Domenica 15 gennaio 2017 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Atalanta 2-1

Da LazioWiki.

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15 gennaio 2017 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XX giornata - inizio ore 15.00


LAZIO: Marchetti, Bastos, de Vrij, Radu, Felipe Anderson (81' Wallace), Biglia, Parolo, Lulic, Milinkovic-Savic, Luis Alberto (55' Patric), Immobile (86' Djordjevic). A disposizione: Strakosha, Vargic, Basta, Hoedt, Lukaku, Murgia, Leitner, Kishna, Lombardi. Allenatore: S. Inzaghi.

ATALANTA: Berisha, Masiello, Caldara, Zukanovic (78' D'Alessandro), Conti, Konko (28' Grassi), Freuler, Spinazzola, Kurtic (74' Paloschi), Petagna, Gomez. A disposizione: Gollini, Mazzini, Toloi, Bastoni, Suagher, Melegoni, Migliaccio, Raimondi, Pesic. Allenatore: Gasperini.

Arbitro: Sig. Pairetto (Nichelino - TO) - Assistenti Sigg. Carbone e Peretti - Quarto uomo Sig. Vuoto - Assistenti d'area Sigg. Rocchi e Abbattista.

Marcatori: 21' Petagna, 46' Milinkovic-Savic, 68' Immobile (rig).

Note: espulso al 40' il tecnico biancoceleste Simome Inzaghi ed al 79' il tecnico orobico Gasperini. Ammonito al 21' Immobile e al 59' Lulic per proteste, al 43' Parolo, al 54' Conti, all'87' Biglia, all'88' Milinkovic, al 92' Grassi tutti per gioco falloso. Angoli: 6-3. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 10.000 circa.


Sergej Milinkovic-Savic
Foto Fotonotizia
Bastos e Felipe Anderson
Foto Fotonotizia
Ciro immobile
Foto LaPresse
Stefan Radu
Foto LaPresse
Wallace alla caccia del pallone
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Ciro Immobile trasforma il calcio di rigore assegnato ai biancocelesti
Foto LaPresse
Stefan de Vrij e Lucas Biglia
Foto Ansa
Stefan Radu
Foto Ansa
Filip Djordjevic, Sergej Milinkovic-Savic, Senad Lulic
Foto Fotonotizia
La formazione biancoceleste saluta la Curva Nord al termine della partita
Foto Ansa

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Sì, la Lazio fa sul serio. Si piega anche l’Atalanta. Petagna illude Gasperini, poi la rimonta con Milinkovic e Immobile. Inzaghi resta in zona Champions, ma la favola nerazzurra non è finita".

Continua la "rosea": Sì, il sogno Champions della Lazio può conti­nuare. Ma può, anzi deve proseguire anche il sogno europeo di un’Atalanta che, pur sconfitta, si conferma una delle realtà più belle del campionato. Perde, la banda Gasperini, ma solo perché cede alla distanza, stanca per il terzo impegno in otto giorni. E in ogni caso dopo aver giocato per un’ora abbondante alla pari della Lazio. Che alla lunga fa pesare il maggior tasso tecnico e un pizzico di malizia in più. E prende così tre punti che la proiettano sempre più in alto e che fanno di Inzaghi il tecnico con la media punti più alta della storia del club. Bella e tremendamente efficace la sua creatura, capace pure di vincere in rimonta, come mai le era capitato in questa stagione. Peccato solo che l’Olimpico resti vuoto (anche ieri meno di 20 mila le presenze). Promosse entrambe le squadre, insomma. E promossi soprattutto i loro allenatori, principali artefici dei rispettivi miracoli. Lo scontro diretto tra le due rivelazioni della Serie A si trasforma infatti nel braccio di ferro tra due tecnici preparatissimi. La loro è una partita a scacchi con continui cambi di spartito. A fine gara saranno tre per parte i moduli utilizzati, ciascuno con la sua logica e la sua efficacia. Sono talmente bravi Inzaghi e Gasperini che l’arbitro Pairetto pensa bene di mandarli via dal campo anzitempo (entrambi per proteste segnalate dal quarto uomo Vuoto, il laziale prima dell’intervallo, l'atalantino, che poi perde le staffe, a un quarto d’ora dal termine).

Ma le loro squadre giocano a memoria e se la cavano pure senza di loro. Inzaghi comincia con un inedito 3­-4­-2­-1 che complica non poco la vita all’Atalanta. Perché, mettendosi a specchio con gli avversari, i biancocelesti riescono a soffocare i consueti cambi di gioco dei nerazzurri. Che infatti nei primi venti minuti faticano a trovare il bandolo della matassa. Ma poi basta un lampo (Freuler che ruba palla a Radu a centrocampo, non c’è fallo sul romeno) per rivedere la turbo­-Atalanta dei giorni migliori. La Lazio non fa in tempo a capire cosa stia succedendo che Petagna ha già scaricato in rete la palla dell’1­-0 (per l’attaccante s’interrompe un digiuno che durava da tre mesi). Ma il progetto tattico di Inzaghi comunque regge perché impedisce ai Gasperini boys di prendere il largo, come successo a Verona col Chievo. Anzi la Lazio trova pure il pareggio, grazie al solito "terzo tempo" di Milinkovic su cross di Lulic quando le squadre stanno per andare al riposo. L’equilibrio di una gara che somiglia a un match di pugilato in cui i due contendenti se le danno restando sempre in piedi si spezza a metà ripresa. La Lazio mette la freccia grazie al rigore che Immobile, pescato in area da Milinkovic, si procura e trasforma.

Propedeutico al sorpasso è il primo cambio che Inzaghi (tramite il vice Farris) escogita. Fuori Luis Alberto e dentro Patric (che va quasi a uomo sul solito, incontenibile Gomez), ritorno al 4­-3­-3 e soprattutto Felipe Anderson (che anche da esterno di centrocampo non aveva demeritato) libero di sprigionare la sua fantasia negli ultimi trenta metri. Poi nel finale il tecnico laziale si cautelerà con un abbottonatissimo (il fine giustifica i mezzi...) 5­-4­-1 con Wallace al posto dello stesso Felipe. Le toppe che prova a mettere Gasperini non hanno lo stesso effetto. L’allenatore bergamasco inserisce Paloschi e D’Alessandro per passare prima al 3­-4­-1­-2 e poi al 4­-2­-3­-1. Ma la benzina è finita. Il viaggio dell’Atalanta, però, è destinato a continuare ancora a lungo. Come quello della Lazio.


Il Corriere dello Sport titola: "Che rimonta! E’ una Lazio da Champions. Milinkovic e Immobile rovesciano l’Atalanta, passata in vantaggio con Petagna, e centrano la 12ª vittoria".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: La Lazio è di ferro, Inzaghi è da record: 52 punti in 27 partite da quando ha preso il posto di Pioli. Era già l’allenatore con la media punti più alta (1,92) della gestione Lotito: battendo l’Atalanta è riuscito a superare anche Eriksson, il suo vecchio maestro ai tempi dello scudetto, estendendo il record alla classifica di tutti i tempi. Dietro ha messo persino Maestrelli e Mancini. Vittoria pesantissima perché realizzata in rimonta nel primo vero spareggio per l’Europa, continuando con lo stesso passo di Roma e Napoli e tenendo a distanza l’Inter, ora guidata dal suo precedessore a Formello. Vittoria limpida considerando il rigore negato da Pairetto sullo 0-0, il palo colpito da Luis Alberto, almeno sei o sette occasioni da gol fallite e quel poco concesso all’Atalanta. Appena 4 tiri tentati nei primi 45 minuti e solo con la Juve, dicono le statistiche, la squadra di Gasp aveva prodotto meno in questo campionato. E ben 21 conclusioni verso Berisha, record negativo per l’Atalanta che non subìva così tanto dall’ottobre 2015. Il segno tangibile dell’imprevedibilità e della forza offensiva espressa dalla Lazio: al netto di qualche affanno nel finale e di una fase centrale di partita in cui il centrocampo faticava a contenere il cambio di passo di Gomez, Spinazzola e Freuler, il risultato è meritato e sarebbe stato più rotondo se Milinkovic, con la porta spalancata da un colpo di tacco di Immobile, non avesse sparato il pallone in curva.

Il gigante serbo, però, è stato decisivo: ha avuto il merito di riequilibrare la partita con un bellissimo gol di testa a un soffio dall’intervallo, da un suo geniale lancio in profondità è nato il rigore del raddoppio firmato da Immobile. E’ stata una partita durissima, combattuta, piena di duelli. Inzaghi l’aveva preparata bene in relazione ai movimenti dell’Atalanta. Modulo inedito (3-4-2-1), Luis Alberto e Milinkovic a ridosso di Immobile, ma Felipe e Lulic sono partiti così alti e larghi che sembrava quasi 3-2-5. La Lazio pressava i tre difensori dell’Atalanta, Konko e Freuler erano costretti a giocare guardando Berisha, Conti e Spinazzola sulle fasce non riuscivano a girarsi per attaccare. Serviva, però, tantissima corsa e la squadra di Inzaghi è riuscita a tenere quel ritmo per venti minuti. Immobile ci ha provato da fuori, Masiello ha stoppato con la mano il cross di Felipe, Luis Alberto è andato vicino al gol colpendo il palo con la palla schiaffeggiata da Berisha. Al 21’, alla prima distrazione della Lazio, l’Atalanta ha colpito. Contrasto perso da Radu, percussione di Freuler, De Vrij è uscito, Bastos non l’ha protetto, Petagna ha stoppato e indovinato la botta nell’angolo. La partita, in quel momento, è cambiata. L’assetto studiato da Inzaghi era buono per contrastare l’Atalanta, meno per costruire, perché la squadra si è inevitabilmente allungata e davanti le rifiniture di Luis Alberto non bastavano a creare pericoli. Troppo statico lo spagnolo per una squadra abituata agli strappi di Keita e Felipe. Il senegalese è in Coppa d’Africa, il brasiliano era sacrificato sulla fascia. La Lazio ha avuto la forza di resistere e all’ultimo assalto, prima di rientrare negli spogliatoi, ha pareggiato con Milinkovic, salito in cielo sul cross di Lulic.

Inzaghi, che stava vedendo la partita in tv, è stato svelto a modificare assetto. Pairetto lo aveva espulso perché sorpreso con un piede fuori dall’area tecnica. Assurdo come poi sarebbe stato il rosso a Gasperini. L’Atalanta stava prendendo in pugno la partita, trascinata da Gomez, imprendibile a sinistra. Simone ha tolto Luis Alberto e ha inserito Patric: con il 4-3-3 la Lazio si è difesa meglio e ha cominciato a far girare palla, Milinkovic era di nuovo accanto a Biglia e Parolo, funzionava meglio la manovra. Un lancio in profondità del serbo ha innescato Immobile, atterrato da Berisha. Biglia ha lasciato l’incombenza del penalty a Ciro, che sotto gli occhi del ct Ventura ha timbrato il suo undicesimo gol stagionale. Mancavano più di venti minuti, la Lazio si è distesa e sono fioccate le occasioni, ispirate negli spazi da Felipe e Lulic con ripartenze letali. Gasp ha inserito Paloschi e D’Alessandro. Inzaghi si è coperto ed è tornato alla difesa a tre con Wallace richiamando il brasiliano (imbronciato), dopo il tris fallito da Milinkovic ha tolto anche Immobile nella speranza (mal riposta) che Djordjevic tenesse su palla. La Lazio negli ultimi minuti si è un po’ troppo schiacciata in difesa ma aveva ritrovato Biglia finalmente ai suoi livelli ed è arrivata un’altra vittoria, la dodicesima del campionato. Quella buona per costruire un ritorno da Champions.


Il Messaggero titola: "La Lazio gioca a scala 40. I biancocelesti in rimonta superano l’Atalanta grazie ai gol di Milinkovic e Immobile: la zona Champions è lì".

Prosegue il quotidiano romano: Importantissima. E’ questa la parola che corre di bocca in bocca nella pancia dell’Olimpico. La Lazio batte in rimonta per 2-1 l’Atalanta nel confronto diretto per l’Europa. E allora ecco spiegato quell’importantissima che rende ancor meglio se si ripensa a come è maturata questa vittoria. Questione di testa, quella che non ci mette Bastos quando lascia inspiegabilmente Petagna nel gol del vantaggio, quella che invece ci mette Milinkovic per pareggiare lo svantaggio. E anche quella che ci mette capitan Biglia, quando decide di lasciare il rigore che vale il successo ad Immobile. Tre punti che consolidano il quarto posto solitario a quota quaranta, solo Petkovic nel 2012-13 aveva fatto meglio conquistandone addirittura 42. Invariato il distacco dalla Roma e dal Napoli. Inzaghi sorride. Simone approccia la gara con un 3-4-2-1. La scelta non si rivela delle migliori visto, che nel primo tempo l’Atalanta gioca sicuramente meglio. I biancocelesti devono fare densità al centro e attaccare per vie laterali, ma i bergamaschi sono bravi a spostare l’azione sulle fasce dove hanno quasi sempre la meglio.

La Lazio è anche un po’ troppo leziosa e a volte svagata come in occasione del gol subito. Assurda la scelta di Bastos di lasciare la marcatura di Petagna. De Vrij dopo il gol è una furia contro il compagno. Anderson con questo modulo continua ad essere penalizzato, non riuscendo mai a rendere come sa fare lui. Anche Milinkovic parte in sordina non trovando mai la giusta collocazione tra le linee avversarie. Poi però esplode con la sua classe e fisicità. Accade cinque minuti dopo l’espulsione di Inzaghi. Il tecnico protesta e Pairetto tira fuori il rosso. Simone inscena un teatrino che carica la squadra. La reazione, come detto è immediata: Milinkovic sovrasta Zukanovic di testa e fa 1-1. Nella ripresa Inzaghi, dalla tribuna, pesca l’altro jolly. Passa alla difesa a 4, viste le difficoltà di Bastos, e inserisce il motorino Patric che risulterà decisivo anche nel finale di gara. L’Atalanta, complice anche la gara di Coppa Italia, perde di brillantezza. La Lazio invece cresce. Anderson è più libero di attaccare e in contropiede i biancocelesti mettono paura. Milinkovic lancia Immobile, che viene travolto in area da un goffo Berisha. Rigore sacrosanto che stavolta Biglia lascia calciare a Ciro. E’ il 2-1 definitivo. Ma non è tutto rose e fiori perché ancora una volta i biancocelesti hanno sofferto un po’ troppo nel finale di gara. Ancora una volta non hanno chiuso il match, complicandosi la vita.

E in questo ci ha messo del suo anche Inzaghi, togliendo Anderson ed Immobile e mandando in campo Wallace e Djordjevic. In alcuni frangenti la Lazio si è difesa addirittura a sei. Troppo schiacciati i biancocelesti hanno finito per regalare terreno all’Atalanta, non riuscendo più a ripartire in velocità come avrebbero voluto perché non avevano uomini di gamba. L’unico a riuscirci è stato Patric. Troppo spompati gli altri. Djordjevic deludente nella gestione delle palle. Sbavature che vanno corrette subito. Ma detto questo, la Lazio centra la terza vittoria interna consecutiva, che consolida la sua posizione in classifica e legittima le ambizioni da Champions League. La vetta s’inerpica e la Lazio in piedi sui pedali la scala senza paura, stupendo tutti ogni giorno di più.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Il fratello Pippo e papà Giancarlo erano a casa a Piacenza e soffrivano in silenzio (camere e televisori diversi), la compagna Gaia era in Monte Mario ed è scoppiata a piangere al gol di Milinkovic Savic, idolo del piccolo Lorenzo, figlio suo e di Simone, nascosto nella pancia dell’Olimpico. Dopo l’espulsione di Pairetto, Inzaghino non è salito in tribuna ma si è rinchiuso in una saletta tv vicina allo spogliatoio. Cecchi, l’allenatore in terza, faceva la staffetta con il vice Farris, che ha guidato la Lazio in panchina (anzi a bordo campo) dal quarantesimo del primo tempo. Alla fine Simone ha dedicato il successo ai suoi affetti più cari. "Gaia era felicissima, così come la mia famiglia che mi segue da Piacenza. Mi porto nel cuore la gente che era all’Olimpico, ci ha sostenuto dall’inizio alla fine. C’erano anche con il Crotone quando faceva davvero freddo, li ringrazio, abbiamo sofferto, ma sono queste le vittorie più belle. Si è vista una bellissima reazione della squadra: abbiamo cuore, grinta, carattere e voglia di vincere le partite". Il rosso lo ha addebitato a Pairetto e in buona parte a Vuoto, il quarto uomo. "Era prevenuto sia con me che con Gasperini. Già prima della partita non l’avevo visto sereno. Sono stato espulso perché avevo mezzo piede dentro, non volevo uscire dal campo per quel motivo. Al quarto uomo ho solo detto che un piede si può mettere in campo, può capitare, dispiace per me e per Gasperini che conosco ed è un gran signore".

Superba reazione. La Lazio, questa volta, ha vinto nella ripresa, ribaltando la tendenza. "Abbiamo mertitato anche se si era messa male. L’Atalanta sta benissimo e resta in corsa, abbiamo subito pochissimo, prendendo gol nell’unica vera occasione concessa. Siamo stati bravi a vincere una partita difficile. L’Atalanta ci ha fatto gol al primo tiro in porta. Non è facile rimontare quando vai sotto e trovi giocatori di gamba come quelli di Gasperini". La Lazio è in volo e chissà che adesso non tenti l’impresa con i campioni d’Italia. Simone ha regalato un titolo da sogno. "Prima dobbiamo pensare al Genoa, alla Coppa Italia ci tengo. Poi abbiamo il dovere di crederci, sono i campioni e per il momento allo Juventus Stadium hanno battuto tutti. Ma nel calcio ci sono sempre le prime volte". Felipe largo a destra non ha convinto. Parziale ammissione di Inzaghi. "Si può vedere e valutare sul brasiliano. Io sono soddisfatto anche della mia squadra nel primo tempo. Avevamo rischiato poco e costruito. Quando l'Atalanta ha messo la seconda punta dietro sono tornato a cinque. Felipe l'ho tolto perché mi sembrava stanco, potevo togliere lui o Lulic, ma avere una squadra abituata a cambiare in corsa è un vantaggio". Sul brasiliano ha allargato il concetto. "Non devo convincere nessuno dove giocare, guardo le sue grandi abilità. Ha grandi qualità Felipe, poi l’ho messo più avanti. Se leggo i numeri del tabellino vedo che la Lazio ha tirato di più con un rigore che manca, quello del tocco di mano di Masiello, e il palo di Luis Alberto. Non ricordo una parata di Marchetti, ne ha invece fatte diverse Berisha. Onore comunque all’Atalanta venuta a Roma a fare la partita". Inzaghi aspetta un rinforzo offensivo. "Davanti se qualcosa esce, qualcuno potrebbe arrivare. In difesa e a centrocampo siamo coperti".

Dodicesima vittoria in campionato. "Abbiamo fatto 40 punti in 20 partite, non penso che nessuno se l'aspettasse. Ma davanti corrono tutte, con rose più competitive della nostra. Il difficile arriva adesso". Simone, intanto, è l’allenatore con la media punti più alta della storia della Lazio. "Siamo stati bravi a reagire allo svantaggio e ribaltare il risultato. Al di là dei numeri e dei record, abbiamo vinto una partita importante contro una bella squadra. Possiamo rimanere in alto, le qualità ce l'abbiamo". Ha risolto un rigore di Immobile dopo l’errore di Biglia dagli undici metri contro il Crotone. "I rigoristi sono Immobile e Biglia, scelgono in totale autonomia: sono bravi entrambi, sbaglia solo chi tira. A volte capita di commettere un errore". Come è successo in difesa sul gol di Petagna. "Bastos è stato attirato da Gomez, è stata l'unica disattenzione". Ritrovato Biglia protagonista. "Non solo Lucas, anche centrocampisti e difensori hanno giocato bene. La squadra ha saputo sacrificarsi come avevo chiesto". E’ la Lazio di Inzaghi, number one.


Difesa a 3 o a 4? Il dilemma è sempre lo stesso. De Vrij non ha dubbi: "Mi piace giocare in tutti e due i modi. Ma nel primo tempo, con la difesa a 3, abbiamo avuto difficoltà. Con il modulo a 4 abbiamo fatto meglio". L’ha detto De Vrij, il ministro della difesa. L’hanno pensato in tanti ieri se non tutti. I difetti della difesa a 3 li ha smascherati Petagna con il suo gol. De Vrij ha spiegato com’è nato il patatrac: "Ho scelto di uscire in anticipo, giocando a 3 questo movimento è fondamentale. Bastos e Felipe sono andati su Gomez, Petagna è rimasto solo. Ognuno di noi doveva prendere un uomo e non era facile con quel sistema tattico. Peccato aver subito il gol, avremmo dovuto aspettare. Ma abbiamo reagito alla grande". De Vrij ha votato per la difesa a 4 perché a 3 "in alcune situazioni sei sempre in svantaggio, non è facile. Devi reagire ai movimenti degli attaccanti". De Vrij, da leader della difesa, ha detto la sua. Le decisioni spettano a Inzaghi, è un allenatore attento a tutto, parla con i suoi uomini, ascolta il parere di tutti, terrà in considerazione l’analisi dell’olandese. L’esame Atalanta è stato superato, i tre punti valgono doppiamente: "Era una partita importante - ha aggiunto De Vrij - perché l’Atalanta è una concorrente diretta. Gasperini ha una squadra fortissima, sta facendo benissimo. Sapevamo che sarebbe stata dura, abbiamo vinto meritatamente".

De Vrij è carico, ha voglia di giocare contro Genoa e Juventus. Inzaghi farà bene a concedergli un turno di riposo in Coppa Italia, il match contro i rossoblù è in programma dopodomani sera. De Vrij, simpaticamente, ha svelato la ricetta per rigenerarsi in tempi lampo: "Mangerò due banane, devo recuperare bene dopo una partita molto intensa, abbiamo corso molto ed è importante rigenerarsi mangiando bene". Prima il Genoa, poi la Juve, è una settimana lunga: "Ma noi siamo calciatori, ci piace giocare più di una volta a settimana. Mercoledì saremo pronti". Difesa a 3 o a 4? Inzaghi ha cambiato modulo inserendo Patric, s’è fatto trovare prontissimo. S’è occupato subito del Papu Gomez: "L’allenatore ci invia i video per studiare come gioca l’avversario. E’ difficile difendersi con uno come l’argentino, ma eravamo preparati". E’ stato Patric, in collaborazione con Lulic, a realizzare una delle azioni più belle del match, quel triangolo che ha generato il tacco di Immobile e il tiraccio di Milinkovic: "Milinkovic mi ha detto di aver colpito male a causa di un rimbalzo strano", ha svelato l’esterno spagnolo. Restano i tre punti, sono pesantissimi: "E’ stata una vittoria molto importante - ha sentenziato Patric - siamo contenti. Mi alleno per essere a disposizione, anche se poi devo andare in panchina. Sono felice perché Inzaghi mi ha sempre dato fiducia". Patric ha parlato con Keita prima del match con l’Atalanta, si sono sentiti al telefono: "Ho sentito Keita prima della partita, abbiamo parlato della Coppa d’Africa, gli ho fatto l’in bocca al lupo".

Keita ha esordito ieri contro la Tunisia. Patric ha telefonato anche a Cataldi, fresco di partenza: "L’ho sentito e ho fatto l’in bocca al lupo anche a lui. E’ un bravissimo ragazzo". Lo spagnolo è tra i gregari più preziosi, serve l’aiuto di tutti per strappare la qualificazione in Champions: "Abbiamo fiducia, siamo una squadra unita, per arrivare in alto dobbiamo vincere ogni partita senza pensare troppo alla Champions. Se continueremo così sicuramente arriveremo in alto". Patric è connazionale di Luis Alberto, non smette mai di sponsorizzarlo, crede in lui e assicura: "Luis Alberto è un grandissimo giocatore, l’ho conosciuto a Barcellona, ha tante potenzialità. Farà molto bene. Gli ho detto che deve stare tranquillo, ha fatto cose buone sia contro il Crotone, sia contro l’Atalanta". E’ una Lazio di palleggiatori e di stoccatori: "Quando dobbiamo giocare con palla alta abbiamo giocatori importanti come Milinkovic, quando bisogna giocare con palla a terra abbiamo Biglia. E’ bello avere soluzioni diverse".



Galleria di immagini sulle reti della gara
La rete del vantaggio atalantino
Sergej Milinkovic-Savic per la rete del pareggio biancoceleste
Ciro Immobile, su calcio di rigore, per il definitivo 2-1 biancoceleste



La formazione biancoceleste:
Lulic, de Vrij, Milinkovic-Savic, Immobile, Marchetti
Bastos, Radu, Parolo, Felipe Anderson, Biglia, Luis Alberto





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:



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