra.


Momento Sera titola: “Lazio bastonata in Inghilterra! - L'amara esperienza inglese degli uomini di Maestrelli (4-0). - I quattro gol, tutti segnati dall'interno sinistro Whymark - L'arbitro svedese lo ha comunque agevolato sensibilmente il compito dei padroni di casa”.

Ipswich - Questa volta purtroppo, aveva ragione Bob Lovati. Non avevano ragione però i giornali locali che alla vigilia avevano detto che un 4 a 0 sarebbe stato già un grosso risultato per la Lazio. Diciamo insomma che la sconfitta c'è tutta ma in proporzioni abbastanza dilatate, che questo 4 a 0 poteva essere benissimo un 3-1 se l'incredibile signor Loow, un dinoccolato svedese di circa due metri, avesse ravvisato l’evidentissimo fallo di mano che ha propiziato il quarto gol dello scatenato Whymark e se pochi minuti dopo avesse valutato nella giusta misura un fallo commesso in piena area inglese da Mills sul lanciato D'Amico.

Stabilite le giuste (o ingiuste) proporzioni di questa sconfitta, andremo a vedere come essa è scaturita e si è materializzata. La Lazio, forse per il fatto di poter contare sui 90 minuti di ritorno in programma all'Olimpico il 7 novembre, aveva affrontato questo incontro con la chiara (e teoricamente non errata) intenzione di limitare il più possibile i danni. Una tattica accorta, dunque, non un catenaccio (perché la Lazio non è in grado di farlo) che aveva consigliato l'inserimento di Petrelli all'estrema sinistra al posto di Manservisi. Con Oddi sul centravanti Johnson, con Facco su Whymark, protetti alle spalle da Wilson e da Pulici, Maestrelli contava di bloccare le “punte” avversarie ed impedire così il naturale sfogo al lavoro continuo che avrebbero fatto i centrocampisti inglesi, cioè le due estreme Hamilton e Lambert, l'interno Viljoen e il laterale Morris, affidati rispettivamente alle cure (dimostratesi in verità sin dall'inizio poco assidue) di Martini, Petrelli, Frustalupi e Re Cecconi. Davanti, a far da guastatori, Chinaglia e Garlaschelli (controllati da Beattie e Harper) ai quali dava scarsissimo aiuto Nanni, schierato da Maestrelli in posizione molto avanzata per tenere a freno il “Nazionale” Mills, il quale abbandonava ben presto a sè stesso il laziale per prodursi nelle temute ed efficacissime proiezioni offensive sulle fasce laterali dalle quali sortivano pericolosi “cross”.

Così impostata la partita (francamente, l'unica variante poteva riguardare un inserimento di Manservisi al posto di Nanni) l'equilibrio delle forze si sarebbe potuto ristabilire soltanto con una grande prova dei vari Martini, Re Cecconi, Petrelli (la offriva su livelli apprezzabili e senza pause il solo Martini), accompagnata da una ferrea guardia di Oddi e Facco alle due punte inglesi. I centrocampisti bianco-azzurri, invece, iniziavano sottotono e praticamente proseguivano su questa falsa riga fino al terzo gol: Re Cecconi stentava a trovare la posizione, Frustalupi la giusta misura nella creazione della manovra di rilancio, Petrelli ambedue: ne nasceva così una evidente disparità nella zona nevralgica del campo alla quale veniva a dare concretezza lo scatenato Whymark, che si ergeva a mattatore dell'incontro.

Ventidue anni, biondo, fisico asciuttissimo, alto ma non troppo, Trevor Whymark, genuino prodotto del calcio locale, nato e cresciuto con la maglia bianco-blue dell'Ipswich (che ha tolto solo per indossare la maglia bianca della nazionale “Under 23”) diventava, dicevamo, l'autentico protagonista della partita. All'8’ ci voleva una prodezza di Pulici per tirare fuori dall'angolo destro un pallone fortissimo partito dalla sua testa; al 10’ era Oddi a sventare la minaccia togliendo alla brava dai piedi di Johnson una palla gol appoggiata sempre di testa da Whymark, al 17’ nessuno poteva nulla contro l'incornata magnifica in girata, che mandava la palla a insaccarsi a fil di palo. E a poco valeva recriminare sul fatto che l'azione iniziale era viziata: l'arbitro era dalla parte degli inglesi come i guardalinee, che gli tenevano furbescamente bottone.

Da quel momento si capiva che per la Lazio sarebbe stata una serata decisamente negativa., lo si cominciava a pensare allo scadere del tempo, quando ancora Whymark batteva a rete dal dischetto del rigore (dopo un mancato intervento di Wilson) e Pulici si lasciava carambolare tra le mani il pallone, che aveva preso uno stranissimo effetto dopo aver picchiato in terra a due palmi dal bravissimo portiere biancoazzurro, già disteso in tuffo sulla traiettoria.

Era la svolta decisiva. Alla ripresa delle ostilità, infatti, l’Ipswich passava ancora. Wiljoen scattava sulla sinistra, seminando Re Cecconi, escono dall'area Wilson e Facco incontro all'interno inglese: rimpallo sfortunato per i due biancoazzurri e palla sulla linea dell'area di porta. Fra Pulici e il solito Whymark, è più lesto l'inglese e con un tocco di precisione mette la palla a mezza altezza, a filo del palo alla destra di Pulici.

Tre a zero (o meglio 0 a 3) e a questo punto, quando non c'è nulla da perdere se non l'onore, esce fuori la Lazio… quasi vera. Re Cecconi comincia a correre in lungo e in largo e a contrastare alla sua maniera; Frustalupi, ritrova idee e precisione; Chinaglia ritorna fino alla propria area di rigore per dare il via alla controffensiva; Martini scorrazza per il campo alla sua maniera; Petrelli abbandona al suo destino Lambert (tanto non era mai riuscito ad arginarlo a dovere) e si proietta in avanti; Wilson lascia Oddi (bravissimo, forse il migliore in campo) e Facco (sempre più terrorizzato da questo Whymark) prende a fluidificare per appoggiare la manovra disperata alla ricerca del gol “che vale doppio”, ma è troppo tardi.

Ed ecco la beffa atroce, drammatica, quasi certamente irreparabile. È il 62’: Wiljoen avanza in verticale sulla trequarti campo e spara un tiraccio da una venticinquina di metri. Il pallone fila verso Facco e Whymark piazzati appena dentro l'area, picchia sul braccio dell'inglese e praticamente viene stoppato dinanzi ai suoi piedi; Trevor è prontissimo a gettarcisi sopra e a spararlo violento e preciso, nell'angolo basso alla destra di Pulici e a nulla valgono le giustissime proteste dei biancoazzurri.

Quattro a zero: a questo punto un gol urge come il pane, altrimenti la partita di Roma non ha più senso. Maestrelli gioca due carte nuove: Manservisi e D'Amico immessi al 66’ al posto di Nanni e Garlaschelli. Dall'altra parte, Robson manda in campo Hammond al posto di Beattie. Il giovane D'Amico si dà da fare (mentre che Manservisi sia entrato non se ne accorge nessuno). Ma a quel punto ci pensa l'arbitro a mettere la parola fine, ignorando un fallo da rigore di Mills proprio sul ragazzo e quindi un fallo di Harper su Chinaglia (anche questo, a nostro avviso da rigore).

Ed è praticamente la fine, dopo che vengono ammoniti Oddi e Hammond per due brutti falli e dopo che Woods prende il posto di Johnson, colpito fortuitamente da Oddi tanto da dover abbandonare il campo in barella. È la fine. I ragazzi di Ipswich invadono il campo e molti vanno a stringersi attorno a Pulici, l’eroe sfortunato di questa partita che ha praticamente sbarrato alla Lazio la strada degli ottavi di finale di questa Coppa UEFA. Perché l’Ipswich, sia ben chiaro, non è il Novara e i miracoli avvengono una volta ogni tanto, non sempre e quando occorre.


Paese Sera titola: “L’Ipswich? Meglio Barbé. Il mercoledì nero della Lazio: multa-record e quattro gol. - Doccia inglese per i biancoazzurri: poco prima della partita hanno saputo che il giudice della Lega aveva respinto il reclamo della Sampdoria, poi in campo si sono trovati di fronte a uno scatenato attaccante (il mezzo sinistro Whymark) che ha infilato quattro palloni alle spalle di Pulici”.

Ipswich - Nella verde valle della contea di Suffolk, la Lazio patisce una delle più umilianti sconfitte della sua storia. Si incrociano, allo stadio di Ipswich gremito a festa e illuminato a giorno con riflettori di eccezionale potenza, due fattori tecnici e agonistici esattamente opposti: il valore assoluto della formazione inglese e una cocente “défaillance” d'ordine strategico e atletico della equipe romana. Scattanti, poderosi, continui, appaiono gli uomini di mister Bobby Robson, il quarantenne manager, che strappa, proprio alla vigilia di questa sfida per la Coppa UEFA, un contratto che da queste parti può considerarsi principesco, al ricchissimo presidente John Cobbold, produttore famoso di birra: 35 milioni a campionato per la durata di sette anni consecutivi. Nervosissimi, slegati, senza geometrie, senza idee in testa e muscoli guizzanti, si palesano gli uomini di Maestrelli, autore, mi dispiace dirlo, di un piano tattico disastroso.

Da queste considerazioni di partenza, appare logico e naturale, il successo britannico per 4 a 0. Si aggiungano due elementi che nulla hanno a che fare con il rapporto tecnico tra le due squadre, come la rabbia inglese, a tutti i livelli, di club prima ancora che di nazionale, di riscattare la debacle mondiale di Wembley e i disagi sofferti dai nostri giocatori, nell’inconcepibile, tormentosa trasferta della vigilia, e il quadro della disfatta risulta completo.

Non ci sono mai stati dubbi, fin dalle prime battute, su quale delle due squadre avrebbe vinto l'incontro. Maestrelli aveva escogitato questo assurdo piano tattico: bloccare qualsiasi avversario, fosse difensore o attaccante, senza curarsi di allestire una manovra non dico di attacco, ma almeno di contropiede. Nanni montava la guardia a Mills, terzino destro; Re Cecconi e Frustalupi prendevano in consegna a Viljoen e Beattie, l'interno di rifinitura e il mediano di spinta (che incurante se ne andava a controllare Chinaglia e a rilanciare da par suo, indisturbato). Facco montava la guardia a Whymark, con il risultato di consentirgli tutte e quattro le marcature. Petrelli veniva subito dirottato quale terzino puro su Lambert, Martini su Hamilton, Oddi su Johnson, mentre Wilson doveva chiudere i varchi e solo Garlaschelli provocare danni alla difesa rivale con profetiche scorribande.

Conseguenza di siffatta strategia era quella di consegnare agli inglesi dappertutto il gioco; ad ogni contrasto vinto dagli uomini in casacca blu-mare, corrispondeva un attacco pericoloso; ad ogni scontro, raramente vittorioso, per la Lazio subentrava l'immancabile replica, perché c'era sempre un uomo pronto al rilancio, perdendosi nel vuoto il passaggio del biancazzurro. Ben preparato da Robson, l’Ipswich si attendeva una simile condotta strategica, consuetudinaria per le squadre italiane quando agiscono da queste parti. Il tecnico, che fu pilastro della nazionale inglese negli anni ‘60, aveva dato ordini categorici: correre a perdifiato, triangolare in velocità, magari a scapito della precisione, crossare dalle retrovie e dagli “out” per la testa di Whymark e di Johnson.

Impiegavano poco più di un quarto d'ora i giocatori locali ad andare in gol. La manovra era semplice, perfetta. Scendeva lungo l'asse sinistro del campo, Lambert, centrava per Whymark, che di testa realizzava, rendendo vano il disperato tuffo di Pulici. Correva il 17’. Appariva chiaro a chiunque che questo attaccante Whymark, di media statura, smilzo, rassomigliante al fuoriclasse olandese Crujff, aveva un gioco di elevazione semplicemente superbo. Più piccolo di Facco, adibito al suo controllo, lo lasciava in ogni salto di diverse spanne, colpiva con precisione, con potenza, ad effetto, impegnando severamente il biancazzurro.

Era tutto un assalto dei britannici, in una partita completamente a senso unico. Soltanto al 35’ di gioco la Lazio effettuava un tiro a rete, autore Frustalupi. La palla si perdeva lontanissima sul fondo. Al 43’ il raddoppio dell'Ipswich. Discesa di Viljoen, vanamente contrastato da Re Cecconi, tocco per Hunter, il terzino sinistro in prorompente avanzata, centro per Whymark, fatale “liscio” di Wilson, deviazione in corsa; Pulici è sul pallone, sembra bloccarlo o deviarlo, ma per lo straordinario effetto impresso alla sfera dal goleador inglese, subisce un inopinato e sconcertante gol.

Maestrelli, mi riferiscono in tribuna stampa, scuote a dovere ai suoi uomini negli spogliatoi. Non muta, però, lo schieramento strategico sul campo. E, puntualmente, appena i giocatori rientrano in campo - saranno trascorsi appena cento secondi - l’Ipswich segna il terzo gol. Lambert sulla sinistra scarta due volte Petrelli, lancia Whymark che tira con violenza inaudita, scrollandosi di dosso con estrema disinvoltura Facco, tramortito: tre a zero.

La Lazio non dà segno di saper reagire alla preponderante e violentissima offensiva inglese. Al 18’ Whymark suggella il suo meraviglioso poker, tra gli applausi scroscianti del pubblico, aggiustandosi il pallone con le mani, attraverso un fallo chiarissimo ma non ravvisato dal gigantesco arbitro svedese, e segna imparabilmente. Accanite, plateali, tali da far temere qualche espulsione sono le proteste di tutti i giocatori della Lazio, con Wilson e Frustalupi tra i giocatori che hanno i nervi più scoperti. Al 22’ Beattie, il fortissimo mediano sinistro, ripara in panchina per uno stiramento. Lo sostituisce Hammond.

Maestrelli, approfittando della pausa, nel tentativo di riparare i danni, di cercare almeno di alleviare i toni della sconfitta, fa entrare contemporaneamente Manservisi e D'Amico, rispettivamente al posto di Nanni e di Garlaschelli. L'innesto di uomini freschi dà l'impressione di produrre qualche vantaggio per la formazione italiana. Sarà soltanto un fuoco di paglia la sua offensiva. Al 34’, per un grave fallo dei difensori laziali, il centravanti Johnson è trasportato fuori campo in barella. Il referto sarà duro per gli inglesi: frattura della gamba sinistra. Entra la seconda riserva, Woods.

Gli inglesi nemmeno paghi dopo il quarto gol, forse per vendicare il loro compagno ferito, cercano ad ogni costo il quinto gol. Si accendono mischie furibonde, si registrano assalti all'arbitro, che fa fatica a separare i contendenti ed è costretto ad ammonire Oddi.

Della Lazio nessun giocatore merita la piena sufficienza, soltanto D'Amico, forse, e Oddi che ha cercato di opporsi come meglio poteva nella circostanza, con tanti vuoti davanti e dietro a lui, al passo del fortissimo forward Johnson. Facco ha penato a controllare il realizzatore multiplo della giornata ed ha lasciato il campo avvilito, umiliato. Martini, Wilson, Re Cecconi, Frustalupi: nessuno di questi elementi che dovevano costituire il fulcro del centrocampo, si è elevato al di sopra di un accettabile rendimento, almeno per quanto riguarda prestazioni in campo internazionale. Nanni ha fatto da comparsa e Maestrelli ha atteso perfino troppo per sostituirlo. Petrelli ha cercato di reagire alla maniera forte alla prepotente vitalità del suo diretto avversario. Garlaschelli, povera anima, si è dannato in qualche solitaria fuga. Chinaglia più di qualche colpo di tacco, qualche appoggio breve, e di un tiro potente a rete nel finale, nulla ha potuto, stretto nella inesorabile morsa Beattie-Hunter.