Sabato 31 agosto 2002 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 2-2

Da LazioWiki.

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31 agosto 2002 - Amichevole pre-campionato 2002/03

LAZIO: Peruzzi (61' Marchegiani), Oddo (46' Pancaro), Stam (57' Mihajlovic), Couto (46' Negro), Sorin (46' Favalli), Fiore, Simeone, Liverani (46' Giannichedda), Manfredini (46' Stankovic, 84' Cesar), C.Lopez, S.Inzaghi (70' Castroman). A disposizione: D.Baggio, Gottardi. Allenatore: Mancini.

JUVENTUS: Buffon (34' Chimenti), Thuram, Iuliano (68' Fresi), Ferrara (46' Montero), Moretti (46' Birindelli), Camoranesi (79' Paro), Tacchinardi, Baiocco (61' Davids), Nedved, Del Piero, Zalayeta (61' Zenoni). A disposizione: Palladino. Allenatore: Lippi.

Arbitro: Sig. Collina (Viareggio).

Marcatori: 3' Fiore, 7' C.Lopez, 38' Moretti, 70' Nedved

Note: ammoniti Liverani (30'), Simeone (43') e Giannichedda (73'). Angoli 7-4 per la Juve.

Spettatori: 40.000 circa.

Il biglietto della gara

La Gazzetta dello Sport titola: "Più Lazio che Juve. E' l'ex Nedved a dare il pari ai bianconeri, ma in campo hanno guidato i biancocelesti. Fiore molto ispirato, Liverani direttore d'orchestra. Splendido il gol di Lopez.

Continua la "rosea": Due ex tirano l'altro. Hernàn Crespo e Alessandro Nesta non hanno avuto neanche il tempo di salutare, sono già passato prossimo, ma intanto l'Olimpico rivede un altro amico dei tempi andati: Pavel Nedved. E' lui a pareggiare i conti alla fine di una serata in cui, nonostante tutto, c'è più Lazio che Juve. Un 2-2 che chiude un incontro condito da umori imprevisti perché si gioca in uno stadio che almeno apparentemente non si strappa i capelli nonostante le ferite della giornata. Anche se, alla fine della serata, sarà reso noto il bilancio dei danni compiuti in diversi uffici nel ventre della curva nord. Quanto al campo, Mancini che non cambia l'abito neanche davanti alla Juve fresca di vittoria di Supercoppa: viva le fasce, Liverani direttore d'orchestra che si vede quando c'è e quando non c'è (come nella ripresa in cui il pallone gira molto di meno), pallone a terra, Fiore ispiratissimo almeno nel primo tempo. Per contro è la Juve a cominciare un po' distratta: all'inizio si mette a pancia all'aria e pare aspettare che la serata passi anche perché ci sono tante cose da mettere a posto e un benvenuto da preparare per bene. Benvenuto che è in tribuna e che ha il nome e il cognome di Marco Di Vaio. Nedved, invece, metà fischi e metà applausi dai suoi tifosi di una volta, è il più frizzante con Del Piero.

E sono proprio loro a decretare il pareggio: punizione e incursione di testa su cui il ceco ruba il tempo a Marchegiani. La Juve è efficace tra la fine del primo tempo e l'inizio della ripresa in cui anche la difesa riesce a raddrizzarsi un po' dopo un inizio affannato. Un po' come il giovane Moretti, che gioca in casa almeno per due terzi visto che è romano e che una volta stravedeva per la Lazio e soprattutto per un certo Alessandro Nesta. Nesta che non c'è più. Forse è per questo che quando c'è da colpire di testa sulla traiettoria disegnata da Del Piero, non si fa ripetere l'invito. La partita comunque è bella e si va a casa con un paio di occasioni gol ancora negli occhi che avrebbero potuto rompere il pareggio: prima un tiro violento di Zenoni respinto da Marchegiani e poi un colpo di testa di Simeone (corsi e ricorsi, ma non siamo al Delle Alpi e non è in palio lo scudetto) neutralizzato da Chimenti. A proposito di gol, stavolta realizzati e non mancati: la cosa più bella della serata è il secondo della Lazio. E' come il disegno di un trapezio sulla destra: Liverani per Inzaghi, poi Simeone e quindi Claudio Lopez che sfoggia un sinistro su cui Buffon può solo arrendersi. Il portiere, invece, qualche colpa ce l'ha sul primo gol subìto, opera di un'azione personale di Crespo, pardon Fiore: tiro insidioso, ma il portiere azzurro arriva male sulla palla e incassa. Della Lazio del primo tempo, la migliore, piacciono anche i movimenti di Manfredini: è lui ad avere il doppio ruolo di angelo custode di Liverani per poi promuovere gioco sulla fascia.

Nella ripresa, viceversa, Mancini ci mette un po' per trovare un nuovo assetto: c'è meno ordine anche se almeno tre volte - colpo di testa di Stankovic suggerito da Mihajlovic, tiraccio velenoso di Favalli e punizione (quasi) come ai bei tempi dello stesso Mihajlovic - la Lazio arriva vicino al gol prima di subire il pareggio e della volata finale. La Juve non impressiona. Però la sua concretezza è là, messa in mostra da Nedved, ma anche da una specie di lenta avanzata che riequilibra la partita senza fare niente di trascendentale, ma sprecando poco. Anche lo stesso Camoranesi, piuttosto a disagio all'inizio, si fa vedere di più nella ripresa. Nel finale, a partita conclusa, c'è ancora qualcos'altro da raccontare. Da una parte il gruppone dei distinti juventini, che vista la presenza di Collina e della Lazio in un colpo solo, strilla un "a Perugia c'è il sole", come dire che i tempi sono cambiati rispetto allo scudetto del 2000; dall'altra la Lazio che effettua il defaticamento in campo, tra gli applausi di uno stadio che evidentemente ha voglia di voltare pagina.


Devastazione e saccheggio. Un vero e proprio raid contro gli uffici delle federazioni del Coni che ha provocato danni per 200 mila euro. Le porte sono state sfondate usando come ariete una statua di bronzo, mobili e archivi sono stati dati alle fiamme e i rubinetti sono stati lasciati aperti per provocare un allagamento. All'esterno dello stadio, due auto incendiate, 3 tifosi juventini accoltellati. Altri teppisti sono stati denunciati a piede libero, 30 persone sarebbero state identificate.

Fonte: La Repubblica