Sabato 10 maggio 2003 - Bologna, stadio Renato Dall'Ara - Bologna-Lazio 0-2

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10 maggio 2003 - 3050 - Campionato di Serie A 2002/03 - XXXII giornata

BOLOGNA: Pagliuca, Zaccardo, Paramatti, Castellini, Vanoli, Nervo (59' Frara), Olive, Amoroso, Bellucci (76' Meghni), Signori, Locatelli (63' Della Rocca). A disposizione: Coppola, Terzi, Smit, L.Colucci. Allenatore: Guidolin.

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Fernando Couto, Stam, Favalli, Castroman (87' Giannichedda), Liverani, Stankovic, Cesar (73' Simeone), S.Inzaghi (63' Corradi), C.Lopez. A disposizione: Marchegiani, Pancaro, Fiore, Chiesa. Allenatore: Mancini.

Arbitro: Sig. Paparesta (Bari).

Marcatori: 45' S.Inzaghi (rig), 59' Favalli.

Note: ammoniti Bellucci e Stankovic per gioco scorretto. Calci d'angolo: 4-9. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: paganti 4.000 per un incasso di 86.904 euro, abbonati 17.069 per una quota di 275.180 euro.


Il biglietto della gara
Il rigore trasformato da Inzaghi
Simone Inzaghi in azione

La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio viaggia in quarta. Gli uomini di Mancini imbrigliano il Bologna, poi colpiscono con Inzaghino e Favalli: ora la Champions è vicina. Simone Inzaghi si procura un rigore attirando in un tranello l'esperto Paramatti".

Continua la "rosea": Inzaghi fa la cosa furba, Paramatti ci casca e la Lazio mette le basi per tenere a distanza il Chievo e mettere il sale sulla coda del Milan. A costo di far infuriare Guidolin, diremmo che è soltanto un dettaglio. Il tecnico fatica a contenere la rabbia per quel rigore fischiato da Paparesta: severo, questo sì, ma non così discutibile. Casomai dovrebbe chiedere a Paramatti, che gioca a pallone da un centinaio d'anni, come si fa, conoscendo pure il vizietto dei fratelli del gol, a cadere nella trappola del "mi tieni tu allora ti tengo anch'io", in mezzo all'area. E poi a mettergli le mani al collo quando Inzaghino molla la presa e così può cadere felice. Ma, appunto, è soltanto un dettaglio. La Lazio ha giocato al gatto col topo con questo Bologna. All'alba della gara lo studia, mette allo scoperto la sua pochezza e a un certo punto decide: adesso cominciamo noi. Inzaghi approfitta dell'ingenuità di Paramatti al minuto 45, quando è già un quarto d'ora che Stankovic e soci stanno prendendo a pallonate Pagliuca. Di vedono duelli che un arbitro di pugilato fermerebbe anzitempo per manifesta inferiorità: Stankovic-Olive, Lopez-Zaccardo, Castroman-Vanoli. Per non dire del gioco.

Al Bologna dice male da subito, quando perde Nervo per una contrattura, ma anche questo è un dettaglio. E fa il paio con la Lazio, che lascia in tribuna un Mihajlovic che continua a farsi male nel preriscaldamento. Guidolin, che non ha Cruz, sceglie un 4-4-1-1, con Locatelli e Signori a scambiarsi il ruolo di prima punta. I due non danno punti di riferimento a Stam e soci ma chi fa da riferimento là davanti per il Bologna quando deve entrare in area? Ci sarebbe Della Rocca ma il tecnico lo inserisce soltanto quando va sotto. Sciocchezza anche questa: dopo mezzora di generosi tentativi, dai quali spicca un tiro da 20 metri di Signori deviato da Peruzzi in angolo, si capisce che c'è poco da fare. Locatelli sembra in vena ma si spegne presto, Amoroso si danna l'anima per impostare uno straccio d'azione ma non trova collaborazione. E sui tentativi dalle fasce è meglio sorvolare, tranne quando Bellucci, il più vivace, prova ad aprire brecce nell'impeccabile mosaico biancazzurro. Così i padroni di casa cominciano a rinculare, oppressi dalle volate di un Lopez incontenibile e dalla potenza di Stankovic, assoluto padrone del centrocampo. Se la Lazio ha un difetto, è quello di essere poco precisa nei momenti decisivi. Dopo una decina di tiri più o meno pericolosi però, ecco che ci pensa Inzaghi. Nella ripresa il solito Beppe-gol illude la platea emiliana. Punizione toccata da Olive (l'unica cosa buona che fa) al minuto 2, e beffardo palo esterno.

E', in pratica, il canto del cigno rossoblù. Resta la generosità, la testardaggine di qualche giocatore, ma latitano le idee. Il Bologna tenta con i cross e si scontra una volta con Couto, un'altra con quel muro umano di Stam, un'altra ancora con la propria imprecisione. E si scopre al contropiede micidiale. La scena del raddoppio, al minuto 14, è impietosa: Lopez scatta quasi dalla sua area, brucia il centrocampo e si trova una prateria davanti. Mentre Zaccardo sembra un vecchio nel rincorrerlo invano, sulla destra Cesar e Favalli seguono l'azione. Castellini è l'unico guardiano rimasto e, una volta capito che il compagno è perso nella scia, è costretto a chiudere. L'argentino supera pure lui e mette al centro, Favalli corregge e ringrazia. Manca mezzora ma la partita è già finita: i cambi non portano a nulla, aleggia un imbarazzante senso d'impotenza nello stadio. Se c'è una squadra che va vicino al gol è ancora la Lazio, con un pallonetto di Stankovic deviato. Non c'è niente da capire: la Lazio è di un'altra categoria, con buona pace di Inzaghino e Paramatti.