Domenica 25 febbraio 2001 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Verona 5-3

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25 febbraio 2001 - 2938 - Campionato di Serie A 2000/01 - XX giornata

LAZIO: Peruzzi (46' Marchegiani), Pancaro, Nesta, Fernando Couto, Favalli, Poborsky (72' Castroman), Simeone, Veron, Nedved, Salas (60' C.Lopez), Crespo. A disposizione: Negro, Mihajlovic, Baronio, S.Inzaghi. All. Zoff.

VERONA: Ferron, Laursen, Apolloni (60' Lanzaro), Gonnella, Oddo, G.Colucci, L.Colucci, Melis, Seric (46' Camoranesi), Gilardino (67' Cossato), Mutu. A disposizione: Doardo, Franceschetti, Italiano, Adailton. Allenatore: Perotti.

Arbitro: Sig. Collina (Viareggio).

Marcatori: 14' Poborsky, 40' Crespo, 48' Camoranesi, 50' Nedved, 64' Gilardino, 76' Crespo, 84' M.Cossato, 90' Crespo.

Note: espulso Melis al 52'. Ammoniti Melis, Lanzaro, L.Colucci. Recuperi: 2' p.t, 3' s.t.

Spettatori: 45.000 circa.


Karel Poborsky scocca il tiro del vantaggio biancoceleste
Hernan Crespo realizza la rete del 2-0
Camoranesi accorcia le distanze
Pavel Nedved realizza il 3-1
Gilardino realizza il 3-2
Hernan Crespo e la doppietta del 4-2
Cossato riavvicina gli scaligeri
Hernan Crespo sigla il definitivo 5-3

Vincere segnando cinque gol e sentirsi ugualmente malinconici. Tocca anche questo, al popolo laziale fatalmente legato alle fortune proprie e alle (sognate) sfortune altrui. Non basta seppellire di reti il Verona, che peraltro ne ha infilate a sua volta tre nella porta del frastornato Marchegiani. Se la Roma continua a marciare come un carrarmato, almeno un pizzico di frustrazione è inevitabile. Ha dovuto ammetterlo alla fine un Dino Zoff ancora meno allegro del solito, a dispetto del 19° punto conquistato sui ventitrè a disposizione nella sua nuova stagione in panchina. Con questo rendimento speravo di recuperare più terreno. Ma oltre a vincere, che altro possiamo fare?". Niente: continuare. Possibilmente sotto la spinta del talento di Veron, per un'ora e mezza autentica "strega" di un centrocampo orfano dell'unico interditore (Dino Baggio) e quindi doppiamente legato alle invenzioni del funambolo argentino. Quando il suo fosforo accende il match, la Lazio è sempre una chiccheria.

E a maggior ragione lo è stata ieri, nel primo tempo impreziosito anche dagli incontenibili arrembaggi di Favalli, dalla vena di Poborsky] (un gioiello, l'esterno destro avvia-goleada al 13', primo centro personale in biancoceleste), di Nedved e del tandem Salas-Crespo (autore quest'ultimo del 2-0 al 39', antipasto della sua splendida tripletta). Formidabile sulle corsie esterne e nei terminali offensivi, la Lazio ha dato per tre quarti d'ora la sensazione di poter scherzare un Verona sempre a digiuno di vittorie esterne (8 sconfitte e 3 pari) e notoriamente afflitto da una difesa da Sant'Uffizio. Con la cinquina di ieri, sono 38 i gol subìti da Ferron e soci: nessuno in A ha fatto di peggio. I biancocelesti per la verità hanno provato a tirare un po' su la sconnessa truppa di Perotti, con una ripresa a dir poco distratta. Se in Italia è sempre un'impresa fare cinque gol, non lo è da meno subirne tre dal Verona, che ne aveva segnati otto in dieci viaggi fuori porta e s'è ritrovato presto ridotto in inferiorità numerica (Melis, già ammonito, espulso al 7' per non aver rispettato la distanza su una punizione a metà campo) per la deprecabile pignoleria di Collina. A favorire la prodezza a rovescio, in ordine sparso, il pomeriggio di raro stordimento di Marchegiani, subentrato a Peruzzi (problemi muscolari alla gamba destra: stop di 3-4 settimane), la forma non impeccabile dei difensori, la già citata assenza del frangiflutti-Baggio, la rabbia dei veronesi (buoni gli inserimenti di Camoranesi e Cossato), il generale rilassamento sofferto sul 2-0.

Rilassamento che è sembrato ad un tratto contagiare lo stesso pubblico, più concentrato sulle altre partite (ovazioni per i gol di Beppe Signori, cori ironici per il crac di Batistuta e addirittura per l'arbitro Garcia Aranda), che non su quella in corso all'Olimpico. A evitare che il piccolo Verona ingigantisse in una rimonta folle, hanno provveduto ancora la classe di Veron, un guizzo di Nedved per il 3-1 e soprattutto la fame di Hernan Crespo, che con un altri due gol - 10 nella fortunata gestione-Zoff - è riuscito ad agguantare il nemico Batistuta a quota 14 nell'hit-parade dei bomber. Ma la Roma resta lontana.

Fonte: Corriere della Sera